"Tutti venivano passati per le armi"

Mario Bosisio racconta ritirata, cattura di prigionieri, resa, nemici, morti
 a Udine il 28 ottobre 1917
Mario Bosisio è da poco un prigioniero degli austro-ungarici: dopo la cattura, un ufficiale gli ha intimato di recarsi a Udine dove sarebbe avvento il concentramento dei prigionieri.
Dando casualmente uno sguardo all’indietro, dovemmo constatare dolenti che l’ufficiale tognino stava a bella posta fermo ad osservarci.
Ancora invasi dalla paura subimmo senza volerlo, anche l’umiliazione di salutarlo e di ringraziarlo. Com’eravamo buffi!
Continuammo il nostro cammino sempre lungo la ferrovia per non avere brutte sorprese. Qua e là si udiva qualche colpo di fucile; le mitragliatrici funzionavano…
La città di Udine era deserta, poiché la popolazione ed i soldati l’avevano abbandonata nella notte. Le truppe germaniche facevano il loro ingresso e le prime pattuglie marciavano verso il Tagliamento. Nella pianura udinese, fino al mare, il Comando Tedesco aveva lanciato pure delle pattuglie, armate di pistole automatiche e munite di mezzi celeri, al rastrellamento dei prigionieri, ed esse sparavano senza misericordia (a pallottole dumdum) sui nostri soldati ancora armati, che ignoravano ancora la loro sorte e che vagavano per le campagne completamente disorientati. Tutti venivano passati per le armi. Questa è la sacrosanta verità; ho assistito di persona alla morte in questo modo, di tanta povera gioventù, E i tedeschi non si curavano affatto dei caduti; eravamo noi superstiti che portavamo aiuto ai feriti. I morti purtroppo, dovevamo lasciarli dove si trovavano. Dopo aver fatto chilometri e chilometri sempre lungo la ferrovia, stanchi ed esausti, arriviamo finalmente alle prime case della città.
Le sentinelle tedesche armate fino ai denti, non ci lasciarono proseguire nell’interno e ci concentrarono in parecchie centinaia, consegnando ad ogni due di noi una pagnotta. Questo però fu un gesto troppo generoso, che per nostra disgrazia non si ripetè più.

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