"La sconfitta austriaca è completa"

Romualdo Cardarelli
 racconta bombardamenti, resa, cattura di prigionieri a Val Lunga, Conco (VI) il 28 giugno 1918
È la fine del giugno 1918, la Battaglia del solstizio volge al termine. L’offensiva austro-ungarica è stata respinta.
Domani ci sarà l’azione per riconquistare Monte di Val Bella Col del Rosso e Col di Echele.
29/6  Alle 3.30 cominciamo il tiro. La mattinata si rannuvola sempre più. Piove non poco, torna bel tempo piove ancora, e ritorna bel tempo. Il nemico risponde poco. Presto si hanno buone nuove dell’azione verso M.Val Bella. Molte centinaia di prigionieri. Ma Col del Rosso non cade. Nel boschetto di là da quota 1282 c’è una forte resistenza che i nostri non riescono a vincere. Col d’Echele è stato preso e poi abbandonato. Il tratto di trincea battuto dal Gruppo e specialmente quello affidato alla mia batteria è stato trovato pieno di cadaveri di nemici. Non tutta l’artiglieria pare abbia agito con accorgimento. Colpi corti si assicura abbiano demoralizzato la truppa e il boschetto non era stato liberato dalle numerose mitragliatrici. Il 4° pezzo si è finito di guastare. Rimaniamo col solo pezzo che ci fu sostituito, un vecchio pezzo ritubato. Domani si rinnova l’azione per completare la riconquista della nostra prima linea.
30/6  Il Capitano è tornato all’osservatorio e dirige con la consueta perizia il tiro. Il boschetto di q.1282 in poche decine di minuti è battuto a palmo a palmo. Alle 10 la fanteria muove all’attacco, trova un po’ di resistenza da un elemento di trincea vicinissimo alla nostra linea, la soverchia in una lotta con bombe a mano, prosegue per Col del Rosso, incontra una colonna di nemici che si arrende senz’altro e raggiunge la trincea di Col del Rosso senza che il nemico si sia accorto bene di quanto è accaduto. L’artiglieria nemica spara meno di ieri. Mancanza di munizioni, forse.
Col d’Echele cade alle 16.
Nel pomeriggio qui alcuni colpi di medio e grosso calibro. Uno presso la cucina della truppa ha fatto uno scavo così largo e profondo che fa pensare debba trattarsi di un 420 o 581. Almeno 4 metri e mezzo di profondità e 12 di diametro. Ne ho viste ormai buche di proietti ma nessuna come questa. Dobbiamo aver fatto prigionieri parecchie centinaia; come ieri. Oggi credo si sia ristabilita dappertutto la nostra linea di prima dell’offensiva nemica.
La sconfitta austriaca è completa. Spero e credo che non abbia come noi avemmo la forza di rialzarsi. Il colosso è mosso da molti fili esterni come un burattino, non ha la virtù di rifarsi. Gli manca l’animo; comunque gli mancano le forze nuove da sfruttare al posto di quelle che le acque del Piave e del Brenta hanno viste distrutte.

Commenti

Post popolari in questo blog

Quota 126 del Vippacco

Perchè c'erano tanti falli nella Roma antica?

Scoperto in Germania il “filo spinato” usato da Cesare contro i Galli.