A mani nude

Ubaldo Baldinotti racconta combattimenti, assalti, corpo a corpo, orrori, marce, feriti a Monte Cauriol (TN) il 4 giugno 1916.
I fanti del 49° sono stati mandati di rinforzo agli alpini che difendono la cima del Cauriol, nel Trentino orientale, da un violento attacco austriaco.
La notte del giorno 4 Giugno verso le ore ventidue il nemico scatenò una micidiale offensiva, contro questa cima del Cauriol, e codesta notte sembrava che questa si fosse incendiata, dalla grande quantità di proiettili, che vi esplodevano con sempre maggiore frequenza e noi del 49F.a eravamo stati mandati di rinforzo agli Alpini, ma per arrivare sulla cima bisognava camminare, a quattro gambe come i cani e i gatti, prima per il pericolo di essere con più facilità investiti, da qualche colpo stando in piedi, che ogni tanto cadeva vicino a noi, e dato che la salita era molto ripida, ed era molto difficile il camminare e rendeva il cammino molto faticoso, che quasi quasi ci impediva e proibiva di camminare.
L'attacco sferrato dal nemico continuava sempre e si faceva più violento, e aumentava, e noi piano piano ci avvicinavamo alla vetta ma ancora questa era parecchio lontana mentre tutto sembrava che da un momento all'altro dovesse crollare, perché mentre salivamo marciando molto piano, ogni poco vedevamo discendere in basso Alpini feriti, qualcuno ferito grave su barelle, e molti a piedi sostenuti da un compagno, che essendo pur lui ferito ma più leggermente, sosteneva l'altro ferito che forse da solo dato le ferite riportate, non ce l'avrebbe fatta perché gli sarebbero mancate le forze per camminare da se.
Erano circa le ore 1 di notte del giorno 5 e noi eravamo a poche diecine di metri dalla cima, a un tratto udimmo il diradare dei colpi da parte del nemico, e nello stesso istante ci giunse la lieta notizia, che il grande attacco scatenato dal nemico, era stato respinto, poco dopo la battaglia si calmò, e sentivamo solo ma a grande intervalli qualche colpo di fucile, e in breve tempo su codesta montagna, ritornò una assoluta calma, e non sentivamo più nemmeno uno sparo.
Le notizie che giungevano continuamente a noi, erano sempre più buone, ma quanto costò a quegli eroici Alpini la sua ferrea e accanita difesa nel difendere dall'assalto del nemico la cima del Cauriol? Il battaglione che presidiava questa posizione, si può ben dire che fù distrutto, perché quando fù fatto l'appello dei pochi superstiti, fra ufficiali, graduati e soldati, che erano rimasti incolumi, in tutti erano rimasti una trentina di unità, il resto la maggior parte erano morti, e feriti e molti in modo assai grave, poco prima che cessasse l'attacco i pochi Alpini rimasti, a difendere a denti stretti la posizione, essendo rimasti con poche munizioni, attendevano che il nemico arrivasse li alla cima, e prendendolo di peso lo scaraventavano giù dalla vetta che significava morte sicura, dato che il volo che questi faceva, andando dopo a battere e sfragellarsi sulla parete rocciosa della montagna. La difesa che questi facevano era delle più disperate, che si possa immaginare, perché molti di essi dalla cima scorgevano i loro paesi, che non erano molto lontani, e preferivano morire, che vedere il nemico invadere questi paesi, dove c'erano le loro famiglie e i loro figli, e infatti dopo questa eroica difesa, furono mandati a casa in licenza premio, e tutti decorati con medaglie al valore, che si erano, tutti meritata dal comandate all'umile soldato.

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