Tuono continuo

Francesco De Peppo
 racconta bombardamenti, vita in trincea, combattimenti a monte Coni Zugna il 18 giugno 1918
Gli austriaci tentano un’ultima grande offensiva con la speranza di spezzare la resistenza dell’Italia e costringerla all’armistizio. Si combatte la seconda battaglia del Piave, o del Solstizio, alla quale partecipa anche De Peppo.
18 giugno
Si incomincia a sparare peggio dell'altro ieri. È un continuo cadere da ogni lato di bombe, granate, sdrappnels (hrapnel, Ndr) di doppio effetto. E mitragliatrici, fucili, bombarde, batterie antiaeree, sembra sul serio il finimondo. Ricominciano a passare, squarciando l'aria e le orecchie, i proiettili da 305, aeroplani s'alzano per il cielo mentre si formano tante nuvolette grigie intorno a questi. Si sente un odore di bruciaticcio da per tutto, mentre l'aria è satura di fumo.
Non si ode che un continuo cannoneggiare, gli scoppi sono così frequenti che sembrano uniti tutti, non si ode che un solo tuono irregolare ma continuo, senza spezzare un sol momento, che dopo essere scoppiato uno ve ne sono altri cento che ripigliano la musica. Confesso che mi sono accucciato nel fifaus, e non mi sono più mosso, e come me tutti gli altri della batteria, col Capitano e i subalterni.
Si ha un bel dire essere coraggiosi, ma mettere la testa fuori in quell'inferno, è lo stesso che suicidarsi, ed io ci tengo alla mia pelle. Ci danno una mezz'oretta di tregua per il rancio, e poi si ricomincia con più forza. Sembra quasi come se sparassero a consumazione dei proiettili, è una pioggia continua, incessante, io non odo più nulla se non un ronzio fortissimo nelle orecchie. Cerco d'otturarle, ma senza nessun vantaggio, e si spara, si spara. Sarà un'offensiva seria? Che stessero avanzando? Perdiamo terreno? Dobbiamo retrocedere? Mille domande senza risposta s'incrociano, ognuno vuol dire la sua, per saperne dopo meno di prima.
Finalmente calano le ombre della sera, e con queste diminuisce il cannoneggiamento, sempre però intenso, illuminato dai razzi illuminanti.
19 giugno
Abbiamo passato tutta la notte nei fifaus senza poterci muovere, tanto si sta stretti, e senza poter chiudere neanche occhio. Che cosa è la forza dell'abitudine: da borghese, e al reggimento, se non dormivo le mie 8 o 9 ore mi sentivo male per tutta la giornata. Qui, sono sazio di sonno e mi reputo fortunato quando ne dormo 4 o 5.
Per il gran cannoneggiare di ieri il terreno tutto intorno ha cambiato, direi quasi, forma e quasi non riconosco più i luoghi. Dove vi era un monticello, oggi vi è un avvallamento, gli antichi fossati sono diventati rialzi, grossi massi sono precipitati in burroni, smantellate e rase al suolo mura di antiche abitazioni, e grosse rocce cadute dall'alto ostruiscono completamente la Strada Imperiale.
Fortunatamente il fuoco è cessato, quasi completamente, potendo quindi sgranchirci le gambe e lavorare ad accomodare i danni subiti in Batteria.
Vado alla mia tenda e la trovo crivellata di proiettili. Il mio casco colpito da una pallottola non so se di fucile, mitragliatrice, è ammaccato. Si vede che non ha avuto la forza di forarlo. Cucio i buchi nella tela, e vado al terzo pezzo per rifare la piazzola che è completamente smantellata: altre riparazioni al 2° e al 1°, e una ripulita al 4° pezzo.

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