Ritirata
Mario
Bosisio racconta ritirata,
disciplina militare
a
San Giovanni al Natisone (UD) il 27 ottobre 1917
L’esercito
italiano è in rotta dopo la disfatta di Caporetto.
Le
nostre cucine da campo, spedite sui carri disponibili prima della
nostra marcia, ci aspettavano agli accampamenti di S.Giovanni di
Manzano. Quivi arrivati, stanchi e bagnati fino al midollo, ci
rifocillammo con un buon brodo e con la carne lessata. Che
desolazione! Migliaia di soldati erano qui al bivacco, senza neanche
un ricovero; molti baraccamenti erano già in preda delle fiamme, i
pochi rimasti non potevano contenere tutta questa marea di uomini.
Si
cominciava a vedere qualche saccheggio. Esistevano però ancora
parecchi parchi si sussistenza e cantine di vendita di vino e
alimentari; e ciascun soldato, prevedendo che questa merce sarebbe
finita in mano al nemico, cercava di prendere e portar via più che
poteva. I nostri Ufficiali sperando invece di porre in salvo tutto,
con le rivoltelle alla mano, cercavano di metter l’ordine e
d’impedire questo saccheggio. Ma ormai non c’era più nulla da
fare. Il povero fante non si conteneva e faceva man bassa di tutto
quello che trovava. Vicinissimo a noi, i soldati della sussistenza
cosparsero di petrolio e benzina e poi incendiarono un campo adibito
a parco di buoi.
Quelle
povere bestie in preda alle fiamme, si rincorrevano seminando
dappertutto il terrore. Povere bestie, è vero, ma sarebbe stato
peggio per noi lasciarle in mano al nemico. Tutto quanto non si
poteva portare in salvo doveva venire distrutto; così erano stati
gli ordini e così fu fatto. Gli Austriaci non avranno trovato che
delle carogne carbonizzate.
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