Per cosa recitare Daimoku?

Quali sono infine gli obiettivi “degni” di essere portati davanti al Gohonzon? Qualunque obiettivo va bene, dice ancora Daisaku Ikeda nei dialoghi con i giovani raccolti nei due volumi I protagonisti del XXI secolo (Ed. Esperia). Andando avanti, anche la qualità del desiderio tenderà naturalmente a evolversi e i nostri obiettivi saranno sempre più vicini a quelli ai quali il Budda Shakyamuni, Nichiren Daishonin e moltissimi loro discepoli hanno dedicato la vita. La parte del sedicesimo capitolo del Sutra del Loto che recitiamo ogni giorno, Jigage, termina con queste parole: «Questo è il mio pensiero costante: / come posso far sì che tutti gli esseri viventi / accedano alla via suprema / e acquisiscano rapidamente il corpo del Budda». Non è necessario né utile far finta di avere nobili ideali se nel cuore non li sentiamo “nostri”, ma approfondendo la fede, la pratica e lo studio possiamo cominciare a percepire che l’obiettivo di kosen-rufu racchiude in sé anche ogni nostro desiderio, come un milione di euro contiene anche un singolo euro, che pensare di poter diventare felici indipendentemente dall’ambiente che ci circonda è una pura illusione, come insegna Nichiren quando scrive: «Se vi preoccupate anche solo un po’ della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quartieri del paese» (SND, 1, 43). Per questo motivo si dice che la pratica si compone di “pratica per sé” e “pratica per gli altri”, e sempre per questo motivo la Soka Gakkai, in accordo con l’insegnamento del Daishonin, insegna che shakubuku, ovvero introdurre altre persone al Buddismo, dovrebbe essere una parte integrante della pratica quotidiana.
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