Venezia FC: Prima la serie A, poi tra le big con uno stadio tutto nuovo
Dall’infanzia
trascorsa in un quartiere "poco raccomandabile" di Brooklyn
agli studi in legge e al successo. Chi è l’uomo che ha conquistato
Bologna ed ora sta facendo sognare Venezia? La sede del Venezia
Football Club si trova a Mestre, in viale Ancona, all’interno
dell’ex-Carbonifera. L’edificio, completamente ristrutturato,
mantiene inalterato il fascino della struttura originale, ma una
volta varcata la porta d’ingresso degli uffici dei
neroverdearancio, tutto è moderno, open-space e funzionale. È qui,
nella sala conferenze, che incontriamo Joseph Tacopina, uno dei più
famosi avvocati penalisti degli Stati Uniti, dal 6 ottobre 2015
presidente della società lagunare.
Lei
è di origini italiane, come le è venuta l’idea di investire nel
nostro calcio?
"Mio padre Cosmo era di Roma, quartiere Montemario. Ho sempre amato l’Italia e quando è arrivata l’occasione di far parte dell’avventura con la Roma non ci ho pensato un attimo. Nella capitale ho vissuto momenti bellissimi. Ricordo che i tifosi giallorossi mi dedicarono uno striscione sul quale scrissero 'Tacopina uno di noi, grazie Joe'. Fu la prima volta che vidi mio padre piangere".
"Mio padre Cosmo era di Roma, quartiere Montemario. Ho sempre amato l’Italia e quando è arrivata l’occasione di far parte dell’avventura con la Roma non ci ho pensato un attimo. Nella capitale ho vissuto momenti bellissimi. Ricordo che i tifosi giallorossi mi dedicarono uno striscione sul quale scrissero 'Tacopina uno di noi, grazie Joe'. Fu la prima volta che vidi mio padre piangere".
Terminata
l’esperienza a Roma ha acquistato il Bologna salvandolo dal
fallimento e riportandolo in Serie A.
"Sono
sincero. A Bologna ho vissuto l’anno più bello della mia vita. La
gente è straordinaria e il giorno del ritorno nella massima serie ho
provato delle emozioni uniche. Anche oggi ho uno splendido rapporto
con la città e questo mi riempie d’orgoglio".
"Quando
ho acquistato la società non c’era entusiasmo, né tantomeno un
programma di crescita. Siamo partiti da zero, cambiando la sede e
iniziando a lavorare giorno e notte. Abbiamo rivoluzionato tutto e
composto uno staff da top team: Filippo Inzaghi in panchina, Giorgio
Perinetti alla direzione sportiva. Poi siamo intervenuti sul gruppo,
portando a Venezia calciatori di alto livello. Ora la rosa è ricca
di ottimi elementi, alcuni anche con tante stagioni alle spalle
trascorse in Serie A".
Tra
i suoi obiettivi principali c’è la realizzazione di un nuovo
stadio.
"Il Luigi Penzo è storico, ma ormai obsoleto. Il progetto per l’impianto è già pronto. Sarà fantastico, con una copertura realizzata in vetro di Murano. Il sindaco Luigi Brugnaro è con me, perché ha a cuore il bene di questa città e sa che la costruzione del nuovo stadio porterà 10.000 posti di lavoro".
"Il Luigi Penzo è storico, ma ormai obsoleto. Il progetto per l’impianto è già pronto. Sarà fantastico, con una copertura realizzata in vetro di Murano. Il sindaco Luigi Brugnaro è con me, perché ha a cuore il bene di questa città e sa che la costruzione del nuovo stadio porterà 10.000 posti di lavoro".
Dove
può arrivare il Venezia?
"Il
nostro obiettivo è la Serie A. E le dico di più: le posizioni di
vertice. Il mio sogno è portare qui lo scudetto".
Lei
ha trascorso i primi anni di vita a Brooklyn, crescendo in Amboy
street, la stessa strada dove ha vissuto da bambino Mike
Tyson.
"Abbiamo la stessa età. Certamente avremo giocato insieme anche se eravamo molto piccoli e non posso ricordarlo. Ero l’unico bambino bianco del quartiere, qualche volta ci torno perché non si devono dimenticare le proprie origini".
"Abbiamo la stessa età. Certamente avremo giocato insieme anche se eravamo molto piccoli e non posso ricordarlo. Ero l’unico bambino bianco del quartiere, qualche volta ci torno perché non si devono dimenticare le proprie origini".
"Ho
studiato molto per arrivare a questo. Nella vita occorre impegnarsi
tanto per raggiungere gli obiettivi. Ed essere ambiziosi. Mio padre
mi diceva sempre: «Vestiti per il lavoro che vorresti avere, non per
quello che hai».
"L’importante
è sapere che si è fatto tutto ciò che era nelle proprie
possibilità per aiutarli. Dormo pochissimo, ma quando vado a letto
ho la coscienza pulita".
"Avrei
preferito Hillary Clinton, anche se ritengo che i democratici
avrebbero potuto presentare un candidato migliore. Invece ha perso,
perché molti americani la ritengono falsa e bugiarda. Ma ormai ciò
che è stato non conta. Donald Trump è il nostro presidente e quindi
dobbiamo tifare per lui e sperare faccia il meglio possibile per il
nostro Paese".
Massimiliano
Vitelli
– Gazzetta dello Sport -
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