13 settembre 1916.
Sto
di buon animo, se non di buon umore, in mezzo a tanta rovina, a tanta
catastrofe, a tanta strage. Non c’è palmo di terreno che non sia
stato sconvolta dalla rabbia e dal furore dell’artiglieria.
Dappertutto potresti vedere reticolati sconvolti e squassati, fucili
rotti, trinceramenti squarciati; tombe rozze, donde le recenti piogge
hanno scoperto sinistri cadaveri che ritengono ancora nel volto chi
l’espressione dello spavento, anzi del terrore, chi altro
l’espressione della pace e della rassegnazione. Il primo giorno ne
sono stato così profondamente impressionato che quasi ho stentato a
prendere qualche boccone. Ma poi mi sono fatto forza e mi sono
adattato alla necessità del caso. Da una lettera del soldato Luigi
Calabritto, 20 anni. Morirà 3 giorni dopo.
La
Grande Guerra dei piccoli uomini di E. Cicchino e R. Olivo – Ancora
Edizioni - 2005

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