Fuoco di sbarramento

Romualdo Cardarelli racconta bombardamenti, feriti, mortii a Val Lunga, Conco (VI) il 15 giugno 1918
La batteria di obici del tenente Cardarelli è sull’altopiano di Asiago. È il giorno in cui gli austro-ungarici sferrano l’offensiva di giugno, inizia la Battaglia del Solstizio
Alle 3 le nostre artiglierie cominciano a tuonare con violenza. Il nemico reagisce piuttosto fortemente. Sulle batterie da campagna e da montagna di Montagna Nuova devono piovere non pochi proietti. In Val Lunga pure cominciano ad arrivare subito.
Alle 3.10 un colpo da 105 colpisce il breve camminamento del ricovero del 2° pezzo. Il sergente Cinti e il Cap. Conti restano contusi. Tuttavia il sergente Cinti torna al suo pezzo e spara finché non ne può più. Il tiro nemico si fa un po’ violento ma soprattutto di una precisione impressionante. Colpi di piccolo di medio di grosso calibro.
Alle 3.15 fo sparare altri 8 colpi e contemporaneamente ricevo l’ordine di aprire un violento fuoco di sbarramento. 
Verso le 7 un strapnel scoppia a percussione nella piazzuola del primo pezzo.
Accorro al soccorso: incontro il sergente Bruno tutto grondante di sangue. 
Nella piazzuola due morti due feriti leggeri un ferito gravissimo che muore poco dopo. Il pezzo ha avuto guasto o rotto tutto il sistema di puntamento e il braccio d’alzo. 
Vaggi, Lucchetti, Ripari sia pace all’anima vostra. 
Nel pomeriggio rimane ferito il soldato Fabbri del 3° pezzo. Il tiro nemico si mantiene attivo tutta la giornata con brevi soste.
Il sottoten. Chemello in tutta la mattinata va instancabilmente da un pezzo all’altro svelto e sereno: anche Postempski si comporta benissimo. Cinti appena riavutosi dal colpo torna al suo pezzo e sebbene non si potesse reggere in piedi senza appoggio vi resta qualche ora finché non è sostituito da un caporale esperto. Il soldato Bellucci chiede di passare subito a un altro pezzo; l’operaio Cassina rimasto intontito e fuor di sentimento non vuole tenersi riparato e va da un pezzo all’altro fino al suo a trovare i compagni morti o feriti che non vi sono più. Fa pietà vederlo. La batteria anche dopo colpito il primo pezzo continua il tiro con la stessa intensità di prima. 
Nel pomeriggio il 2° pezzo che aveva perduto glicerina e sforzato dall’uso della 6.a carica si guasta nell’affusto. Son due oramai fuori uso. 
Verso le 9 fu dato l’ordine di far venire a Conco e tenervi pronti i cavalli necessari per un arretramento. Un’ora grigia. Mi cala come un’ombra fosca di disperazione sugli occhi. 
19/6  In draken-ballon sotto monte Lebele sopra S.Caterina. mi alzo fino a 1950 m. sul mare. Mattinata magnifica. Panorama mirabile. La pianura veneta e l’altopiano e le Alpi lontane formano un tutto di una bellezza non comune. Le colline che uniscono la pianura all’altopiano sembrano tutte giardini. Su Monte di Val Bella su Col del Rosso su col d’Echele per quanto guardi non vedo opere nemiche. Come nessuno vi fosse. Ma non posso vedere il groviglio a sinistra di q.1220. Il tiro non si può eseguire. Una fittissima nebbia improvvisamente invade la pianura e sale sale sale. Quando ci raggiunge scendiamo: settecento metri per uscirne. La terra si avvicina poi rapidamente il panorama si restringe. Siamo arrivati. Torno in automobile a Val Lunga.

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