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Visualizzazione dei post da settembre, 2025

Venezia FC: Rassegna stampa del 30 settembre 2025

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1.3 la battaglia, 12 Maggio 1917

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Alle ore 4,30 comincia l’azione dell’artiglieria da Auzza al Vipacco, con brevi interruzioni per accertare l’esito del fuoco sui reticolati e sulle linee austriache; il martellamento prosegue con vigore per ben due giornate, provocando anche una vivace reazione del nemico. Secondo la Relazione Uffi ciale italiana: “il tiro della nostra artiglieria, per quanto preciso ed effi cace, non era tuttavia suffi ciente a demolire le ampie e sicure caverne retrostanti alla prima linea, nella quale l’avversario era rimasto riparato durante la preparazione del - 11 - fuoco di distruzione, per uscirne all’atto in cui le nostre truppe si accingevano ad avanzare”.5 Presso il II Corpo avviene il “siluramento” del comandante titolare, gen. Garioni, giudicato “indeciso e sfi duciato” da Capello e sostituito quindi dal gen. Badoglio. 14 maggio 1917 Alle ore 12.00 scattano da Plava le fanterie del II corpo (3° e 60° divisione) 14 maggio 1917 Alle ore 12.00 scattano da Plava le fanterie del II corpo (3° ...

La Peste Antonina

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La peste antonina colpì duramente l’impero romano a partire dal 166 d.C., dopo che le legioni romane contrassero il morbo durante la vittoriosa campagna militare contro i Seleucidi, contagiando inconsapevolmente  gran parte della popolazione al loro rientro in patria. LA PESTE ANTONINA, ANTEFATTI E STORIA: Nei primi anni del II secolo d.C., l’impero romano raggiunse il punto di sua massima espansione, sotto la guida di Traiano, ma pochi decenni dopo, durante il seppur positivo regno dell’imperatore Marco Aurelio, una tremenda epidemia minò le fondamenta e la solidità dell’impero. La peste Antonina, chiamata così dal patronimico della gens imperiale, divampò all’improvviso, decimando la popolazione e provocando grande penuria di uomini da utilizzare nel lavoro nei campi e per l’arruolamento nell’esercito. La peste antonina fu probabilmente l’epidemia peggiore di tutta la storia antica, arrivando a decimare in alcuni centri, la popolazione addirittura del 93 %, nella sola città di Ro...

Mosse vincenti

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Toda dichiarò con forza: «Più duro è il colpo inferto al leone, più forte e fiero questi diventa! Siate re leoni, emettete un possente ruggito che sia udito da tutti. La fede, in parole semplici, significa decidere. Ogni volta che decidete, decidete di vincere! Anche se al momento può sembrare che tu stia subendo una perdita, se insisti con fede risoluta, alla fine riuscirai a recuperare dieci o venti volte quella perdita. Questo è il principio buddista di trasformare il veleno in medicina. Rimanere saldi nella fede è decisivo. Le persone comuni possono vedere solo il passato, ma la saggezza del Budda può vedere il futuro. Quindi, qualunque cosa accada, credete solo nella Legge mistica e impegnatevi con tutte le vostre forze. Il potere del Gohonzon è incredibile - superiore a quello che possiamo immaginare. È un potere senza confronti. Quindi, quando ci troviamo ad affrontare grandi ostacoli, sfidiamoci con tutte le nostre forze. Avanziamo con assoluta fiducia. Daisaku Ikeda NR,427 ...

Il male come mancanza di empatia

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«Il male, prima di essere una scelta spirituale, è anzitutto mancanza di empatia, ovvero incapacità di sentire la sofferenza altrui. Il dolore che percepiamo, e l’attenzione prestata dalla nostra mente, è proporzionale alla distanza da noi di chi soffre e viene a mancare, ma se questa lontananza conduce all’indifferenza allora il nostro fallimento di esseri umani è completo. A volte, davanti alla sofferenza di tutti i viventi che il mondo produce, viene quasi il capogiro e la tentazione di maledire la vita come un’assurda catena di sangue e dolore, e non pensarci è una specie di autodifesa naturale che la mente produce per mantenere il proprio equilibrio, ma se questo atteggiamento diventa dominante ci toglie la capacità di empatia e di inseguire l’utopia in un mondo più giusto e più umano. Infatti l’unico modo che abbiamo per amare anche chi non conosciamo, ed è distante da noi, è essere giusti» VitoMancuso

Venezia FC: Rassegna stampa del 29 settembre 2025

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Dal film capolavoro M A T R I X – 1999

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"Ti sei mai fermato un attimo ad osservarla? Ad ammirare la sua bellezza? La sua genialità? Miliardi di persone che vivono le proprie vite, inconsapevoli. Tu sapevi che la prima Matrix era stata progettata per essere un mondo umano ideale? Dove non si soffriva, e dove erano felici tutti quanti, e contenti. Fu un disastro. Nessuno si adattò a quel programma, andarono perduti interi raccolti. Tra noi ci fu chi pensò a... ad errori nel linguaggio di programmazione nel descrivere il vostro mondo ideale, ma io ritengo che, in quanto specie, il genere umano riconosca come propria una realtà di miseria e di sofferenza. Quello del mondo ideale era un sogno dal quale il vostro primitivo cervello cercava, si sforzava, di liberarsi. Ecco perché poi Matrix è stata riprogettata così. All'apice della vostra civiltà. Ho detto "vostra civiltà" di proposito, perché non appena noi cominciammo a pensare per voi diventò la nostra civiltà, e questa naturalmente è la ragione per cui noi o...

1.2 Il monte Vodice

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La linea che l’esercito italiano sta per attaccare era costituita da una lunga dorsale montuosa, in asse da nord-ovest a sud-est, da Plava fi no al San Gabriele. Le posizioni di partenza erano alquanto basse e precarie: a ovest la piccola testa di ponte di Plava, a sud-est la borgata di Salcano a nord di Gorizia. Gli imperiali dominavano dovunque il fi ume e la vallata: da nordovest, controllavano la mitica q. 383 (sulla quale era caduto il gen. Montanari, ex spalla di Cadorna), q. 363 dominante Paljevo e lo sbocco del torrente Rohot nell’Isonzo; ancora, avevano il dominio sulla vetta del Monte Kuk (q. 611) e sui versanti meridionali segnati dalle borgate di Zagora e Zagomila, quest’ultima trasformata in località fortifi cata. La linea austriaca proseguiva senza soluzione di continuità verso la sella fra Kuk e Vodice (q. 524) e risaliva all’anfi teatro ondulato del Vodice (q. 652); ridiscendeva alla sella verso Monte Santo (q. 503) e da qui cingeva i ruderi del convento e calava a Dol....

La morte misteriosa di Traiano

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L'8 agosto del 117 d.C.  muore misteriosamente l'imperatore Traiano, l’optimum princeps, considerato da moltissimi studiosi, uno dei migliori sovrani della storia di Roma. Ma da dove nasce tutto questo mistero? Per rispondere a questo quesito, ci rifacciamo a quanto scrive Cassio Dione che contestualizza il tutto: “ Traiano stava allestendo una nuova spedizione in Mesopotamia, ma poiché fu colto dalla malattia, intraprese la navigazione di ritorno per l’Italia, e lasciò in Siria Publio Elio Adriano con l’esercito… Traiano s’ammalò, com’egli stesso sospettava, a causa dell’assunzione di un veleno, oppure, come altri invece affermano, per il blocco del flusso sanguigno che annualmente defluisce verso il basso; infatti, non solo era stato colto da apoplessia, tanto da rimanere paralizzato in una parte del corpo, ma era anche malato di idropisia. Appena giunto a Selinunte in Cilicia, che chiamiamo anche Traianopoli, spirò, dopo aver regnato diciannove anni, sei mesi e quindici gior...

Cosa si può fare

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Il continuo impegno a trasformare la sfiducia in fiducia si rafforza poi con tutte le azioni che promuovono, sostengono e lodano la presenza della Buddità nella vita degli altri. Spesso in momenti particolarmente difficili basta un'azione in questa direzione, come raccontare un'esperienza, andare a trovare qualcuno che sta male, recitare Daimoku per un'altra persona o fare shakubuku nonostante tutto, per trovare un'intensità nuova nella fede e vincere. E viceversa, nel senso che la trasformazione di sofferenze personali pesanti e tenaci ci porta ad avere fiducia nella possibilità altrui di cambiare. Continuare a credere negli esseri umani e a desiderare la pace, cioè in fondo mantenere la fede, è sicuramente il compito più difficile che ci si possa assumere, ma è l'unica strada per non essere divorati dal resto, dalla rinuncia, dall'ambizione, dal denaro e dalle sofferenze. Per concludere con le parole di Daisaku Ikeda: «Una persona che ha fatto sorgere il sole ...

Venezia Fc: Rassegna stampa del 28 settembre 2025

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1.1 L’esercito italiano nel maggio 1917 e la X battaglia dell’Isonzo

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La VI Battaglia dell’Isonzo aveva comportato, come sappiamo, il crollo della testa di ponte di Gorizia, costringendo i comandi austroungarici a ritirarsi precipitosamente su una linea appena abbozzata ma forte naturalmente, tale da congiungere il Monte Kuk al torrente Vertoiba e ricollegarsi alle posizioni carsiche fi no all’Hermada e al mare. Diverse di queste posizioni assunsero ben presto fama sinistra: il Vodice, l’imprendibile Monte Santo, il San Gabriele, la sella di Santa Caterina, l’insignifi cante ma imprendibile San Marco. Negli ultimi mesi del 1916 Cadorna concentra la propria attenzione strategica essenzialmente sull’area meridionale del fronte (le tre “spallate” del Carso), destinando sull’anfi teatro Goriziano contingenti inferiori di truppa e limitandosi ad attacchi sostanzialmente secondari. Perché tutto ciò? La risposta può pervenirci dalla voce dello stesso Cadorna, il quale, già il 16 Agosto 1916, aveva capito perfettamente che: “i combattimenti svoltisi… hanno chiar...

Nessuno è impotente

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È sempre Ikeda a definire precisamente l'oscurità che avvolge la vita delle persone: «L'illusione fondamentale e l'offesa alla Legge consistono nel dubitare che tutte le persone posseggano la natura di Budda; rappresentano la pulsione a negare la dignità intrinseca della propria vita e di quella degli altri. Quando le persone sono incapaci di credere nella propria natura di Budda e nella propria dignità innata perdono la fiducia fondamentale in se stesse; sono preda di un'ansietà senza fine, dominate dalla paura e dalla viltà e quando si sentono minacciate reagiscono scalciando alla cieca come animali presi in trappola. Inoltre, tormentate da un senso di sfiducia, diventano invidiose e gelose degli altri» (MDG, II, 187-188). È un'analisi in cui Ikeda mette in evidenza la relazione fra una serie di comportamenti umani e la loro causa, cioè la negazione della dignità della vita. Per questo è necessario, affrontando le difficoltà, combattere attraverso la recitazione d...

Regressione antropologica

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L'uomo sta perdendo la mente e anche l'anima, e quindi si riduce a corpo, a muscoli che gli consentono di svolgere le mansioni dell'Homo faber, che corre, consuma sesso, mangia e usa le mani: un tempo per lavorare, adesso per gli hobby. Si tratta di una profonda regressione antropologica, non soltanto di un effetto secondario del progresso tecnologico. Se cadono non solo le facoltà ideative, ma anche i desideri, il piacere di sapere, tutto riporta al fare come segno di essere. Non più il cogito ergo sum, ma faccio dunque non sono morto. Vittorino Andreoli

Essenze e Profumi nella Roma antica

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Di essenze e profumi nella Roma antica se ne  occupa prevalentemente Plinio il Vecchio, che li considerava i più superflui di tutti i lussi. La parola profumo deriva dal latino “fumus”, una parola che già da sola da un senso di volatilità, infatti nell’antichità si era soliti profumare gli ambienti bruciando resine, radici o legni che producevano fumi aromatici, e che cosa c’era di più volatile del fumo? Da sempre l’essere umano è stato attirato da fragranze ed essenze, e i primi tentativi di produrne alcune risalgono ad epoche molto remote, ma furono prima i greci e poi i romani ad affinare decisamente questo tipo di arte. Più anticamente infatti per ottenere unguenti o aromi profumati, venivano essenzialmente utilizzate sostanze cremose o grasse, mentre l’utilizzo  dell’alcool come base si sarebbe scoperto solo nel 1300. Essenze e profumi nella roma antica: composizioni: Principalmente il profumo si componeva di due elementi: prima di tutto c’era la parte liquida, derivata d...

Venezia FC: Rassegna stampa del 27 settembre 2025

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Il campo trincerato del Nagià-Grom

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Il caposaldo del monte Nagià-Grom venne costruito a partire dalla primavera del 1915, ma subì ampliamenti e modifiche per tutta la durata della guerra. Venne realizzato come parte integrante del sistema fortificato campale a difesa del territorio compreso tra Riva del Garda e la Vallagarina: permetteva infatti di sorvegliare gli accessi alla Val di Gresta dalla Valle di Loppio e dalla Vallagarina. Assieme al vicino monte Faé rappresentava il perno della linea difensiva del “sottosettore 4a” (monte Biaena); con le postazioni “Costa” e “San Rocco” formava un “gruppo di combattimento” (Kampfgruppe) autonomo, dotato di 4 mitragliatrici, due cannoni da 9 cm M.75/96 e due cannoni da montagna da 7,5 cm M.15. Erano presenti lanciamine (Minenwerfer) ed un riflettore da 60 cm. Nell’estate del 1915 il caposaldo era presidiato da un plotone di fanteria (cinquanta soldati al comando di un cadetto aspirante ufficiale) e da un distaccamento d’artiglieria. Nel 1916 la guarnigione raggiunse la forza di...