“Un eroe”
Arturo
Busto racconta azioni, morti,orrori, disciplina militare,
dissenso
a
Monte Mosciagh, Asiago (VI) il luglio 1916
E
noi col mucchio di cadaveri, ancora giacente fra le nostre linee e
quelle austriache testimoniavamo il grande, sfortunato spirito di
sacrificio delle nostre fanterie! Le evidenti ragioni di
impossibilità a conquistare le posizioni nemiche, la nostra
indiscutibile buona volontà, il nostro sentimento del dovere, erano
quasi dileggiati quando rappresentavano le insuperabili difficoltà
di [arrivare] sulle trincee austriache, per il [crinale] su cui esse
correvano e per i robusti reticolati che le proteggevano, si
disponevano, con ordini che non ammettevano repliche di giungere
sulle trincee nemiche saltando sui cadaveri dei nostri soldati!
Dalla
fase degli attacchi risolutivi si passò poi, quando si constatò
dopo l’ecatombe di tanti uomini, l’impossibilità di prendere con
attacco frontale le posizioni austriache del “Mosciagh” alle
azioni dimostrative che consistevano di intense disordinate
sparatorie di fucilieri e di mitragliatrici e nell’uscita di
qualche piccolo reparto, destinato a sicura morte. La prima volta gli
austriaci si allarmarono, ma poi se ne stettero tranquilli pronti più
a colpire gli uomini che ardivano avvicinarsi ai loro robusti
reticolati. In una di queste azioni dimostrative nelle quali, come
già detto, i nostri reparti erano esposti a perdite sicure e
inutili, dovetti assistere a una scena dolorosa quanto sublime di
umanità e di valor militare. La mia compagnia doveva far uscire una
pattuglia di un graduato e 4 uomini per tentare di raggiungere le
trincee nemiche. Era semplicemente pazzesco pensare alla
realizzazione di un tale obbiettivo; ma gli ordini erano tassativi e
non ammettevano obiezioni. Tutti i superiori erano come me convinti
di un tale stato di cose, ma nessuno aveva il coraggio di protestare
presso i capi più elevati.
Sta
di fatto di dovere senz’altro eseguire l’ordine che significava
il sacrificio sicuro dei miei uomini. In base ai turni da me
scrupolosamente tenuti, stabilii a chi toccava il pericoloso servizio
e diedi le disposizioni del caso. Uno dei componenti della pattuglia,
un soldato con moglie e figli, sapendo di andare a certa morte,
implorò la mia pietà per la sua famiglia. Evidentemente io non
potetti concedergli quanto egli voleva senza esporre, al posto suo un
altro soldato. E fui perciò rigido nel pretendere l’esecuzione
dell’ordine del quale potevo avere nessuna responsabilità.
Quando
la pattuglia, ormai rassegnata alla sua sorte fatale, stava per
uscire dalla nostra trincea, un soldato, da poco assegnato alla
compagnia, si presentò a me e chiese di sostituire il compagno
ammogliato che conosceva appena. Fu un atto veramente generoso e
dimostrava l’animo nobile dell’oscuro soldato, già ferito sul
Pergon. La sua volontaria offerta commosse tutti noi ed i nostri voti
fervidi li accompagnarono nell’odioso servizio.
Appena
usciti di trincea la pattuglia fu fatta segno al tiro preciso delle
vedette austriache che colpirono quasi tutti i suoi componenti.
Soltanto il soldato volontario, il più animoso fra tutti, riuscì a
raggiungere il reticolato nemico e ne iniziò il taglio con la pinza
di cui era munito. Ma una pallottola esplosiva lo ferì gravemente.
Nonostante il dolore della lacerante ferita e la forte perdita di
sangue, egli, senza un lamento, tentò di continuare il taglio del
reticolato, finché colpito a morte da una seconda fucilata, dovette
desistere dal suo generoso tentativo. Sgomberato poco dopo indietro,
egli volle venire a consegnarmi un pezzo del robusto reticolato
nemico da lui reciso. Ricordo ancora il suo pallido viso, il suo
corpo esangue, il suo parlare tranquillo nel dirmi, quasi scusandosi,
di aver fatto di tutto per eseguire l’ordine ricevuto, ma di
essersi trovato di fronte a difficoltà insormontabili. Rivedo nel
suo sguardo un non so che di celestiale e puro proprio degli eroi,
inconsapevoli della grandezza del loro animo e della sublimità dei
loro atti. Giunto al posto di medicazione spirò senza un lamento.
E
noi rimanemmo confusi di tanta generosità e di tanta grandezza
spirituale! La sua nobile anima aleggiò attorno a noi e ci ricordò
nei momenti più gravi fino a che punto doveva giungere il nostro
spirito di sacrificio per la Patria e per l’onore! Lo proposi per
la medaglia d’oro al valor militare ma non seppi più nulla!
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