Falciati dalle raffiche

Antonio Ferrara racconta combattimenti, morti assalti, feriti, decorazioni
 a Zagora (Slovenia) il 10 novembre 1915
Il 10 novembre 1915 inizia la Quarta battaglia dell'Isonzo. I battaglioni della Brigata Spezia hanno l’ordine di attaccare. Antonio Ferrara resterà ferito e riceverà la medaglia di bronzo al valor militare con questa motivazione: “Quale Aiutante Maggiore si dimostrò coordinatore intelligente e valoroso nel comando del Battaglione e diede prova di coraggio durante le varie fasi del combattimento finché, ferito ad una gamba da un proiettile di fucile fu costretto a lasciare il campo. Zagora, 10 novembre 1915
10 novembre. L’ordine di operazione dice: “Attacco a Zagora puntando su q.300 e successivamente su Zagomilla e sul trincerone del monte Kuk”.
Il comando della colonna di attacco viene dato al Comandante del mio Battaglione, che ne è felicissimo. 
A me la cosa invece procura un mondo di guai. Ordini e collegamenti a destra ed a sinistra con relativo pericolo di essere infilato da qualche “cecchino”.
Raccomando al Maggiore Boschi , che opera col suo battaglione a Sinistra, sotto le case di Zagora, di fare bene attenzione ai passaggi obbligati che sono letteralmente falciati dalle raffiche di mitragliatrici. 
Alle 12 precise ha inizio l’azione. Il nostro Battaglione con un balzo espugna le case e il trincerone di Zagora, ma il II° Battaglione del 125° è inchiodato al terreno – come prevedevasi – dal fuoco delle mitragliatrici che producono larghi vuoti. 
Gli ufficiali, sprezzanti del pericolo, si gettano per primi all’assalto cercando di trascinare nella breccia i gregari: e pagano con la vita il loro ardimento. Alla testa del suo plotone cade valorosamente il sottotenente Giosuè Borsi. 
Il nostro Battaglione ha fatto prigionieri 260 Austriaci, ma ha avuto delle forti perdite. Vi sono diversi Ufficiali feriti, fra cui il tenente Paoletti che comandava la colonna di attacco. Era un ottimo ufficiale. 
Non so quante volte ho fatto la spola dal Comando del Settore alle Compagnie per portare ordini e seguire l’azione per informarne il Maggiore Menna (comandante del I° battaglione, 126° fanteria, n.d.r.). 
In un ennesimo ritorno in prima linea, mentre parlavo col tenente Procaccia per dirgli che il Comando del Battaglione è stato assunto dal capitano Brunelli, un “cecchino” con una  pallottola di fucile mi ferisce alla coscia sinistra. 
Purtroppo anche Procaccia è stato nel contempo ferito e la situazione sul fronte di attacco si fa critica, ma validamente contenuta dal tenente Sestini. 
Zoppicando e strisciando sul terreno, mi avvicino al canalone dove  si trova il Maggiore Menna e l’informo dell’accaduto e della situazione sul fronte di attacco. 
Urge far ripulire le macerie delle case da “cecchini” che vi sono rimasti annidati e che procurano le maggiori perdite. 
Da un portaferiti, con il mio pacchetto di medicazione, mi faccio fare la prima disinfezione e la fasciatura della ferita. 
L’artiglieria nemica batte ora furiosamente le nostre retrovie per impedire l’arrivo di rincalzi e non è quindi assolutamente possibile di attraversarle senza esporsi a serio pericolo. Perdo però molto sangue ciò che mi costringe a raggiungere al più presto il più vicino posto di medicazione. 
Mi viene in aiuto il fido attendente Martellini il quale si siede per terra, mi fa sedere sulle sue gambe, mi abbraccia stretto e scivolando sul terreno, dritto per la china, mi porta fin fuori dal tiro di interdizione e quindi al posto di medicazione avanzato. 
Qui , dopo una nuova medicazione e fasciatura, in barella, dai portaferiti, vengo trasportato all’Ospedaletto da campo di Plava. 
Lungo il tragitto passiamo dal posto di medicazione del nostro battaglione e il tenente medico Fantozzi mi fa fermare per controllare lo stato della ferita. Mi dice: “puoi raccontarla: la pallottola è passata da una parte all’altra della coscia, vicinissima all’arteria femorale, senza lederla, per fortuna”. Controlla il cartellino che viene appeso ai feriti e dà ordine ai portaferiti di proseguire. 
L’ospedaletto da campo di Plava quando vi arriviamo è pieno di feriti da non sapere dove metterli. Durante la notte poi si scatena un violento nubifragio che fa passare l’acqua attraverso il tendone. Questa bagnarola non ci voleva proprio.

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