Dal diario di Urangia Tazzoli
Si
sale verso il fronte. “Romba continuamente il cannone. Si sente il
nemico vicino. Col vento fresco dell'alba, nell'umidore dei boschi
all'intorno, sale odore di morte, a ondate, dal fondo valle. Erano i
morti insepolti, o male sepolti, della VII e della IX compagnia.
Odore di morte, odore di cadavere, che tutti ci prese penetrandoci
nelle ossa, nel sangue”.
Nel
primo scontro, il battaglione perde 157 soldati su 657 e 9 ufficiali
su 14. Quando cala la sera, il maggiore guida il recupero dei feriti
e dei cadaveri. Molti hanno in tasca lettere ricevute da casa. Una
madre ha scritto al figlio: “Mi piace di sentire che sei così
aperto e leale e che ti vanti e vuoi andare avanti fino a che puoi
perchè vincano gli italiani. Ricordati però di non arrabbiarti mai,
di non bestemmiare, di dire ogni sera un'Ave Maria, e di portare
questa medaglieta che tua madre vecchia ti offriva”.
Annota
il maggiore: “Poi c'è una lettera di una moglie: essa narra tutti
i fattarelli di casa e del vicinato, i piccoli dolori, gli incidenti
e le gioie quotidiane e benedice il marito combattente per la Patria.
Trovo una lettera di un bimbo, che scrive al padre con grandi
scarabocchi significativi, affettuosissimi”.
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