Pane per il nemico
Verso
mezzodì sono giunti al comando due soldati austriaci catturati sulla
fronte del 2° battaglione. I soldati nostri, che li accompagnavano
erano raggianti. Un folla di curiosi assiepava i due prigionieri,
l'uno sui vent'anni alto, imberbe, col viso tutto coperto d'una
lanugine bionda, l'altro, piccolo, mingherlino, barbuto come un capro
dall'apparente età di 40 anni. Avevano una divisa grigio-perla
eguale che lasciava uscire un palmo di braccia dalle maniche al
giovane, mentre il più anziano aveva dovuto rimboccarle. Portavano
il berretto informe schiacciato un varie guise, non avevano cravatta
e il colletto della giubba era agganciato sul collo sporco. Le scarpe
erano rappezzate ma evidentemente solide. Ed essi portavano un paio
di larghe uose di forma sgraziata che sembravano però più pratiche
delle nostre mollettiere. A richiesta del sig. colonnello essi
mostrarono dei piccoli tozzi di pane che tenevano in tasca: erano
neri, durissimi, di odore acido e sulla superficie di frattura
presentavano un coloro bruno scuro nel quale risplendevano pagliuzze
di varie dimensioni.
Uno
dei nostri fanti, presente alla scena, dopo un po' di esitazione si
fece avanti ed offerse ai prigionieri con garbata semplicità una
bella pagnotta nostra d'un chilo: la sua razione per quella giornata.
Da quel momento in poi i prigionieri furono fatti segno ad
innumerevoli cortesie spontanee da parte dei nostri fanti. Li vidi
più tardi brontolare fra loro con risa stupide, mangiando la nostra
minestra fumante da gavette nostre e fumare allegramente le nostre
sigarette Macedonia.
Laboratorio
di storia – Università degli studi Cà Foscari Venezia – Gino
Frontali
racconta nemici, resa, cattura di prigionieri, amicizia tra nemici, a
Passo di Monte Croce Carnico (UD) il 26 maggio 1915
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