121° Fanteria – Nelle trincee del Carso – Inverno 1915
In
prima linea da parecchi giorni……….La nostra trincea, ex prima
linea nemica, non molto profonda, con delle specie di ricoveri
coperti con teli da tenda e da sacchetti, nei quali vi potevamo
entrare carponi, non permetteva di stare in piedi che in qualche raro
punto, seguiva un andamento sinuoso presso a poco parallela a quella
nemica e distante da questa in alcuni punti circa 100 metri in altri
50 ed in un punto quasi a contatto. Quel punto terribile era un ex
camminamento lungo circa un centinaio di metri che univa le due linee
nemiche e troncato a circa metà da un rovinio di sacchetti a terra,
reticolati, e da corpi di austriaci che incominciavano ad
imputridire………..c’erano ancora dei grovigli di reticolati
purtroppo ancora interi, e nel terreno fra le due linee giacevano
ancora i corpi dei nostri compagni e quelli di altri reggimenti che
ci avevano invano cozzato contro…il presidiarlo era una vera
sofferenza per il fatto che qualunque movimento ci era impossibile
perché immediatamente arrivavano fucilate e bombe dai cecchini che
vigilavano come noi, e nelle feritoie, poche e mal fatte non potevamo
tenere pronti i fucili che tenevamo a portata di mano con la
baionetta innestata, perché, data la vicinanza le visibilissime
canne sporgenti sarebbero divenute tanti centri di bersaglio,
bisognava stare raggomitolati sul fondo ineguale di quel maledetto
“budello”…….Spesso le fucilate e le bombe causavano feriti o
morti ed allora il patire era maggiore perché non potevamo
trasportare o soccorrere i feriti ; dei quali molti purtroppo
morivano per la mancanza immediata di cure e per la perdita di
sangue. I morti poi rimanevano con noi fino a notte. Era uno strazio
per noi ormai vecchi del Carso……duri e non facilmente
commuovibili ; il vedersi morire o rimanere ferito senza possibilità
di soccorso, un compagno, un amico, un camerata e vederlo agonizzare
e morire……….freddo, pioggia e fango, l’odioso indimenticabile
fango rosso del Carso, attaccaticcio che sembrava esalasse odor di
sangue e che penetrava dappertutto e ci impiastrava….stare fermi
ore ed ore senza nulla poter fare, altro che attendere………..
Racconto
di Baucci Menotti
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