Gli italiani difendono la cresta del Monte Nero
UDINE,
venerdì 2 giugno 1915 - Le truppe austriache hanno rinnovato gli
sforzi per sloggiare le forze italiane che avevano occupato la cresta
del Monte Nero, oltre il fiume Isonzo, lungo il fronte a nord del
Golfo di Trieste, ma gli invasori sono ancora in possesso
dell'importante posizione.
L'avanzata degli italiani oltre
l'Isonzo e stata portata avanti nonostante le notevoli difficoltà. A
causa delle forti piogge è stato possibile guadare il fiume solo
con alcuni distaccamenti di cavalleria. I genieri, protetti
dall'artiglieria sono riusciti a costruire dei ponti di barche per
far attraversare il fiume alla fanteria.
Dopo
aver attraversato, le truppe hanno incontrato enormi difficoltà. La
pioggia ha trasformato i sentieri montani in cascate e l'acqua che
scende dalla cima ha trascinato via alberi ed ostruito i passaggi
obbligati. I pochi ponti lasciati dagli austriaci sono stati portati
via dai diffusi allagamenti. Il riposo per le truppe non è
assolutamente possibile in quando le pareti rocciose della montagna
sono troppo esposte mentre gli avvallamenti sono completamente
allagati ed inutilizzabili per piantare tende e quant'altro. Sulla
regione si registra anche una fitta nebbia che complica ulteriormente
le cose ed impedisce la visibilità.
I
cannoni pesanti sono trascinati su per la montagna
I
progressi sono lenti ma gli invasori riescono comunque a salire
portando con loro i pezzi di artiglieria pesante, munizioni e
rifornimenti vari. Hanno occupato anche alcuni piccoli villaggi ai
piedi del Monte Nero. Le comunicazioni con il comando principale
sulla riva destra dell'Isonzo sono state mantenute, così come le
linee telefoniche attraverso le quali, il comando posto a Caporetto è
stato informato prontamente di ogni attacco austriaco effettuato nel
tentativo di riprendersi la cima del monte.
Il Monte Nero domina
tutta la pianura friulana ed occuparne la cima per gli italiani
significa minacciare Tolmino alle spalle. Questa città, assieme alle
batterie recentemente piazzate sulle colline di Santa Maria e di
Santa Lucia, sono degli ostacoli formidabili per l'avanzata oltre
l'Isonzo.
Il Monte Nero domina anche le valli di nord est del
distretto Isonzo-Plezzo, con a nord il Passo del Predil che,
fortemente munito, protegge la strada per Tarvisio. L'occupazione
italiana della cima del Monte Nero e strettamente connessa con
l'azione che dalle Valli Racolana e Bogna minacciano la Valle di
Seebach che porta a Predil.
Le
truppe austriache si sono ritirate dalle loro posizioni lungo la
valle del fiume Avisio per portarsi a nord est di Trento. Hanno
virtualmente distrutto San Martino di Castrozza, un villaggio che
ospitava otto grandi alberghi; sei appartenenti ai tedeschi e due
agli italiani.
Università
degli studi Cà Foscari Venezia - Facoltà di Storia - docente prof.
Acciarino Damiano - partecipante in qualità di uditore
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