Venezia FC: Supplizio infinito capolinea Javorcic Venezia preso in giro

Supplizio infinito. Basta, pietà, calino i titoli di coda sul Venezia di Javorcic. Umiliato per l'ennesima volta al Penzo - 5 ko su 6 gare -, facile terra di conquista anche per un Ascoli davvero modesto. Finisce 0-2, con gli arancioneroverdi che dopo un'ora di nulla crollano nel finale sotto i colpi di Dionisi e Collocolo. Squadra senza idee, senza voglia, senza testa. Una prestazione desolante, specchio di uno stadio per tre quarti vuoto nonostante la giornata estiva. Ma capace di assordare il fischio finale dell'arbitro a suon di "vergogna, a lavorare, fuori i c...". Soltanto in settimana, la dirigenza dichiarava che "la rosa del Venezia è tra le migliori della Serie B". Ma oggi è in zona retrocessione. Se le parole hanno ancora un valore - il club ora sceglie il silenzio stampa -, paghi l'allenatore per tutti: nel calcio funziona così per molto meno.
SBADIGLI Non inganni il 6' del primo tempo, quando una bella incursione di Candela dalla destra manda in gol Ullmann appostato sul secondo palo: l'austriaco si aiuta col braccio e l'arbitro annulla dopo l'intervento del Var. È una folata sporadica, per nulla indicativa della partita che sarà. Noiosa, scarna, densa di errori da entrambe le parti. L'Ascoli, al piccolo trotto, se lo può permettere. Il Venezia no. Tessmann - preferito a Crnigoj (??) - è una zavorra per il centrocampo, Cuisance il pallore del fuoriclasse che dovrebbe essere. E l'attacco non punge: Cheryshev ci prova - da lui, botta centrale al 27', arriva l'unico tiro nello specchio dei suoi in tutto il match -, Novakovich è semplicemente inadatto. L'unica traccia di brio arriva dagli esterni, con Ullmann volitivo e Candela in palla: alla mezz'ora, il suo invito alle punte viene ben sventato da Simic ultimo uomo. Si va al riposo senza altre azioni costruite dai ventidue in campo. Bassa, bassissima Serie B.
IL GRANDE BUIO Evidentemente a Javorcic va bene così. Perché non suona la sveglia, non mischia le carte, lascia che sia. L'immagine della farsa è un lancio lungo tentato da Tessmann, che atterra un compagno lì a due passi. "Questa squadra è l'anti-calcio", si sente urlare dalla tribuna. Al 60' finalmente i primi cambi, ma quelli giusti li indovina Bucchi: Pedro Mendes in primis, che gira la partita. Poco più tardi Simic scodella in area, il portoghese fa la sponda perfetta, Dionisi - quanto manca al Venezia un vecchio bomber di categoria - prende il tempo ai centrali e libera un diagonale chirurgico per lo 0-1 Ascoli. Fin troppo semplice. Gli arancioneroverdi sbandano, sbagliano tutto, rendono brillante l'avversario. Mendes è una furia, cerca pure il gol sotto la sud in rovesciata. Poi trova un'altra spizzata mortifera, che manda in porta Lungoyi: Joronen è costretto a stenderlo al limite, rosso diretto e Venezia in dieci. Fine dei giochi. Ma come fa male, il coltello nella piaga: all'86' perfino Collocolo sembra Kvaratskhelia, salta i difensori come birilli e infila Bertinato con un colpo da biliardo. Basta, basta, basta. Torna in mente la canzone scelta dagli altoparlanti del Penzo all'intervallo: "The man in me" di Bob Dylan, colonna sonora del "Grande Lebowski", quel meraviglioso sbandato dei fratelli Coen che prende "la vita così, come viene". Ecco. Lo sport è diverso: a prenderlo così, come viene, senza piani né spirito competitivo, si finisce sconfitti. E presi in giro. È ora di cambiare rotta.
Le pagelle
5 JORONEN non è che abbia chissà quali parate da fare ma quel rosso nel finale, compromette del tutto le residue speranze di rimonta del Venezia.
6 CANDELA un piccolo raggio di sole in un pomeriggio disastroso. Chiamato a rimpiazzare Zampano, inizia un po' in sordina con qualche passaggio sbagliato ma volta ha la forza di prendere le misure e arrivare spesso sul fondo.
5,5 WISNIEWSKI a un discreto primo tempo, si somma una ripresa finita nel naufragio generale, perché pure lui perde la bussola e non riesce a salvarsi.
5 SVOBODA incerto sin da subito, un po' alla volta si smarrisce come il resto del gruppo e barcolla come tutta la nave nel mare in tempesta.
S.V. BERTINATO becca la rete della fine di Collocolo, gioca poco e non ha colpe.
5 CEPPITELLI anticipato da Mendes in occasione del vantaggio marchigiano, alla lunga va in difficoltà e rispetto alla buona prestazione di Brescia, compie un deciso passo indietro.
5,5 FIORDILINO nel primo tempo, regge abbastanza la baracca in mezzo al campo. Non rientra con il piglio giusto e Javorcic lo toglie quasi subito.
5 PIERINI chiamato a dare una scossa a una squadra spenta, finisce con l'adeguarsi all'andazzo tutt'altro che esaltante.
5 TESSMANN tanta confusione e nessun guizzo. Purtroppo sempre più spesso, quando gioca non riesce a garantire quel legame tra reparti.
5 CRNIGOJ un palo illusorio con il Frosinone, una bella e importante rete a Brescia, contro l'Ascoli non c'è. Si pensava che partendo dalla panchina potesse essere un fattore. Niente.
5 ULLMANN l'unica emozione del Venezia è il suo... braccio. Spinge poco e con il passare dei minuti, il suo apporto diventa sempre più minore.
5,5 HAPS in settimana non era stato benissimo ed è entra a gara in corso. Ci sarebbe da rimontare ma non punge.
4 CUISANCE pazzesca la sua involuzione, irriconoscibile. È stato al Bayern Monaco ma pare uscito da una squadra di dilettanti.
5 CHERYSHEV un tiro telefonato e null'altro. L'attacco, e non solo, è stato il grande assente così come il suo apporto.
5 NOVAKOVICH il ritorno da titolare non è stato un granché, anche se, a parziale scusante, non è arrivato uno straccio di pallone.
5 POHJANPALO se in altre occasioni c'era del buono, stavolta non si è visto, quasi spaesato.
5 JAVORCIC schiera una formazione un po' diversa da quanto ci si aspettasse. Visto ieri, nulla è da salvare, perché alla voce palle-gol siamo a zero.
La società ordina il silenzio è la prima volta che accade con la proprietà americana
Non si era mai visto, almeno nei tempi "moderni" del calcio professionistico italiano che una società vietasse ai suoi tesserati di rilasciare dichiarazioni alla stampa al termine di una partita. Cinque giorni fa è venuto in sala stampa anche Massimiliano Allegri per spiegare la storica eliminazione in Champions della sua Juventus nella fase a gironi. D'accordo, ci sono precisi accordi con Sky, ma se non viene il capo allenatore, si presentano ai giornalisti il suo vice, il direttore sportivo o il presidente. Anche il Venezia ha i suoi obblighi contrattuali con Sky o Dazn. Ma, al di là dei contratti con le emittenti, il club di Niederauer ha precisi obblighi con i suoi tifosi, che non potranno ascoltare i motivi della peggiore prestazione stagionale. Oltre a essere una grave mancanza di rispetto nei confronti dei giornalisti. Di domande, sia alla società che al tecnico Ivan Javorcic, ne avremmo avute a bizzeffe. All'allenatore avremmo chiesto i motivi di questa prestazione indecorosa, dove Cheryshev e compagni non hanno mai dato l'impressione di far male all'Ascoli. Lo stesso Cristian Bucchi, a fine gara, ha dichiarato di non aver mai avuto la sensazione che il Venezia potesse segnare. Sotto l'aspetto delle punte, questa avrebbe potuta essere un'altra domanda da rivolgere a Javorcic: perchè ha deciso di tenere in panchina Pohjanpalo? Ci portiamo a casa gli interrogativi senza risposta sul motivo di lasciare in panchina Haps, sebbene fosse recuperato. E ancora se l'esclusione di Ceccaroni, dopo il ritorno dalla squalifica, fosse una definitiva bocciatura. Altre due domande sarebbero state quelle se spiegasse il fatto che il gioco del Venezia non è mai decollato e anche di capire il motivo di questa media da retrocessione al Penzo (1 punto su 18, l'ultima della B). Al direttore tecnico Cristian Molinaro, vista l'assenza del presidente, rappresentato ieri da Ivan Ramiro Cordoba, avremmo chiesto il motivo per il quale un organico da Serie A, come continua a affermare Niederauer, rischia la seconda retrocessione consecutiva. Gli avremmo rivolto anche un'altra domanda di prassi: "Javorcic gode ancora della fiducia della società?". Se si deve pensare a un nuovo tecnico, non si possono aspettare, come l'anno scorso, per l'esonero di Zanetti, le ultime cinque giornate di campionato, pena la discesa in Serie C. Se la società pensa ancora al mercato , soprattutto per il reparto avanzato, vuol dire che non è soddisfatta del rendimento delle punte. Ecco perchè Alex Menta e la sua squadra stanno cercando di portare in laguna Fedor Chalov, attaccante russo, rientrato al Cska Mosca dopo il prestito al Basilea. Ma continuare con gli stranieri non si sa dove possa portare: lo si vede in campo dove la squadra non s'intende ed è scollegata fra i reparti.
«Bravi a non concedere spazi mi diverto con questi ragazzi»
Cristian Bucchi entra nella sala stampa del Penzo e sorride. Per la vittoria, certo, ma soprattutto perché "mi diverto", dice l'allenatore dell'Ascoli.«Mi diverto ad allenare la mia squadra. Vedere questi ragazzi lavorare insieme e passare il tempo con loro è qualcosa d' impagabile: venerdì a tavola guardavamo Bari-Ternana, c'era un'atmosfera distesa, scherzosa, che ci dava grande fiducia per il giorno dopo. E così è stato». Tutto l'opposto dell'aria pesante in casa Venezia. «Sapevamo che il nostro avversario si esalta in contropiede», Bucchi spiega il piano partita, «ma che invece in casa, quando è chiamato ad imporre il proprio gioco, se non trova spazi per finalizzare va in difficoltà. Noi li abbiamo aspettati con intelligenza, per poi leggere il momento giusto per girare l'incontro. Saper soffrire è un elemento fondamentale per fare strada in questo campionato. Merito anche dei nostri "vecchietti", che aiutano a crescere gli altri con grande mentalità». Appunti per Fiordilino e compagni. Da allenatore a allenatore: come ritrovare la fiammella della serenità? «Non mi permetterei mai di dare consigli a Javorcic», continua il collega, «Ma lo capisco benissimo: un mese fa il mio Ascoli se la passava forse peggio di loro. Ci vuole pazienza. Il Venezia è una squadra forte, costruita per il lungo periodo. E deve ancora assemblarsi. Io in passato ho allenato formazioni appena retrocesse, vedi il Benevento, Empoli». «So per esperienza quanto sia dura riportare i giocatori a battagliare con la giusta umiltà. Quanto sia frustrante per loro passare da San Siro ai campi della Serie B». Urge l'uomo giusto per ripartire. L'Ascoli il suo se lo tiene stretto.

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