LA RELAZIONE MAESTRO-DISCEPOLO
Il modello corretto di fede religiosa corrisponde alla relazione maestro discepolo e non a Dio-uomo.
Nel modello maestro-discepolo, il maestro rimane un essere umano e
perciò, proprio perché rimane umano, diventa un modello possibile da
emulare e raggiungere. Non solo abbiamo la stessa possibilità, ma
abbiamo il compito di fare altrettanto.
Nichiren Daishonin afferma che l'eredità della Legge fondamentale di
vita e morte si realizza proprio nella fede basata sull'unicità di maestro
e discepolo con il Daishonin stesso.
Nel settimo capitolo del Sutra del Loto, La parabola della città
fantasma, si parla di questo eterno legame mistico che si estende al di
là della singola esistenza: «Le persone che avevano udito la Legge dimorano in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai
loro maestri».
Come dice il presidente Ikeda ne “Dialoghi sul Sutra del Loto”, il
maestro invita il discepolo ad avere una visione radicalmente diversa di
sé. Non si può più pensare a se stessi come esseri incapaci o privi delle
stesse qualità. Lo scopo della vita del maestro, sia esso Shakyamuni,
T’ien-t’ai, Nichiren, Ikeda o chiunque esso sia, non è quello di
affermare: “Guardami, guarda quanto sono grande!”. Lo scopo della
vita di un maestro è: “Guardami come un esempio di quanto grande
puoi diventare.”
E’ questo il punto di vista del Buddismo di Nichiren Daishonin, un punto
di vista radicalmente diverso. E’ difficile da credere. E’ una sfida...
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