Col di Lana, settembre 1915

Certo che lo stare 12 ore in trincea senza potersi muovere sotto la neve ed il fango è cosa che rattrista” (2 settembre); “Anche oggi ha nevicato, freddo intenso nella nottata zero gradi, […] nelle trincee fango fino a mezza gamba” (4 settembre); “Seguita il pessimo tempo e nevica nelle cime più alte. Nottata agitata per l’acqua che affluisce da ogni parte nel mio ricovero”  (26 settembre); “Piove ininterrottamente. Nella mia grotta piove da ogni parte sono costretto ad alzarmi durante la notte a causa l’acqua. Cerco di riparare con teli da tenda e [illeggibile]. Giornata del resto quieta. Le strade molto fangose, le trincee piene di fango e si vedono dei soldati infangati fino sopra il ginocchio e fanno pietà” (29 settembre); “Quando penso al freddo che devono soffrire quei poveri soldati nelle trincee rabbrividisco. Sento freddo io ed infine sono al coperto. Poveri soldati. Questo è un sacrificio grande per la Patria quanto il sacrificare la vita. Eppure sopportano con rassegnazione senza maledire ed imprecare alla vita e ai superiori. Certo che il loro sguardo dice tutte le loro sofferenze. Quanti eroi!” (30 settembre); “Vedo dei soldati tornare dalle trincee tutto fango. Fanno ribrezzo e muoverebbero a pietà anche i sassi” (1° ottobre).
Dal diario di Domenico Vannocchi

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