Arrivano quelli del '99

Priamo Ferrini 
racconta battesimo del fuoco, morti, feriti a Meolo (VE) il 10 novembre 1917
Priamo Ferrini è un ragazzo del '99 e nei giorni di Caporetto è sotto le armi da qualche mese. A novembre arriva al fronte, sul Piave
Finalmente alle ore 1 dopo mezzanotte siamo giunti alla stazione in dove siamo smontati e questo paese era chiamato Meolo, noi si era serrati dentro quei carri che si dormiva quasi tutti.  Ed allora aprono e ci svegliarono tutti noi appena svegli si saltò fuori ma si resto come tanti stupidi quando si vide che si era vicino alla linea alla nostra sinistra si vedeva tutto un lampeggio per l’aria più di quanto viene questi grossi temporali erano dei colpi piccoli e grandi colpi di metralia e di fucile e razzi di segnalazione razzi inluminanti, insomma non saprei spiegare quanto si restò male, e pioveva proprio senza risparmio, siamo restati li impalati tutti quanti a guardare la in dove si trovava il macello umano non si faceva una parola si era come tanti muti e con la faccia come i cataveri dalla grande impressione.
Si sentiva altro che i superiori che gridavano che si andasse in righa per riprendere il fucile e la baionetta che l’avevano ritirata prima della partenza, loro vociavano e noi si tremava come tante foglie non si sapeva più quello che si faceva.
 
Ci siamo messi in righa sotto quella pioggia allo scuro che non si vedeva uno alla distanza di due metri in quella stazione ci era soltanto che delle candele accese nelle stanze in un modo che non si vedesse la luce da di fuori.
Insomma quando ci siamo messi tutti al posto ci siamo messi in marcia carichi e più la pioggia e lassu continuava ancora il contratacco ma non si pensava alla pioggia e alla stanchezza si pensava in dove si andava a finire la nostra vita così giovani. 
Si camminava lungo un piccolo fiume e camminando si è principiato a trovare le abbolanze che portavano giù i feriti e lungo il nostro cammino a distanza di pochi metri si trovava le abbolanze non saprei dire come si era contenti.
Ci siamo fermati alle 4 la mattina del 12 ad un paesetto chiamato le fornaci, ma però era disabitato perché si era vicino alla linea e ci hanno messo sui lati delle strada e siamo stati fermi circa una mezzora, mentre il Battaglione del 77 Regg. Che faceva parte con noi gli consegnarono le cartuccie e dopo sono partiti subito per la linea che alla mattina di loro non ne era restati nemmeno la metà, hanno principiato a consegnare le cartuccie anche a noi del 78 e ci davano 29 caritori per ciascuno.  Si era vicini ma si aveva sempre la speranza di stare un po’ di giorni un po’ distante dalla linea ma inceve fu tutto diferente appena che ebbero finito di consegnare le cartuccie siamo ripartiti la pioggia era cessata e principiava a farsi giorno chiaro ed allora si principio a vederli bene i feriti che s’incontrava tutti sangue che parevano scannati che ci facevano a terrore perché cosa volete non si era mai veduto un affare in quel modo, si trovava degli Ospedaletti da campo dove gli scaricavano che aveva facciato la testa che le braccia chi zoppi chi piangeva mentre gli scaricavano che chiamava i genitori dal dolore, ma non vi so dire come si era diventati, e ci portavano sempre avanti ed allora si principio a trovare le abbolanze ferme e gli portavano giù addosso i porta feriti con le barelle.
Si domando quanto si era distante dalla prima linea ci fu risposto ci sarà tre chilometri non so dire come si diventò quando ci dissero che si era quasi in prima linea.
E ci facevano ancora più paura perché ci dicevano ma sono matti a mandarvi in linea senza elmetto e senza maschera, se per disgrazia buttassero il gas morite tutti quanti in pochi minuti e quelle erano parole di conforto per noi.
Ma era inutile ci portavano sempre avanti finalmente alle 2 ore dopo mezzogiorno ci si fermo e ci messero lungo un fiumicello morto sotto certe piante di salici stanchi morti tutti impauriti che non si sapeva nemmeno quello che si faceva. Poi venne il Comandante del Battaglione e disse che si restava li tutto la notte e dette ordine che ci si facesse un po’ di riparo.
Credete che non si lascio nemmeno ripetere perché ci avevano fatto le istruzioni dicendoci che facendo un po’ di riparo ci può dire la vita e come infatti dopo si vide che era vero tutto quello che c’insegnavano.
Appena che ci ebbero detto di fare dei ripari mentre lui parlava noi si era belle principiato a lavorare con quei piccoli arnesi che si aveva si pareva come tanti cani che sentono lodorato di qualche animale che si mettono a raspare tutti in ginocchio si scavava colle mani con gli atrezzi insomma in tempo di un quarto d’ora si era fatto di quelle buche che ci si entrava comodamente dentro per farci stare più in paura principio a venire degli areoplani Austriachi bassi bassi e i superiori ci gridavano a terra e tutti sdraiati a terra come tante serpe, si cercava di respirare più piani che si poteva per la paura di non si muovere per non esser veduti considerate voialtri quanto coraggio che si aveva tutti quanti.
Finalmente si fece sera e venne l’ordine di andare a dormire in una casa che si trovava li vicino che i borghesi non ci erano più, però lasciarono diversi soldati di guardia e nella notte ci fu 4 feriti da pallottole di metralia austriaca ed allora si principio a vedere sparire anche di noi giovani, tutto il giorno 13 ci tennero dentro la casa perché fuori non si poteva andare per motivo degli areoplani che erano sempre in giro, si passo anche quel giorno ma quando si fu fatto buio ci fecero scappare fuori e ci consegnarono la maschera e l’elmetto e si principiò a camminare con fucile ciberne  piene di caricatori e si andiede a fare la corve, e si portava rotoli di filo spinato sotto l’argine del piave e ci tensero tutta la notte a far quel lavoro, e quando gettavano dei raggi inluminati che ci si vedeva come di giorno ci si buttava a terra e se non ci facevano alzare i superiori ci si stava tutta la notte dalla paura, e tutte le sere era quel lavoro.
Il 16 novembre la mattina ci fecero spostare e si andò più alla destra però più vicino alla linea lungo un arginetto di una strada, ed io e diversi miei compagni ci si trovava schierati vicini ad una casa  in dove si trovava un piccolo deposito di bombe a mano e nella solita casa ci il comando del Battaglione e delle compagnie, insomma venne una granata e andò a scoppiare in questo deposito di bombe, si andare andar via la metà della casa e ci fu diversi morti, al Capitano della mia compagnia rimase senza gambe il comandante del Battaglione anche lui era in condizioni gravissime e poi tanti altri Ufficiali e soldati morti e feriti.

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