Sciopero al campo di lavoro
Giuseppe
Battistel viene trasferito ad un campo di prigionia in Ucraina. I
duri turni di lavoro, il freddo e il misero rancio esasperano i
prigionieri.
Il
giorno 4 Ottobre dopo 20 chilometri a piedi, arrivammo in un paese
Russo, qui il rancio divenne meno ancora, ogni notte scappavano via
prigionieri, una notte ne scapparono 14, il lavoro era faticoso e il
mangiare poco, si doveva fare sveglia alle 4 mangiare un po di acqua
calda con qualche patata, alle 6 al lavoro e si doveva stare con
questo poco di rancio fino alle 4, che si ritornava al alvoro, a
mezzo giorno non si poteva mangiare perché la strada era molto
lunga, ci voleva 2 ore andare e 2 venire, e tutta strada di montagna
con terreno paludoso, alla mattina del 9 Agosto, ci danno da mangiare
acqua bollita con un poco di sangue di un picolo maiale, che avevano
comperato per le sentinelle, e qualche buccia di patata dentro,
perché le patate si erano sciolte, noi tutti d’accordo non abbiamo
mangiato, allora decidiamo di mettersi a rapporto, di andare al
lavoro, ma nessuno lavorare, venne avvisato il tenente che comandava
la compagnia, che a mezzo dì venne, col capo lavoro, ma noi restammo
sempre li, fermi con la pala in mano, allora fece schierare tutte le
sentinelle davanti a noi, col fucile spianato, si mise a gridare ad
alta voce, lavorare, alla prima volta nessuno ci badò, ma alla
seconda volta ci si mise adaggio a lavorare, in quel momento tutto
era contro a noi, perfino la pioggia che si rovescio a secchi
roveschi, poi ci fece a dire per mezzo del interprete, che chi non
vuole lavorare ce lo dica che sarà immediatamente fucilato, 4 o 5
dei più coraggiosi si presentarono dal tenente, e le dissero che
tutti volevano lavorare, ma che volevano mangiare, se no si doveva
morire di fame, lavorammo fino alle 4 andammo in grannaio, dove si
dormiva, si trovarono una zuppa di fagiuoli, e un pezzo di pane, il
giorno dopo ci fece smettere il lavoro un ora prima, e andavamo in
grannaio, qui avevano legati 5 uomini al palo incolpati come
iniziatori, e caporioni della rivoluzione, ci fece schierare intorno
a questi poveri infelici, il tenente in mezzo, che gridava, Italiano,
rivoluzionario, dopo la fame che si aveva, si doveva godere anche
quel spettacolo straziante, questi poveri Italiani piangevano, erano
legati con le mani di dietro a un palo, e una corda ai piedi, si
dovevano sostenere con la punta dei piedi, dopo 2 ore vennero
slegati, questi poveri uomini caddero a terra, erano svenuti, ce ne
erano di quelli che avevano le mani tutte nere, le gambe non le
servivano più, dopo mezz’ora che erano per terra si levarono in
piedi, e principiarono a muoversi, parevano che avessero fatto una
malattia, allora il tenente ci disse che se cera qualche altro che
avesse da dire qualche altra parola lo metteva al palo.
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