L'attacco al Podgora: “era come a mietere”
Non
mancò il coraggio ai soldati del 35° della Pistoia. Lanciati
all'assalto della dorsale del Podgora fra l'8 e il 10 giugno, come
racconterà uno dei reduci di quel combattimento: “Come siamo
arrivati noi, che avevamo la banda in testa una banda delle migliori,
sembrava di dover andare a una gran festa, di lì siamo partiti la
mattina dopo. E' venuto il colonnello, ha fatto una morale, poi ha
detto: “Il caffè si prende dentro una bella cittadina” E di lì
siamo andati sotto al Podgora, sempre con la banda in testa, sopra
una bassissima collina dall'altra parte cominciarono ad arrivare
bombe shrapnel. […] Il 10 giugno c'è stato un grande assalto per
conquistare questo monte. C'erano il 35° e il 36°. Tutto il VI
corpo d'armata. Siamo rimasti in pochissimi. Nella mia compagnia
eravamo 280, così siamo rimasti in 27, perchè era una situazione
particolare, era una cosa impossibile, i comandanti erano poco
pratici.
In
un'altra compagnia erano rimasti in 11. Rimasero morti 32 ufficiali
di un reggimento. Io ero tra quei 27. Gli altri sono rimasti tutti lì
feriti. […] Ne rimasero forse più della ritirata che in battaglia,
perchè suonarono l'assalto con la tromba, era come a mietere. Noi
altri tutti giù e dopo poco tempo il colonnello dà ordine di
suonare la ritirata. Si figuri i soldati, dirgli di tornare indietro,
gli altri avevano le mitragliatrici, noialtri no, così ne
ammazzarono tanti”. Ufficiali in tiro in testa alle truppe, con la
sciabola sguainata; banda appresso alle truppe; ranghi compatti:
sembra la guerra ai tempi di Napoleone. Petti contro trincee in
cemento, filo spinato e mitragliatrici. In egual maniera attaccò la
brigata Treviso il monte Basson, sulla via che conduce a Trento,
nella piana di Vezzena il 24 agosto del 1915, con banda e bandiere
reggimentali in testa: un'ecatombe.
Così
come successe i primi giorni di giugno all'assalto al colle di
Sant'Elia, di fronte all'odierno sacrario di Redipuglia: “Il III
battaglione del 17° (brigata Acqui) attaccando la collina di
Sant'Elia, procedeva con la musica e col maggiore in testa a cavallo.
Fu preso ai fianchi dalle raffiche di una mitragliatrice che mandò
il tamburo a rotoloni giù per la collina, e meno male avesse mandato
solo il tamburo!.
La
Grande Guerra italiana – Le battaglie
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