Siamo morti tutti ma dobbiamo uscire
Giuseppe
Battistel racconta, assalti, bombardamenti, fuoco amico, combattimenti,
orrori
a
Quota 85, Monfalcone (GO) il 4 agosto 1916
Inizia
la Sesta battaglia dell'Isonzo. L’obiettivo principale
dell’offensiva italiana è la città di Gorizia, ma l’attacco
interessa, con intensità variabile, una lunghissima linea del
fronte, che va da Tolmino al mare. Il soldato Battistel è impegnato
in una violento assalto alle linee nemiche nei pressi di Monfalcone.
La
sera trascorse calma si guardava svariarsi per non pensare sempre al
giorno dopo, si ammirava il panorama dei paesi, visto da quella
collina, un po il mare Adriatico, l’incrocio dei riflettori di
terra e di mare, si vedeva le fiammate delle nostre artiglierie poi
assopito dal sonno mi sono sdraiato a terra e dormii fino alla
mattina alle ore 4 che ci svegliarono per portarci il rancio ci
dettero prima il caffè e alle 6 ci portarono il rancio quella
mattina come tutte le altre, non si sentiva ne un colpo di cannone ne
un colpo di fucile, era una splendida giornate il sole aveva
principiato mandare i suoi dorci raggi quando si erano borghesi a
quelle giornate i Veneziani dicevano bella giornata da scampagnate ma
invece era una giornata di sangue, ci portarono la pasta in brodo con
la carne, una tazza di vino, una pagnotta poi alle 9 ci mandarono in
trincea in prima linea tutti raggrupatti nei baldachìni fatti di
sacchi di terra e di legno, il tenente ci aveva detto che il
bombardamento doveva principiare alle 9 e mezzo e terminare alle 4
del pomerigio ora in qui si doveva dal lassalto alle trincee nemiche
alle 9 e mezzo si udì il I colpo di cannone principiando questo
terribile bombardamento le artiglierie Austriache tiravano anchesse
in quella collina le grannate e i schrapelns scoppiavano piovevano da
tutte le parti delle grannate tirate corte scoppiò nelle nostre
linee cagionandoci le prime perdite intanto il bombardamento
diventava sempre più furioso alle 2 entro in azione le bombarde e i
lancia torpedini tubi lunghi un metro di gelatina per sfondare i
reticolati che nella I linea erano 4 metri di profondità ormai le
nostre orecchie non sentivano più niente erano stordite dal rombo di
tutti questi terribili ordigni di guerra, ma anche queste essendo la
trincea nemica distante dalla nostra in certi punti 10 metri cadevano
nei nostri baldachìni mettendo fuori di combattimento molti dei
nostri il plotone dei zappatori resto quasi distrutto di 50 uomini ne
rimasero appena 15 di 2 sezioni di mitragliatrici rimase appena il
tenente con 65 uomini che dovettero ritirarsi con una mitragliatrice
intatta e laltra tutta spezzata ma anche di questi bombardieri e
lanciatorpedini che si trovavano più abasso di noi ma nella stessa
collina essendo questi strumenti molto pericolosi ne restarono feriti
e morti anche di loro in ogni apparecchio era 5 uomini ma quando
erano al termine del bombardamento erano in uno o in due ogni
apparechio questo inferno durò fino alle ore 3,30 poi 20 minuti di
pausa per far credere al nemico la nostra sortita dalla I linea e
attirarlo di nuovo nelle sue trincee che avevano abbandonate perche
al principio del bombardamento la sua parola dordine doveva essere
stata (si salvi chi può) chi avra potuto scappare al principio del
bombardamento si saranno salvati ma quelli che avranno voluto
resistere o saranno imposto loro di non abbandonarle sono stati
sepolti dai sassi in questo momento ci venne portato un barile di
marsala ma diversi anche in quel momento avevano lingordiggia e ne
bevettero molta prendendo la sbornia passati i 20 minuti di sosta
venne i 10 minuti di fuoco cellerato si può immaginarsi quanto sono
stati terribili, intanto arriva il tenente le raccontiamo che abbiamo
avuto molte perdite cagionate dalle nostre artiglierie e bombarde,
questo tenente l'unico ufficiale che cera nella nostra compagnia si
mise a piangere vedendo molti uomini del suo 1° plotone morti io
dovevo uscire nella seconda ondata dovetti sortire nella 1° essendo
questa più di mezza fuori di combattimento il momento era critico la
nostra artiglieria allungò il tiro per battere le riserve nemiche
perché sentendo la nostra pressione dovevano mandare rinforzi,
subito arriva lordine che i bersaglieri che stavano alla nostra
sinistra erano usciti e si doveva subito uscire anche noi un
sottotenente della 9 compagnia perché in quella trincea si era della
9 e 11 colla rivoltella in mano comandò ai suoi soldati di gettare
giù la trincea in 2 punti per sortire fuori, il nostro sottotenente
invece inpugnando la rivoltella pronuncio queste parole Ragazzi siamo
morti tutti ma dobbiamo uscire, subito si senti in direzione nostra
le prime pallottole di fucile e mitragliatrice fischiare e battere
nei sassi, ci precipitammo all’assalto tutti di corsa con la testa
bassa occupammo la I trincea e di corsa ci cacciammo nella II° i
reticolati erano tutti schiacciati e molti saltati in aria in certi
punti erano spariti, queste 2 trincee erano tutte sconvolte erano
tutto un amasso di pietre la II° invece che era molto più grande
era tutta gettata giù ma cera qualche metro ancora intatto le
abbiamo ocupate con poche perdite ma così facile non doveva essere
il posseso di quelle trincee, che nei giorni avanti erano state prese
e riprese per 3 volte gli Austriaci le abbandonarono ma si nascosero
nei buchi nei camminamenti con fucili e bonbe e mitragliatrici
spianati verso le trincee da loro abbandonate, aspettavano la nostra
occupazione per andare in queste 2 trincee si doveva salire la
collina per trovare la I e poi si andava giù e si andava nella II io
andai molto a destra saremo stati una ventina di uomini e ocupammo
lultimo tratto a destra di questa trincea appena entrati subimmo le
prime perdite allora 7 o 8 uomini vedendo la posizione molto
pericolosa si portarono più a sinistra dovera molti dei nostri, di
li si sparava dove si vedeva le teste dei nostri nemici, ma loro
erano riparati meglio di noi, e nascosti dalla mattina in modo di
colpirci appena noi si aveva ocupato la trincea, in poco tempo si
finirono le bombe che si aveva in tascapane e poi ci difendemmo col
fucile, ma dopo poco tempo restammo in 2 soli io dissi all’altro
riparati bene e poi spara contro un Austriaco che ci sparava da
vicino ma anche questo mio compagno deve essere morto perchè non lò
più veduto per un momento guardai tutti i miei compagni feriti che
si dibattevano per terra quasi tutti vennero colpiti sulla testa
perché per sparare si doveva stare con la testa, fuori diversi
vennero colpiti alla fronte facevano 2 passi e poi stramazzavano a
terra per non più rialzarsi uno che era al mio fianco, venne colpito
entro alla bocca al momento stesso mi guardò come dicendomi
soccoremi ma io non potevo farli niente, mise fuori una lingua lunga
e grossa e dopo 2 minuti morì altri si dibattevano a terra feriti
alla faccia e al petto io trovandomi solo mi nascosi per un po’ di
tempo dietro dei sassi ormai non avevo più munizioni il rinforzo che
doveva venire non si vedeva, allora gli Austriaci che non sentivano
più sparare vennero avanti allora io uscii dalla trincea per
scappare.
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