Aventino, colle strategico
L’Aventino
è un massiccio tufaceo che raggiunge i 40-45 metri s.l.m. Il lato
occidentale si presenta come una fascia di terreno lunga e stretta a
strapiombo sul Tevere mentre il versante meridionale, opposto al
fiume, è caratterizzato da pareti scoscese e ripide. Aveva una
orografia simile a quello del Campidoglio con due cime di cui la più
elevata detta arx si trovava a sud-ovest ed era ricoperto da
boschi.
Il
mito racconta che Remo scelse di salire sull’Aventino per poter
osservare il volo degli uccelli e poiché aveva perso la sfida con
Romolo l’Aventino fu considerato funesto e per questo non compreso
all’interno del confine pomeriale per molti secoli.
Nel
racconto di Tito Livio, sull'Aventino fu sepolto Remo, in un sito che
sarebbe poi stato chiamato Remoria e che divenne un luogo sacro dove
ogni anno veniva commemorata quella prima morte con la celebrazione
dei Remuria (o Lemuria), poi divenuta celebrazione di tutti i
defunti. L’etimologia ci riporta alla storia mitica dell’Aventino;
secondo Varrone il suo nome deriverebbe da ab avibus, ovvero dagli
uccelli che vi abitavano e di cui gli aruspici scrutavano il volo;
un’altra interpretazione è la derivazione ab adventus hominum,
ovvero l’uso di andare al Tempio di Diana con le barche perché il
colle era circondato da paludi; l’ultima è forse più affascinante
interpretazione vuole che lì fu sepolto Aventino, re di Alba Longa
come raccontano Dionigi d’Alicarnasso, Tito Livio e Festo Avieno.
L’affascinante collegamento potrebbe essere confermato dal
ritrovamento, avvenuto nel 1692, di un sepolcro molto antico tra la
basilica di San Saba e le Mura Aureliane, tuttavia in tempi arcaici
l'Aventino era un pagus ed era nettamente distinto dai montes dove
già si stava espandendo l'abitato ed era fortemente connesso
all'approdo del Tevere; sull'Aventino erano poste le are delle
divinità antiche e misteriose e si svolgevano i riti di culti
arcaici (Bona Dea. Libero, Libera, Luna). Solo tra il VI e V secolo
l'Aventino, anche se solo la sua altura maggiore, venne compreso
entra le mura da Servio Tullio ma rimase sempre fuori dal Pomerium.
Tutti
questi fattori hanno fatto dell'Aventino il luogo dell'Altra Città o
il luogo degli opposti che favoriscono il progresso civile e
culturale di un popolo. Un altro evento rafforza poi il simbolismo
legato all'Aventino come altra città: Romolo scelse il colle come
luogo per la sepoltura di Tito Tazio, il capo dei Sabini con cui
aveva regnato dopo la fusione dei due popoli. Questa scelta di Romolo
segnala un distacco tra mito e storia perché l'area non è mai
stata, prima e dopo, luogo di sepolture; a questo fatto gli storici
hanno trovato una doppia spiegazione. Nel mito Tito Tazio viene
eroizzato ma il non aver saputo prendere una posizione decisa verso i
sabini che avevano ucciso degli ambasciatori, gli nega quel destino
superiore - che invece toccherà a Romolo che verrà divinizzato -,
quindi come uomo deve essere sepolto fuori del pomerio. A questa
contrapposizione tra Tito Tazio e Romolo corrisponde nella storia
quella tra comunità dell'Aventino e comunità del Palatino ed infine
quella tra plebei e patrizi.
Nel
VIII secolo sul colle di Remo si erano già stanziati dei gruppi di
sabini ed in questa presenza si può trovare una connessione con la
costruzione di un tempio dedicato a Diana che la tradizione racconta
sia stato voluto dal re Servio Tullio.
Quando
Servio Tullio costruì le mura di Roma volle includervi il colle che
fino ad allora ne era rimasto escluso, l'Aventino.
Eppure
che l'Aventino avesse qualcosa di “altro” fu riconosciuto dallo
stessp Servio Tullio quando seppure incluso nella cinta muraria lo
vole lasciare fuori dal pomerium, il recinto sacro dell'Urbe.
Gli storici hanno a lungo dibattuto sui motivi di questa esclusione
proponendo delle interpretazioni che rimandano agli influssi negativi
del colle visto che era stato da lì che Remo era salito per
avvistare gli uccelli.
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