Maialino e vino

Mario Bosisio
 racconta ritirata, cibo, fame, stanchezza a Buttrio (UD) il 27 ottobre 1917
L’esercito italiano è in rotta dopo la disfatta di Caporetto, Mario Bosisio e i compagni della sua batteria di artiglieri perdono contatto con la colonna che marciava verso Palmanova.
Ad una svolta della strada, si videro delle case; chiamai a raccolta i miei uomini e proseguimmo per l’interno del paese. Anche qui desolazione! Pure Buttrio era immerso nell’oscurità. Silenzio assoluto intorno a noi! La strada era ingombra d’ogni merce.
Mobili in pezzi, carri capovolti, attrezzi d’ogni specie, indumenti sporchi dappertutto; le case erano completamente evacuate; tutta questa povera gente doveva essere partita da poche ore. Si trovò solo un essere vivente. Nientemeno che un porcellino di pochi mesi, in una casa, certo dimenticato o perduto da qualche famiglia in fuga. L’istinto selvaggio già ci dominava; del resto sarebbe stata una pazzia lasciarlo solo e abbandonato…Povero orfanello! Lo rincorremmo e lo acchiappammo per le zampe posteriori; si dibatteva e strillava come solo un maialino sa fare…Soffrì poco. Una legnata bene assestata sulla testa l’aveva messo fuori combattimento.
A pochi passi c’imbattemmo in un ospedale da campo già abbandonato; vi entrammo per ripararci un po’ dalla pioggia e dalla notte. Gli stimoli della fame si facevano nuovamente sentire. La doccia forzata della giornata ed il porcellino col sorriso sulle labbra già cadavere, invitavano a fare una sosta. Si rovistò in tutte le sale. Il nostro giro d’ispezione ci diede subito buoni risultati.
V’era una quantità considerevole di biancheria sparsa in ogni angolo. Fu nostra premura di cambiarci di tutto punto. Poco importava a chi era appartenuta; era asciutta ed a noi bastava. Altri trovarono nelle cucine pezzi di pane e del brodo che servì eccellentemente per cucinare quel povero rampollo. Più tardi, si scorse nel paese un’osteria, e, girando, potemmo scovarne la cantina. Qui tutto era rotto: bottiglie, damigiane, una botte sventrata e vino dappertutto. Venne raccolto nei secchi e reso bevibile filtrandolo con della tela trovata nell’ospedale. Che gusto avesse questo vino, non è possibile dirlo; era un liquido sporco, ma andava giù che era un piacere. Sazi tornammo all’ospedale. Chi mai, dopo molti mesi di dormite su vecchie e sfasciate brande, poteva avere la forza ed il coraggio di partire nella notte avendo vicino dei candidi lettini? Nessuno credo. Una buona notte di riposo avrebbe potuto calmare molte delle nostre sofferenze. Ci addormentammo quindi sui soffici lettini…

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