"Anche
la frase del saggio, nella bocca dello stolto, diviene un'ingiuria,
un irritante suono, perché è detta da chi non ne misura la potenza.
E anzi l'ignora"
Il “Monte Sei busi” , alt. m.118, costituisce una delle tante piccole quote del Carso meridionale, che scendono a picco sulla pianura di Vermigliano dominandola completamente. Nel giugno del 1915 gli austriaci ne occuparono il ciglio meridionale in trincee improvvisate, protette solo davanti da abbattute di alberi. Ignoro quale sia stata la resistenza del presidio che le occupava e quali difficoltà abbiamo incontrato i nostri per occuparle. Quel che è certo è che a distanza di un anno quelle trincee embrionali e con le relative abbattute erano ancora intatte e conservavano i cadaveri allineati dei loro difensori tuttora vestiti ed armati di fucile. Le posizioni deve essi si trovavano erano scopertissime e battute dal tiro di infilata delle artiglierie nemiche; recarsi in essi di giorno per raccogliere qualche cimelio di guerra significava esporsi a serio pericolo. Solo di notte era possibile raggiungerle ma non senza qualche rischio. Questo spiega benissimo come dopo circa un anno quel
L’artiglieria italiana che per ben sette ore aveva rivolto le sue bocche da fuoco su quelle posizioni sconvolgendole, a mezzogiorno allungò il tiro, ed allora noi muovemmo all’assalto, con alla testa il Comandante del reggimento : T. Colonnello Menna ed il Comandante la Brigata Benevento Maggiore generale Maggi. Superata quella salita le compagnie assalitrici catturarono i pochi austriaci superstiti, che, orribile a dirlo, la miglior parte mitraglieri, erano legati alle proprie armi per impedire che avessero abbandonato la linea. Le sezioni mitraglieri, che con le armi e altro materiale alle spalle, seguivano le compagnie d’assalto, quando potettero giungere su quel cocuzzolo, lo trovarono quasi deserto, poiché le truppe d’assalto nella foga della corsa avevano di già oltrepassata la linea nemica sconvolta e raggiunto una retrolinea, che il nemico aveva anche abbandonato ritirandosi in migliore posizione. Io facevo parte della 3^ sezione mitraglieri e appena giunti sul margine di quel
Trovammo il 144° fanteria in trincea, era appunto a questo Reggimento che dovevamo dare il cambio noi. I comandanti di reggimento presero la consegna del fronte, poi i comandanti del Batt.ne, e in fine i comandanti di compagnia. In quell'ora, potevano essere le 10 del mattino v'era un bombardamento fortissimo ed era impossibile dare il cambio, perché il nemico, messo in guardia dal movimento avrebbe subito diretto le sue artiglierie verso di noi. Aspettammo nel ridosso di monte Pallone, che scemasse il bombardamento. Infatti dopo un paio di ore di colpi di cannone si fecero più rari, fino a che, ne veniva uno ogni 5 minuti. Cominciamo a dare il cambio ai soldati che si trovavano in trincea. Tutti ci dicevano che non era poi così pericolosa quella trincea. V'erano è vero bombardamenti tutti i giorni, ma siccome la trincea era ben fatta di perdite ve ne erano pochissime. Infatti siamo stati colà venticinque giorni, senza avere perdite forti. Nella mia compagnia v'erano in
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