"Un pomeriggio di quella estate, sul tardi fu udita un'esplosione dalle parti del monte Forno.
Solo i recuperanti esperti capirono che non era stata preparata con arte, come quelle che tanti facevano nelle gallerie rompendo con il tritolo le bombe inesplose, causando un rumore quasi mai deflagrante ma attutito, morbido, non come questo, secco e violento seguito da uno strano silenzio su tutte le montagne.
Subito la notizia che due amici di un paese vicino erano stati dilaniati da una grossa bombarda che volevano disinnescare, passando di bocca in bocca raggiunse i recuperanti, i pastori, i mandriani e ogni contrada e finché nelle case ognuno non vide tornare i propri congiunti non ci fu fine all'angoscia. Quando poi si seppe chi erano quei due, le donne si riunirono davanti alle cappellette delle contrade per dire il rosario e le litanie ora pro eis e non ora pro nobis.
Tutti i recuperanti andarono ai funerali dei due amici e i più vicini di casa portarono le due casse sulle spalle dalla chiesa al cimitero. Ma erano leggere quelle casse perché i due corpi si erano sparpagliati tra i mughi, i rododendri e le rocce, e ben poco si poté raccogliere. Non tutti lo sapevano, ma quelli che ne erano a conoscenza durante la cerimonia pensavano anche a quante migliaia di soldati avevano fatto la stessa fine e la dicitura "disperso" aveva chiuso la partita della vita tra il Distretto militare e la famiglia. E quanti recuperanti, quanti, ancora, sarebbero finiti così."
Tratto da "Le stagioni di Giacomo" di Mario Rigoni Stern, che nasceva ad Asiago il 1° novembre di 103 anni fa
Commenti
Posta un commento