La terra di nessuno...

Ovunque premeva alla gola il tanfo dei disinfettanti, che servivano solo ad aumentare e rendere intollerabile quello dei cadaveri e della sporcizia di ogni genere che si accumulava a terra, come rifiuti e feci; infatti in trincea non v'erano gabinetti, ma solo buchi scavati nel terreno sui quali i fanti si accovacciavano”. Non si parla di odore in queste testimonianze ma di tanfo: “Il tanfo rende l'aria irrespirabile. Con le mani chiudiamo le narici: ma l'odore è così forte, che penetra nel cervello, come un cuneo di materia estranea, ci picchia all'occipite.
Soprattutto dopo un bombardamento oppure dopo un attacco era facile sentire urlare disperatamente – all'interno del fazzoletto di terra tra le due trincee – i nomi dei propri cari, richieste di aiuto ripetute fino all'ultimo sospiro. Erano momenti tremendamente duri per chi si trovava in trincea e non poteva uscire ad aiutare il proprio compagno. “E' lì a tre passi da me: mi fa pena, scrive un bersagliere. Cerco di distogliere gli occhi da questo povero bersagliere abbracciato al bordo della trincea come se tentasse inutilmente di uscire, con le gambi penzoloni. Ma il mio sguardo e il mio pensiero vengono ogni tanto attirati come da un miraggio. Eppure non si può giungere fino a lui, non ci si può muovere in questa trappola funebre...Come si può dimenticare quel volto, metà vivo e metà liquefatto, che urla e sghignazza, con quell'occhio solo spalancato così”
I primi morti sotto la furia delle cannonate, bucati dalle mitragliatrici, lacerati dagli scoppi hanno visi e gesti orribili, tremendamente umani. Gli occhi spalancati sul mondo, non guardano nulla e nessuno, ma vedono tutto e tutti; la bocca contorta vuol mordere, le mani rattrappite vogliono stringere ancora...Molti hanno pose oscene, molti hanno gesti ridicoli. Sembrano cadaveri di gente all'improvviso impazzita, di gente che non voleva morire. Quei morti fanno paura, perchè troppo umani.”
“Io vorrei che qualcuno assistesse all'arrivo di un battaglione alpino in accantonamento di ritorno dalla prima linea […] pensa a quei vermi viscidi del terreno coperti di mota gialla e lucida che mettono ribrezzo e immagina dei visi spauriti con certe barbe incolte, i capelli irti, gli occhi lucidi dalle lunghe veglie”. Dalla prima linea non tornano dei guerrieri ma uomini stanchi e provati.
tratto da Vita di trincea di Alessandro Magnifici

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