I Celeres, la guardia di Romolo. La prima cavalleria di Roma.
Secondo il racconto mitico, dopo aver istituito il Senato, Romolo decide di volersi circondare di un corpo scelto di giovani guerrieri per proteggere la sua persona e per avere a disposizione una forza armata sempre pronta.
Nascono così i 𝘊𝘦𝘭𝘦𝘳𝘦𝘴, un corpo di trecento guerrieri selezionati dalle famiglie più illustri, dieci per ognuna delle trenta curie.
Secondo Dionigi di Alicarnasso, nostra principale fonte insieme a Plutarco, Romolo avrebbe preso ispirazione dai trecento 𝘩𝘪𝘱𝘱𝘦𝘪𝘴 dei re lacedemoni - anche se questi ultimi non sappiamo in realtà quando vengano istituiti.
Il nome deriverebbe, come già gli scrittori antichi riportano, dalla rapidità e dalla velocità con la quale possono entrare in azione - anche se vi è una seconda tradizione che li vorrebbe così chiamati dal loro comandante, Celere, che secondo una delle varie versioni del mito fondativo dell'Urbe è colui che uccide Remo.
Comandati da tre centurioni, secondo Dionigi di Alicarnasso in città sono sempre accanto a Romolo, armati di lance e pronti anche ad allontanare la popolazione quando necessario, e in battaglia difendono il re e caricano insieme a lui.
Generalmente sono coloro che decidono le sorti della battaglia, essendo i primi ad accendere lo scontro e gli ultimi a lasciarlo.
Uno degli aspetti più interessanti dei 𝘊𝘦𝘭𝘦𝘳𝘦𝘴 è che combattono a cavallo. Anche se la loro effettiva esistenza ovviamente va giudicata con cautela, nel caso si tratterebbe di uno dei più antichi corpi di cavalleria attestati della Storia, se non il più antico.
Più precisamente, secondo Dionigi, "Combattevano a cavallo dove vi era terreno pianeggiante che permettesse manovre di cavalleria, e a piedi laddove vi fosse un terreno disconnesso e poco favorevole per i cavalli".
Anche se, come accennato, dobbiamo essere cauti nel prendere la loro esistenza come assodata, è però peculiare il fatto che proprio nell'VIII sec. a.C., in seno alla vicina cultura villanoviana, si assiste a un proliferare di raffigurazioni fittili di guerrieri a cavallo e alla comparsa di morsi e altri accessori per l'equitazione nelle tombe più ricche.
Secondo la tradizione, i 𝘊𝘦𝘭𝘦𝘳𝘦𝘴 hanno comunque vita breve.
Vengono sciolti da re Numa Pompilio alla morte di Romolo, e Tarquinio Prisco, impossibilitato a formarli di nuovo per opposizione del senatore Attio Nevio, si limita semplicemente a raddoppiare l'organico della cavalleria romana per aggirare il divieto.
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