Quota 645, a nord-est di Testen

Ignari del disastroso, quanto insospettato capovolgimento del fronte, per l'intera giornata del 24 ottobre, isolati, tentammo invano di ristabilire il contatto con i superiori comandi. Con il passare delle ore il funesto presentimento iniziale prendeva sempre più consistenza. Smarriti e incerti, ci fissavamo l'un l'altro con sguardo interrogativo, in attesa di una chiarificazione che nessuno sapeva darci. Sul tramonto , l'azione dei gas; all'imbrunire, l'attacco di sorpresa da parte di un contingente nemico, ovviamente in avanscoperta. La realtà della situazione prese volto ben delineato.
Un nostro balzo indietro e subito in contrattacco all'arma bianca; non potevamo consentire che i pezzi passassero intatti nelle mani del nemico. Ripresa la posizione, e protetti dal fuoco incrociato delle due mitragliatrici in dotazione alla batteria, smontati, pezzi in spalla, in un baleno guadagnammo la postazione dei muli scarichi, sotto la spinta ormai chiarissima della nostra critica situazione. Someggiati i pezzi, senza un attimo di esitazione prendemmo a discendere a valle, raggiungendo l'Isonzo a Val Doblar ove incontrammo, sbandati, soldati in ritirata, frastornati e inconsci, diretti verso un destino ignoto.
[…] Il giorno 3 novembre raggiungemmo il Piave, che attraversammo per il Ponte di Nervesa. Sulla riva destra del fiume ufficiali e ingenti forze in servizio dell'ordine, affannosamente si prodigavano per riordinare soldati sbandati e reparti in ritirata, che venivano adibiti ad apprestare una linea di difesa lungo l'argine del fiume.
Pasquale De Sanctis – artigliere da montagna

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