Colle di S. Maria sull’altura di Mengore (q. 453)
Nella
media valle dell’Isonzo (oggi in territorio sloveno), vicino al
paese di Tolmino, si trovano il punto di confluenza del fiume Iu -
drio (Idrija) nell’Isonzo (Soča) e le colline di Santa Maria
(Mengore), Santa Lucia (Selski Vrh) e Bučenica che, durante la Prima
guerra mondiale, costituirono la “testa di ponte di Tolmino”,
l’invincibile roccaforte austro-ungarica del fronte isontino.
All’inizio del conflitto, l’esercito italiano condusse il primo
balzo offensivo nel medio Isonzo proprio in direzione di questo
sbarramento che era costituito da tre linee di trincee con postazioni
d’artiglieria scavate in profondità nella roccia le quali
impedirono, per tutta la durata della guerra, ogni sfondamento da
parte delle truppe italiane. Durante la Prima battaglia dell’Isonzo
(23 giugno - 7 luglio 1915) la formidabile posizione difensiva
austriaca arrestò lo slancio italiano. Soltanto alcuni reparti
riuscirono ad occupare una trincea nemica sulle pendici nord-ovest
del Santa Maria. I successivi attacchi italiani per sfondare questa
linea iniziarono il 12 agosto 1915 e furono pre - ceduti da intensi
bombardamenti dal sovrastante monte Kolovrat. I fanti italiani con
incrollabile tenacia riuscirono a salire fino a quota 588 metri del
Santa Lucia, senza però conquistarne la cima, lasciando sul terreno
oltre 1600 soldati di truppa e 57 ufficiali. In un altro tentativo,
il 9 settembre 1915, i soldati della brigata Valtellina con l’aiuto
dei battaglioni alpini Susa e Exilles riuscirono a penetrare fino
alla chiesetta di Santa Maria, ma poi vennero respinti. Alcuni
reparti rimasero accerchiati e furono annientati con le mazze
ferrate, senza pietà. Si trattò di una delle zone di guerra più
infauste e pericolose dell’intero fronte dell’Isonzo. Infatti, i
furiosi e sanguinosi assalti a queste colline oltre a costare
centinaia di caduti tra le file dei fanti, dei bersaglieri e degli
alpini non ebbero altro effetto se non quello, per le truppe
italiane, di attestarsi su posizioni totalmente sfavorevoli il cui
presidio si ridusse al continuo logorio di uomini che durò sino alla
battaglia di Caporetto. I nostri soldati, a prezzo di altissime
perdite, riuscirono talvolta anche a raggiungere la cima delle due
colline, ma alla fine vennero sempre sanguinosamente respinti dai
nemici i quali impedirono per tutta la durata della guerra ogni
sfondamento di questa linea del fronte da parte delle truppe italiane
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