Venezia FC: Notizie del 27 giugno 2022

LA NUOVA VENEZIA
Venezia, sarà la settimana dell'annuncio di Joronen
Settimana di annunci in entrata e in uscita in casa Venezia e sullo sfondo ci sono il raduno e l'inizio del ritiro per preparare la prossima stagione. Non sarà l'ossatura definitiva quella che si presenterà al Taliercio da venerdì per i test o, comunque, sino all'1 settembre, giorno di chiusura del mercato, c'è la sensazione che molte cose possano ancora cambiare, a partire dall'attacco. Oggi Henry dovrebbe passare al Verona in via ufficiale. E per il ruolo di portiere, si attendono notizie a breve su Jesse Joronen, sempre più diretto verso viale Ancona e che sarà il numero 1 della prossima stagione in Serie B. A questo punto, è da decidere il futuro del finlandese Maenpaa.
BERTINATO. Con la firma di Bertinato sino al 30 giugno 2023, cambia il quadro di chi occupa il posto tra pali. Nell'ultima stagione, è stato il terzo portiere, perché davanti a lui si sono succeduti Romero, Lezzerini e Maenpaa, ma gli infortuni hanno impedito che i tre fossero sempre disponibili contemporaneamente. In effetti, il rinnovo è un po' a sorpresa, non fosse altro per i tempi, arrivato pochi giorni prima della scadenza. Ora, però, Bertinato è atteso a un salto nella sua carriera: o resta a Venezia e fa il secondo, oppure la società ha deciso di prolungare il contratto per non perderlo a zero e magari dagli un'opportunità altrove. E, di conseguenza, se Bertinato restasse a Venezia, allora sarebbero fatte delle riflessioni su Maenpaa, con il contratto in scadenza tra un anno.
JORONEN. Ultimi scampoli di vacanza prima di rimettersi al lavoro nel fine settimana con la partenza per il ritiro sloveno e al Taliercio potrebbe vedersi Jesse Joronen. Il portiere finnico del Brescia è sempre più vicino al Venezia (gradisce la destinazione), con Lezzerini e Galazzi che farebbero il tragitto inverso. Sarebbe un affare da 1,25 milioni di euro più bonus e per lui, il Venezia sarebbe disposto a mettere sul piatto un quadriennale. Di fatto, siamo ai dettagli.HENRY. E ai dettagli ormai è pure il passaggio in prestito di Henry al Verona. Già oggi potrebbe essere ufficializzata l'operazione dopo le classiche visite mediche, con il francese che ha preferito rimanere in Italia anziché accettare le sirene americane: da Washington erano pronti a investire 12 milioni di euro. Ma il bomber transalpino ha scelto la Serie A.
PRONTI A RIPARTIRE. Venerdì e sabato sono attesi i giocatori per i test. Poi la domenica si partirà per Rogla, nella zona nord-orientale della Slovenia, dove si rimarrà sino al 22 luglio. Poi dal 25 al 30 luglio si andrà ad Auronzo di Cadore.
Alessandro Ragazzo
«La mia Primavera sarà competitiva ho uno zoccolo duro su cui lavorare bene»
«Andrea Soncin rimarrà alla guida della Primavera»: parole del presidente Duncan Niederauer alla presentazione della triade tecnica Molinaro, Donati, Menta. Dopo la breve parentesi sulla panchina della prima squadra (5 punti in 5 partite), il quarantatreenne tecnico di Vigevano continuerà il suo lavoro con i giovani arancioneroverdi. «È stata una grande esperienza», ha spiegato Andrea Soncin, «sul piano umano e a livello formativo. Posso solo essere grato alla proprietà di avermi dato questa opportunità. Adesso torno a concentrami sulla Primavera, sempre con l'obiettivo di forgiare ragazzi in grado di esordire in prima squadra». Nella passata stagione si sono visti in campo De Vries, Bah, Mikaelsson con Neri, Makadji, Mozzo, Pecile e Lazar a respirare l'atmosfera dalla panchina. «La squadra cambierà volto, questo è scontato, perché alcuni giocatori non saranno più in età. Ripartiremo, comunque, con uno zoccolo duro in quanto lo scorso anno è stato fatto un gran lavoro sul piano degli investimenti per portare al Venezia tanti giocatori». Sarà un campionato ancora più competitivo e più lungo visto che la riforma dei campionati Primavera prevede due gironi da 16 squadre con 30 partite in stagione regolare. «Avremo più incontri, è vero, stiamo aspettando la composizione dei due gironi che però avranno sempre una connotazione geografica». Il Venezia ha fallito in extremis l'approdo ai playoff dopo un girone di ritorno da assoluto protagonista. «La squadra è cresciuta molto nel corso dei mesi», ha ammesso Soncin, «questo fatto rappresenterà un altro vantaggio rispetto a 12 mesi fa. I giocatori che rimarranno si conoscono già e sono già dentro alla nostra metodologia di lavoro».Il Venezia ha già provveduto a riscattare Bah e Mikaeksson, mentre Makadji e Baudouin hanno firmato il primo contratto da professionisti. Nella passata stagione sono state promosse Udinese, Cesena e Frosinone, sono scese dal campionato di Primavera 1 Genoa, Spal e Pescara, con le prime due candidate a terminare nel girone del Venezia, mentre dal Primavera 3 sono salite Albinoleffe, Feralpisalò, Padova, Imolese, Viterbese e Monopoli. Nelle passate settimane Soncin era stato accostato alla panchina dell'Ascoli. «Niente di vero, solo chiacchiere, nessun contatto». --
Michele Contessa
Grande festa per i 35 anni degli Ultras VeneziaMestre
Buon compleanno VeneziaMestre. È stata una grande festa arancioneroverde, all'ex forte Gazzera, dove oltre 300 tifosi si sono radunati per celebrare i 35 anni dalla nascita dell'Unione, il 26 giugno 1987. Un'iniziativa promossa da tutti i gruppi della curva sud. Mostra fotografica, passerella di cimeli, maglie e sciarpate da una stagione all'altra per ripercorrere la storia di un movimento che ha cambiato lo sport veneziano e il suo impatto sul territorio. Non potevano mancare rappresentanze delle tifoserie gemellate, da Modena a Pistoia, da Cosenza al Rapid Vienna. E le vecchie glorie: acclamati a gran voce i vari Scantamburlo, Pradolin. Poggi e Collauto, che da dirigenti hanno contribuito al ritorno del Venezia in Serie A. --F.GO.
Assembramento a Cascia
con Ascoli, Benevento e Ternana, Genoa in Austria
Non sarà solo il Venezia a oltrepassare il confine per la preparazione precampionato. Dopo le tournée negli Stati Uniti con Pippo Inzaghi e in Olanda con Paolo Zanetti, il Venezia andrà a Rogla, in Slovenia, lasciandosi alle spalle lo strascico con San Vito di Cadore, il Genoa, invece, conferma la sua matrice esterofila in estate, sempre in Austria, ma con la novità della sede. Non più a Neustift, ma a Bad Hering (18-28 luglio), sempre in Tirolo, con un paio di amichevoli in carniere. Se il Venezia effettuerà la seconda parte del ritiro ad Auronzo, il Cadore ospiterà anche il Perugia (9-23 luglio) che soggiornerà a Pieve. Il Trentino vedrà gli arrivi del Brescia a Ronzone (2-16 luglio) in Val di Non, dove è sindaco l'ex allenatore dell'Umana Marco Battisti, del Parma che ha suddiviso il suo precampionato in due sedi, prima a Pejo (6-16 luglio) e poi a Pinzolo (19-30 luglio), e della Spal, che ritornerà a Mezzana (11-24 luglio), in Val di Sole, che ha ospitato anche il Venezia tre anni fa dopo che era saltato il ritiro sull'altopiano di Piné. Fedelissimo alla tradizione cimbra il Cittadella che salirà anche quest'anno (24 luglio-6 agosto) sull'altopiano di Lavarone sostenendo gli allenamenti al campo comunale di Bertoldi. Confermato anche il ritiro alto-atesino del neopromosso Sudtirol che soggiornerà a Ridanna (10-22 luglio), all'ombra delle Alpi dello Stubai. In "casa" il Cagliari ad Assemini da domenica. Assembramento a Cascia, che diventerà nel mese di luglio il quartier generale di Benevento, Ascoli e Ternana, il Como non lascerà la Lombardia spostandosi in Valtellina a Bormio (4-23 luglio), ripetendo l'esperienza di dodici mesi fa. Il Pisa di Maran ritornerà a Rovetta, in provincia di Bergamo, Roccaraso ospiterà l'ambizioso Bari (7-23 luglio), il Modena non lascerà la sua provincia e sarà a Favano, il comune più vasto dell'Alto Frignano, nel Maceratese invece il Cosenza a Sarnano, Palermo a San Gregorio Magno, in provincia di Salerno. --M. C.
Diciotto over, 2 "bandiere" e Under 23 senza limiti
Anche in Serie B dirigenti e allenatori dovranno fare i conti con la normativa nell'allestimento della rosa, innanzitutto il tetto massimo di 18 giocatori classificabili come "Over", vale a dire nati entro il 31 dicembre 1998, mentre gli Under 23, nati dall'1 gennaio 1999 in poi, possono essere utilizzati senza limiti, come avveniva in Serie A. Esiste poi una lista C, che consente il tesseramento di altri due calciatori Over, a patto che siano stati sotto contratto con il club per quattro stagioni consecutive, anche nel settore giovanile, in questo caso il Venezia ha più opzioni, a cominciare da Modolo e Ceccaroni. Una sorta di giocatori bandiera. Quindi, riassumendo, un massimo di 18 giocatori over, due giocatori bandiera e un numero illimitato di under 23. -- M.C.
IL GAZZETTINO
UN'AVVENTURA LUNGA 35 ANNI
Trentacinque anni fa come ieri, il più impensabile e imprevedibile degli tsunami cambiava per sempre volto al calcio lagunare. Nessun dubbio, dalla fusione del 26 giugno 1987, con cui il Venezia incorporava il Mestre, nulla è più stato come prima, innanzitutto sul piano emotivo. Squadre solo neroverdi e arancionere sono nel frattempo rinate più volte, con la loro piena dignità e dimostrando legittimamente che non tutti erano disposti a rinunciare alla più normale e sentita delle rivalità cittadine.
Tuttavia negli ultimi 35 anni l'unica bandiera che non ha mai smesso di sventolare è quella arancioneroverde, nata dall'unione di due entità pallonare che qualcuno tuttora definisce incompatibili come l'acqua e l'olio, ma che fatti alla mano è stata la sola capace di coinvolgere gli appassionati senza mai lasciarli orfani della loro squadra. Un percorso simile fin troppo spesso ad una via crucis, con l'abbandono del deus ex machina Maurizio Zamparini giusto vent'anni fa, sceso a Palermo all'indomani guarda caso di una immediata retrocessione dalla Serie A. Come quella incassata davvero malamente da un Venezia made in Usa che oggi, più che per il flop sportivo, sembra avere qualcosa da farsi perdonare per il suo approccio commerciale con la tifoseria. L'addio di Zamparini del 2002 resta lo spartiacque della storia arancioneroverde, che da lì e nell'arco di due lustri registrò ben tre fallimenti societari (2005-2009-2015) e altrettante ripartenze dal sommerso.
Dalla fusione in poi sono state sei le differenti denominazioni, con il Calcio VeneziaMestre accantonato già nel 1989 (a favore dello storico Ac Venezia 1907) e da quel momento gridato petto in fuori da generazioni di tifosi che non hanno esitato a lottare per l'Unione. Dall'Ssc Venezia all'Fbc Unione Venezia fino all'attuale Venezia Football Club, partito nel 2015 con 1.082 spettatori in esilio a San Donà per il 4-0 alla Sacilese, e decuplicati nell'ancora fresca Serie A con il picco dei 10.459 presenti il 10 aprile a Sant'Elena per un altro derby triveneto perso 2-1 contro l'Udinese. Denominazioni differenti per un tricolore che, risultati alla mano, ha regalato nonostante tutto più gioie (dieci promozioni e uno scudetto dilettanti) che lacrime (quattro retrocessioni).
TRENTACINQUE
Una partecipazione al fianco del Venezia inevitabilmente condizionata dal diversamente comodo raggiungimento dell'ultracentenario stadio Penzo, riscoperto nei mesi scorsi grazie ad una società che ha saputo regalare agli appassionati la Serie A, nient'affatto sminuita definendola insperata. Il club guidato da Duncan Niederauer merita sinceri ringraziamenti, per gli epocali milionari investimenti operati sulle strutture sportive (lo stesso Penzo e il centro sportivo Taliercio) prima ancora di quelli calcistici. Ora però è un'altra la crescita che il Venezia dovrebbe ricominciare ad inseguire, quella di una dimensione semplicemente più umana e per così dire della porta accanto. Bene la visibilità internazionale, urge tuttavia riaprire il dialogo con la tifoseria, perché Venezia, Mestre e provincia vivono da sempre la loro squadra come un amico di famiglia, un rapporto che non si è mai misurato solo in termini di presenze allo stadio. Questo Venezia deve ricominciare ad aprirsi alla gente, capirne gli umori, conoscerne le ragioni e le manie, cercando un punto d'incontro per migliorare l'attuale clima che la retrocessione influisce nulla non sembra affatto far partire col piede giusto l'ormai imminente stagione in Serie B. Trentacinque anni di battaglie per le maglie e l'identità hanno sfiancato e stancato tutti, ora tocca al Venezia ritrovare quella vera Unione con i propri tifosi che potrebbe tornare a fare la differenza in positivo.
Marco De Lazzari
Riapre la bacheca chiusa il 14 giugno
Anche il Venezia Fc ha ricordato e omaggiato la ricorrenza della fusione. Ieri mattina sulla pagina Facebook ufficiale della società è stato postato un wall celebrativo con un 35 arancione su sfondo nero, la scritta Venezia in bianco, contornati da foglie di alloro verdi e lo slogan «per sempre uniti dal 26 giugno 1987». Ma soprattutto per il compleanno è stata anche restituita ai tifosi la possibilità di commentare sulla bacheca, chiusa dal 14 giugno scorso quando la società aveva pubblicato le proprie Community Guidelines motivando il bavaglio con le severe critiche ad personam e all'operato dirigenziale, sfociata troppo spesso in toni e offese ovviamente mai giustificabili. Senza dubbio un segnale di distensione, una mano tesa apprezzata dai tifosi che oltre ad esultare e fare gli auguri al tricolore arancioneroverde, hanno colto l'occasione per chiedere aggiornamenti sul lancio della campagna abbonamenti e delle nuove maglie. Al momento date non ce ne sono state fornite, l'unica certezza è quindi che anche le casacche 2022/23 saranno griffate dall'italiana Kappa al secondo anno di fornitura dopo 7 stagioni con la statunitense Nike tra il 2014 e il 2021 stavolta però senza la collaborazione con l'agenzia Fly Nowhere (interrotta nel maggio 2021, a quanto reso noto da viale Ancona) che aveva contribuito alla realizzazione del discusso poker di maglie indossate nello sfortunato campionato di Serie A. (M.Del.)
IL NO DI PEVARELLO «MAI ACCETTATA»
GIAMPIERO PEVARELLO
Giampiero Pevarello ha messo su venti chili, ma in compenso non ha cambiato idea. E nemmeno modi: diretto, empatico, sincero. Lui, giocatore bandiera del Venezia anni Ottanta dell'era Mazzuccato (120 partite e 3 gol in neroverde) quella fusione non l'ha mai digerita del tutto. E anche adesso, dopo 35 anni, a parlarne sembra quasi di riaprire una ferita dolorosa e mai del tutto rimarginata.
Sicuramente è stato molto difficile accettarla per me, ma anche per Marchetti e Lomanno, perchè noi tre ci eravamo identificati molto nel Venezia di allora - racconta oggi Peva, 61 anni, passato nel tempo dal calcio giocato alla carriera di allenatore, fino ad arrivare alla presidenza del Telve Valsugana, la squadra del suo paese (appena retrocessa in Prima categoria), dove ancora si diverte ad andar per boschi a tagliare legna da vendere.
E' stata una cosa calata dall'alto. Certo, nel tempo ci sono stati i risultati, però sono sempre dell'idea che unire Venezia e Mestre è come fare la fusione tra Genoa e Sampdoria. Anche se probabilmente dal punto di vista economico era una scelta da fare.
Come arrivasti al Venezia, dove sei stato eletto presto giocatore simbolo di quella squadra?
Mi prese Camuffo nell'83 in uno scambio col Pordenone. Per fortuna, dico io. Perché a Venezia sono molto legato, ho ricordi bellissimi dei veneziani. Mi ero immedesimato molto nella città, nei suoi ritmi.
Anche Zamparini, molto tempo dopo, ha confessato che la fusione fu un errore Dal punto di vista politico credo facesse comodo, con la promessa dello stadio gliel'avevano un po' imposta. Anche perchè lui non aveva alcun interesse, aveva potenzialità economiche per fare bene anche da solo.
Non ci fu modo per voi giocatori di fargli cambiare idea?
Fu una scelta arrivata all'istante, mentre eravamo via. Ne discutemmo allora con Vittorio Fioretti, c'era anche Marotta come ds agli esordi. Ci avevano tenuti in tre per squadra: Favaretto, Guiotto e Mantovani del Mestre, io, Marchetti e Lomanno del Venezia. Forse, se fossimo stati promossi il primo anno di C2 con Rossi in panchina, le cose sarebbe andate diversamente, avevamo giocatori come Capuzzo, Ballarin, Marcellan, Trevisanello.le potenzialità c'erano.
STORIA
Anno 1983-84, eravate in testa fino a dicembre, poi arrivò la doccia fredda nel derby al Penzo: 3-0 per il Mestre.
Sì, tra l'altro con un gran gol di Speggiorin su punizione da 30 metri, dopo che avevamo sbagliato due-tre occasioni clamorose. Dopo quella partita perdemmo un po' di sicurezza, avevamo anche riagganciato il Piacenza, ma facevamo molta fatica e alla fine il sogno sfumò. Ogni tanto ne parlo ancora con Capuzzo di quella partita. Passare a giocare dal Penzo al Baracca fu uno choc, immagino...
Cambiò molto, almeno per me. Ero abituato ai ritmi veneziani, andavo a mangiare da Mario, lì a Sant'Elena, ci allenavamo anche in pineta. E del Baracca non ho un bel ricordo: a metà stagione mi ruppi tibia e perone. Molto mi dicono che sentirono perfettamente il rumore del crac in tribuna. Poi recuperai abbastanza bene, ma non era più come prima.
Una sola stagione nel neonato VeneziaMestre: come mai lasciasti per andare al Siena?
Avevo fatto tutta la preparazione estiva, ma non volevano rinnovarmi il contratto. Mi chiamò Mazzola, era appena passato al Siena con Fiorini, Rastelli e Pederzoli, e appena dissi sì Zamparini mi convocò al Mercatore offrendomi di rimanere: ma gli risposi che preferivo andare dove mi cercavano. Magari col senno di poi è stato un errore, dal punto di vista della carriera. Ma per tre mesi non mi avevano cercato, sono stato coerente con la mia scelta.
Mai più tornato al Penzo in tutti questi anni?
Sono tornato quest'anno, a vedere una partita. Mi ha fatto un effetto particolare, soprattutto vedere l'arancio ed il verde in tribuna. Ma il bello è che per strada tra la stazione e San Bortolo cinque persone mi hanno riconosciuto e salutato, ciao Peva, come xea?. I miei nipoti erano sbalorditi. Segno che a Venezia ho lasciato un bel ricordo.
Marco Bampa
IL SI' DI FAVARETTO: "SCELTA GIUSTA"
PAOLO FAVARETTO
Con addosso i tre colori toccò l'apice nella sua carriera da centrocampista tutto cuore, lo stesso che poi ci ha sempre messo da allenatore. Ma quelle 5 presenze in Serie B nel Venezia 91/92 di Alberto Zaccheroni, restano solo una statistica nel lungo e articolato percorso casalingo di Paolo Favaretto. Mestrino di nascita anche calcistica, il rosso era stato uno dei pochi eletti a sopravvivere all'unione Venezia-Mestre che ieri è stata festeggiata dai tifosi a 35 anni di distanza.
«La fusione la porto nel cuore perché fu un momento cruciale nella mia storia personale, prima da giocatore e poi in panchina in vari momenti racconta con trasporto l'oggi 55enne allenatore Io col Mestre ho vissuto sulla pelle quel campanile che è senza alcun dubbio un aspetto molto importante, perché il derby col Venezia non vedevi l'ora di giocarlo e viverlo. Tuttavia andare oltre è stata una scelta coraggiosa e giusta, difficilmente quelle due società così com'erano allora avrebbero potuto scalare le categorie».
Cosa ricorda di quei giorni?
«Avevo solo 20anni, ero cresciuto nel Mestre e a 17 esordendo in prima squadra realizzai un sogno. Avrei forse dovuto essere più attaccato alla sponda arancionera, ma la fusione era dimostrazione di progettualità e la reputo una grande cosa. Merito di Zamparini, anche se poi è stato contestato e non mi pare abbia avuto chissà quali ritorni, i risultati straordinari sono davanti agli occhi. Lui cercò di proiettare questa piazza in un calcio diverso e ci riuscì, raggiungendo in poco più di due lustri quella Serie A che gli appassionati non vedevano dagli anni '60».
Nella Serie C2 86/87 il Mestre si piazzò terzo con 39 punti, davanti di due lunghezze sul Venezia.
«A fine campionato mi chiamarono in sede e mi fecero due anni di contratto. Fui sorpreso e felice, continuavo a costruire il mio sogno di diventare calciatore professionista, in più ero a casa e potevo diventare un riferimento. All'inizio ero visto come di parte perché venivo dal Mestre, presto però fui apprezzato per la generosità e sono orgoglioso di essermi guadagnato la stima di tutta la tifoseria. Anche quando ho allenato ci ho messo la massima serietà».
STORIA
Per Favaretto, che dopo aver appena sfiorato il ritorno a Malta e di lavorare in Finlandia, sta invece per entrare nello staff di Cristiano Lucarelli alla Ternana in Serie B, la partita indimenticabile non è una giocata.
«Zamparini creò l'Unione con forza e volontà, conquistò subito la promozione in C1, era giusto mettere il campanilismo da parte, non è un caso che dopo i fallimenti si sia sempre ripartiti dall'arancioneroverde senza tentennamenti. Dopo quello 2009 arrivai in panchina, ripartimmo da zero in Serie D e disputammo un bel campionato ma senza vincerlo: eppure il 21 febbraio 2015 tornai da avversario in C1 col Real Vicenza, vincemmo 2-1 ma a fine gara fui abbracciato sotto la curva».
Una dimostrazione di quell'affetto ribaditogli nel 2015 dopo la rinascita dalla proprietà russa a quella americana.
«Un'emozione impagabile, lì credo di aver raccolto quello che avevo fatto da giocatore, ero uno dei tifosi. Nella C1 90/91 persi la promozione in B dello spareggio di Cesena, ma non ho troppi rimpianti, perché giocai in una realtà importante come Perugia. Poi tornai tra i cadetti, raccolsi 5 presenze però fisicamente quel livello era troppo per me».
Ora il Venezia deve ripartire dopo aver toccato la Serie A.
«In B era una squadra unica dal presidente, ai dirigenti, allenatore e giocatori, mentre dopo aver centrato una promozione incredibile la minor coesione è costata cara. Ci vorrebbe più venezianità, sarebbe giusto cercare di mediare e impegnarsi al massimo per capire le sensibilità dei tifosi. Bisogna fare in modo che la gente venga al Penzo e si senta coinvolta. Le emozioni e il business non vanno molto d'accordo, se non tieni conto delle prime sei costretto a portare sempre i risultati e non è affatto facile».
Marco De Lazzari

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