Faccio sparare granate asfissianti

Romualdo Cardarelli
 racconta feriti, gas, bombardamenti a Slatna, Slovenia il 29 settembre 1917
Romualdo Cardarelli è in forza alla 29^ batteria di obici pesanti campali schierata ai bordi dell’altopiano della Bainsizza.
29, sabato, San Michele
Nella mattinata prima delle 6 faccio sparare 56 granate asfissianti. Non mi ripugna più questo barbaro mezzo come una volta.
Alle 6 ½ fino alle 8 ½  tiro piuttosto celere di granate comuni sul Na Kobil. L’azione è riuscita splendidamente: il nostro Gruppo si è comportato benissimo. Continua il nostro tiro rallentato fino a sera.
29/9/17
L’artiglieria nemica nel pomeriggio batte più intensamente con piccoli e medi calibri la vallatella. Verso le 19 il tiro è di una precisione impressionante. Un sergente resta ferito non gravemente. Il 4° pezzo continua lentamente il tiro. Alle 20 circa mentre mi trovavo nella baracca del telefono sentiamo sopra noi uno scoppio e uno schianto fortissimo. E insieme ci sentiamo avvolti in una cortina di fuoco. Si ha l’impressione di trovarci avvolti in un incendio senza via di scampo. Fuggiamo all’aperto e ci pare che nel fumo acre e intenso l’aria sia irrespirabile. Si teme per un momento che si tratti di una granata a gas asfissiante. Ma è per  me un solo istante. Riacquisto intiera la mia calma e la lucidità di mente. Risalgo la china per togliermi dal fumo e correre al soccorso e incito invano gli altri a seguirmi. La piazzuola di un pezzo (il 3°) era in fiamme con pericolo di veder scoppiare i proiettili che v’erano. Mentre accorro per iniziare l’opera di spegnimento incontro finalmente due uomini della Batteria, il serg. Galatti e il Cap. Manera del 4° pezzo che erano stati coinvolti nello scoppio e venivano anch’essi a spegnere l’incendio. Sopraggiunge subito dopo l’attendente del Ten. Sorrentino e poi il mio attendente. Per fortuna nessun proiettile scoppia. L’opera è presto condotta a termine. Il proiettile ci è costato 2 feriti gravi e 3 leggeri. Danni al materiale insignificanti. Bruciate le cariche il mascheramento, qualche altra cosa. 
Appena spento il 4° pezzo riprendo il tiro interrotto, con calma, come nulla fosse stato.
Godo che in questa prova più grave per me d’ogni altra passata, io mi sia comportato in modo che la mia coscienza non abbia nulla da rimproverarmi e che io senta anzi un certo compiacimento che non mi pare derivi da vanagloria.
Curioso è che anche nel momento del pericolo, quando mi pareva quasi certa la morte, io ho ammirato quel piccolo cielo d’un giallo bellissimo e di sfumature delicate che il bruciamento delle cariche di balistite aveva circonfuso tutto intorno dentro e fuori la sgangherata baracca.
 

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