Mamma non piangere

Ubaldo Baldinotti racconta famiglia, mamma Firenze il dicembre 1916
Ubaldo Baldinotti, del 49° fanteria, è tornato a casa per la sua seconda licenza invernale. E’ il giorno in cui deve prendere il treno per tornare al fronte.
A percorrere il piccolo tratto di strada che c'era da fare, per arrivare a casa che era assai breve, ebbi a provare una stretta al cuore, la gola mi si serrò che quasi non riuscivo a respirare e non potei fare a meno e piansi, rallentai il passo per dar tempo, che questo triste momento si calmasse, e ritardai di qualche minuto il mio ritorno a casa, perché non volevo che i miei genitori e specialmente mia madre, si fossero accorti del perché del mio turbamento.
Entrai in casa senza far capir nulla di quello, che pochi momenti prima mi era accaduto, sedetti a tavola e mangiai fingendo di aver grande appetito, dopo con calma preparai la mia roba dicendo a mio padre, bisogna partire se nò non fò a tempo per prendere la tradotta.
Abbracciai e baciai più volte mia madre, che piangeva, mentre io le dicevo non ti devi disperare cosi mamma, perché a vederti cosi mi fai provare una gran pena, la guerra non sarà eterna e finirà, e cosi come mi sono salvato per il passato, spero e credo sarà anche per il futuro, e non devi pensare sempre al peggio anzi tu devi sperare nel meglio e che la sorte sia sempre a me fortunata, un'ultimo abbraccio e mi distaccai da lei dicendole coraggio mamma addio a presto.
Partii insieme a mio padre, ma prima di arrivare alla stazione, mi raccomandai tanto a lui perché avesse cura della mia cara mamma, dicendole io non ho detto nulla, in questi giorni che io sono stato a casa, perché non ho voluto sciupare la serenità di questi giorni passati insieme a te e alla mamma ma a me mi è sembrato che essa sia molto deperita, e quanto a mangiare mangia cosi poco che non so come faccia, a bastarle, ne chi li dia la forza per poter resistere, perciò io l'affido a te che tu abbia la massima cura verso lei, ed ho fiducia in te perché credi babbo, che come io spero avrò la fortuna di tornare a casa, sarebbe per me la più dolorosa illusione, il non trovarvi vivi, perché io ti dico che se tornasse a casa e non trovasse più la mia mamma, maledirei a colui che mi avesse salvato la vita, perché se io fosse morto come tanti miei compagni, ne ho visti morire mi sarebbe stato risparmiato, questo grande dispiacere, non sapendo di avere tanta forza da poter sopportare tale perdita.
Mio padre ascoltò con attenzione queste mie accorate parole, e rispondendo mi disse, caro figlio io farò del mio meglio, ma dal modo che egli mi parlò, compresi che pure lui era molto preoccupato, circa le condizioni della mia povera mamma. Giunti alla stazione fù gioco forza separarsi, l'abbracciai e lo baciai più volte, e mentre lo lasciai piangente, e anche a me cascò qualche lacrima mestamente e un po' sconvolto entrai nella stazione.

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