Venezia FC: Il Gazzettino -Venezia, ultime ore per Ebuhei -


Venezia a caccia della fumata bianca con Ebuhei, prima di concentrarsi sullo sfoltimento della rosa a due settimane dalla partenza per il ritiro. Dopo un week end di riflessione riprenderanno oggi i colloqui col Benfica per il terzino destro classe '95 Tyronne Ebuhei (nella foto), intesa da trovare non tanto sugli aspetti economici, bensì sulla formula dell'approdo in arancioneroverde del nazionale nigeriano nato in Olanda. L'ex Twente (33 presenze e un gol nell'ultima Eredivisie, la Serie A olandese) arriverà in prestito, il Venezia però insiste con i portoghesi per inserire quel diritto di riscatto che eventualmente tra un anno consentirebbe di acquistare il giocatore. Infatti, come ben visto nell'ultima Serie B con le poche rare eccezioni Maleh, Esposito, Ferrarini e Ricci i dirigenti Mattia Collauto e Paolo Poggi non sono affatto propensi a valorizzare tesserati altrui in prestito secco, preferendo puntare con decisione su giocatori contrattualmente blindati. Motivo per cui, ad esempio, andrà risolto anche il nodo-Fiordilino, che è in scadenza nel 2022 e al quale è già stato proposto quel prolungamento necessario per non rischiare un caso-Maleh bis a stagione in corso. 

CALCIOMERCATO

Nelle prossime ore Ebuhei dovrebbe diventare il quarto innesto per il tecnico Paolo Zanetti, dopo il terzino sinistro austriaco David Schnegg, il centrocampista israeliano Dor Peretz e la mezzala belga Daan Heymans (quest'ultimo ufficializzato a playoff ancora in corso) tutti firmati fino al 30 giugno 2024. Altrettanto atteso è poi il rinnovo del 38enne Cristian Molinaro, riserve che l'ex Juve e Stoccarda scioglierà a breve. Per il resto come accennato il Venezia deve lavorare in uscita il calciomercato apre i battenti giovedì 1. luglio non potendo certo far salire in ritiro a San Vito di Cadore (12-25 luglio, anticipato di 24-48 ore dal raduno per visite mediche e tamponi) tutti i tesserati che arriva a sfiorare i 40 elementi, contando i più giovani già gravitati in orbita prima squadra e i rientri dai prestiti.

Nelle ultime ore si è rinnovato il rituale accostamento-smentita, relativo stavolta al terzino sinistro argentino Bruno Pitton (classe '93 del San Lorenzo) con le parole «Lo conosciamo ma non ne abbiamo parlato, né tra noi né con altri e non è un'ipotesi al vaglio» già riferite dai dirigenti a proposito degli interisti Pinamonti, Agoumè o del clivense Garritano. Smentite come quella assicurate da viale Ancona relativamente al bomber Francesco Forte, accostato a un Parma ma senza nessuna richiesta ufficiale dagli emiliani per rilevare il contratto che lo lega al Venezia fino al 2023.

LO STADIO PENZO

Sul fronte dello stadio Penzo il club presieduto da Duncan Niederauer è al momento bloccato. I lavori di smontaggio dei distinti (settore da ricostruire e ingrandire ex novo) non potranno partire in mancanza del via libera da parte della Conferenza di Servizi, i cui enti (Soprintendenza, Prefettura, Vigili del Fuoco, tra gli altri) dovranno esser riuniti attorno ad un tavolo anche solo virtuale dal Comune per raccogliere i pareri necessari all'apertura del cantiere vero e proprio. Il Venezia ottimisticamente aveva fatto partire il countdown dei cento giorni il 4 giugno scorso auspicando entro il 20 l'inizio della demolizione dei distinti, ma al momento ancora non c'è una data per la Conferenza di Servizi (entro una-due settimane?) e quindi la società ha potuto solo mettere mano al campo e alle torri faro rientranti nella manutenzione ordinaria. Portare il Penzo dagli attuali 7.389 ai quasi 12 mila necessari per giocare un campionato di Serie A in deroga, rientra infatti negli interventi straordinari e il Venezia ad oggi salvato solo dalla Spal e dal Comune di Ferrara che hanno messo a disposizione lo stadio Mazza ha chiaramente fretta non ultimo per il fatto che pagherà di tasca propria tutti i lavori.

Marco De Lazzari


Il Penzo si ispira alle esperienze di Ferrara e La Spezia


L'uno, lo stadio Mazza di Ferrara, la Serie A l'ha ritrovata nel 2017 dopo mezzo secolo. L'altro, il Picco di La Spezia, l'ha conosciuta per la prima volta nel 2020 dopo 101 anni di servizio. Questi i due esempi vincenti che il Penzo spera di imitare, per ritrovare il massimo campionato dopo solo due decenni. Ad ogni modo con un fondamentale distinguo, perché lo Spezia ha usufruito della deroga annuale nella scorsa stagione 2020/21 ed ora ha una montagna da scalare per il definitivo adeguamento. Mentre la Spal, retrocessa la scorsa estate in B, era riuscita a completare perfettamente il suo iter portando a 16.134 posti quel Mazza non a caso pronto ad accogliere il Venezia. 

FERRARA

Nell'estate 2016 la promozione in Serie A del club ferrarese rese necessario un pressoché totale riallestimento dello stadio attivo dal 1928. La capienza fu portata da 8.500 a 13.135 posti a sedere ricostruendo in materiale metallico non permanente la curva ospiti, ristrutturando i distinti, abbattendo le barriere architettoniche e rifacendo servizi igienici e punti di ristoro. La deroga annuale, dopo la salvezza in A, è stata superata ampliando la curva dei tifosi estensi, sostituendo la copertura (aggiunta anche ai distinti) e costruendo una nuova curva ospiti coperta in legno-acciaio. Dopo oltre tre mesi di cantiere i questa nuova configurazione, comprensiva del rifacimento della cinta muraria esterna e del restyling delle facciate, il Mazza si presentò a norma per la Serie A 2018/19 con un investimento di circa 8 milioni sostenuto da Spal (5) e Comune (3). 

LA SPEZIA

Il caso più caldo di deroga è però quello dello Spezia. Promosso in A il 20 agosto 2020, il team ligure ha potuto giocare al Picco solo dalla 12. giornata del 16 dicembre, dopo 5 gare in esilio a Cesena (dove tornerà all'inizio del campionato 2021/22) per consentire la prima tranche di lavori minimi. Una deroga concessa solo a fronte di un progetto già sul tavolo per adeguare del tutto l'impianto (inaugurato nel 1919) in caso di salvezza, traguardo poi effettivamente raggiunto e che ora costringe la società ad una lotta contro il tempo. È iniziato una settimana fa, infatti, lo smontaggio della curva ospiti che passerà in tre mesi di lavori da 1.800 a 3.176 posti, portando la capienza dai 10.336 alla tappa intermedia di 11.712 verso quota 16 mila. Il rifacimento della curva ospiti sarà pagato per due milioni dal Comune (la società li anticiperà ma l'accordo prevede la restituzione) che già aveva finanziato per 1.2 milioni gli interventi della scorsa estate per potenziare l'impianto di illuminazione, rimuovere le recinzioni campo-spalti e implementare la sala stampa e gli altri locali richiesti tramite box mobili. Per raggiungere i 16 mila la famiglia americana Platek proprietaria dello Spezia, conta di investire 15 milioni. (M.Del.)


DI MARZIO: «LAGUNA VINCENTE»


Giocatore, allenatore, direttore sportivo, osservatore, talent scout, opinionista tv. Gianni Di Marzio, 81 anni magnificamente portati, ha attraversato tutto il cursus honorum nel mondo del pallone, forte di un talento innato per capire meglio e prima di altri quali giovani in erba possono trasformarsi in campioni. Un esempio? Cristiano Ronaldo: Fui io a portarlo alla Juve da ragazzino. Mi bastò vederlo giocare mezza partita nello 2002 nello Sporting per capire quanto era forte. Purtroppo l'affare non si concretizzò. 

Nel suo lungo peregrinare ha toccato anche la sponda veneziana, anno 1996, dando vita con Giuseppe Marotta (attualmente è il miglior dirigente italiano) ad un tandem dirigenziale che riuscì due anni dopo a restituire la serie A al Venezia, dopo un'attesa lunga 31 anni. Di Marzio, che effetto fa vedere di nuovo il Venezia in serie A? «Mi dà molta gioia, sono sincero. Quella veneziana è una bellissima piazza mi rende felice vederla di nuovo così in alto». 

Come costruì quel Venezia vincente? 

«Fummo bravi a trovare giocatori complementari, adatti per caratteristiche al gioco che la squadra esprimeva. Davanti Schwoch era rapido e svelto e Cossato, alto e forte di testa, lo completava; dietro Luppi con la palla tra i piedi maldineggiava, tecnicamente era il più forte, accompagnato da esterni bassi che spingevano; a centrocampo Iachini in mezzo era un dobermann. Mi pare che il Venezia abbia usato la stessa filosofia nell'allestire la squadra, ed ha vinto anche grazie ad un allenatore bravo, anche se non lo conosco. Ma ci sono anche altri meriti».

Quali?

Si vede la mano di Poggi e Collauto, ragazzi che stimo, seri, hanno fatto l'interesse della squadra col loro amore per Venezia, facendo scelte giuste senza farsi prendere dal sentimento, con razionalità. La stessa che stanno usando in campagna acquisti, stanno prendendo giocatori giusti».

Una scelta giusta fu quella di puntare su Novellino.

«Certo, ma doverosamente devo riconoscere merito a Zamparini, che mi fece lavorare liberamente dal punto di vista tecnico, mentre Marotta si occupava più della parte amministrativa».

Ma Zamparini non metteva troppa pressione?

«Si arrabbiava perché era troppo legato alla squadra, ma a livello economico non ha fatto mancare nulla. A Venezia come a Palermo, anche se lì lo hanno pugnalato alle spalle per farlo fuori. A Venezia sognava un grande stadio, aveva coinvolto Mazzi, ex presidente del Verona, nel progetto, era disposto investire 50 miliardi, perché credeva molto in questa idea. Lo considero un vincente». 

A proposito di vincenti, Zanetti ha firmato per 4 anni, cosa piuttosto inconsueta: cosa significa?

«Significa progettualità, ma serve solo a livello psicologico. La storia dice che se malauguratamente le cose non vanno bene, i contratti si sciolgono. Ora però avrà più potere nello spogliatoio con i giocatori. Credo abbiano fatto bene, se credono in lui».

A Zanetti piace la costruire dal basso, potrà farlo anche in serie A o dovrà adattarsi al salto di categoria?

«Dico il mio punto di vista da allenatore, considerato che ho vinto 2 seminatori, tre campionati e uno da dirigente. Gli allenatori giovani tendono a seguire le mode, vogliono tutti imitare De Zerbi, che però aveva i giocatori adatti a costruire dal basso, cosa che invece non gli riusciva a Palermo, proprio perchè non li aveva. Al Sassuolo gli è riuscito perché c'erano giocatori di personalità, bravissimi tecnicamente, sicuri col pallone tra i piedi. Ma se non li hai, gli altri ti aggrediscono e rischi di prendere gol facilmente. In B è una cosa, in A è tutto diverso: per me è una cavolata, lo dico da ex allenatore. Il Crotone giocando cosi ha fatto anche belle partite, ma è retrocesso. Inzaghi, che era decimo a metà campionato, ha abbandonato l'utilitarismo per seguire la moda ed è andato giù anche lui. Pure Guardiola ha cambiato e si è dovuto adattare all'aggressività, alla velocità, ai ribaltamenti di fronte del calcio inglese». 

Un giocatore, visto che ne conosce tanti, da consigliare?

«Lavoro col Queen's Park Rangers, il Lille e altre squadra in Spagna e nella mia banca dati ho tutti i giocatori del mondo. Ma non mi permetto di dare consigli, a Venezia stanno lavorando bene scegliendo con criterio. Di sicurò tornerò al Penzo: vivo da 30 anni a Padova, ma da napoletano mi trovo meglio con i veneziani, con i quali mi sento più in sintonia».

Marco Bampa


Spettatori, capienze ridotte per il Covid


Poco meno di 3.000 se si dovesse giocare al Penzo, mille in più invece al Mazza. 

Questo il possibile seguito massimo di spettatori al fianco del Venezia nelle partite casalinghe di Serie A. Un calcolo presto fatto, sulla base di quel 25 per cento della capienza (poco meno di 12 mila a Sant'Elena a lavori conclusi, 16.134 invece a Ferrara) annunciato nei giorni scorsi dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, svelando la quota allo studio del governo. 

«Ne abbiamo parlato con il ministro Speranza e la prossima stagione le sue parole partirà dal 22 agosto con il 25 per cento di pubblico in presenza. Ad ogni modo ci sarà una graduale progressione per arrivare nelle settimane successive ad un incremento». 

Niente di definitivo, sia chiaro, il dibattito (anzi il tira e molla) è appena agli inizi tanto che la Federcalcio a luglio, a Europeo concluso, presenterà un dossier al Ministero della Salute proponendo un riempimento degli stadi fin dalla prima giornata non inferiore al 50 per cento. 

Un'incertezza comunque più che sufficiente per tenere bloccate le società, impossibilitate a pianificare le campagne abbonamenti, del resto difficoltose considerato che eventuali stop legati al Covid aprirebbero la complicata partita dei rimborsi. 

Una prospettiva che molti club faranno di tutto per scansare evitando di infilarsi in un vicolo cieco, rassegnandosi ad una vendita dei biglietti partita per partita, o al massimo lanciando delle tessere fidelity (come fa da anni la Reyer di pallacanestro) che daranno un diritto di prelazione per l'acquisto dei tagliandi. 

Da viale Ancona giustamente non si sbilanciano, mentre è costante il confronto con le altre società di Serie A per poi decidere la strategia migliore. 

Inoltre pare che gli stessi club possano arrivare ad un cartello per chiedere al governo di togliere qualsiasi limitazione, collegando il sistema di biglietteria con la rete dei vaccini, per verificare il certificato vaccinale del tifoso nel momento dell'acquisto. (M.Del.)

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