Lettere dal campo Palestrina, marzo - aprile 1915

12 Roma 1915, cari genitori vi faccio sapere che domani mattina parto al campo a Palestrina ove si rimarrà per quindici giorni, appena sarò al posto di nuovo vi scriverò. Sapete che il campo lo faccio insieme ad Emilio e perciò sono molto contento passar un po’ di tempo insieme. Sapete o genitori che a Roma si sta molto male: i picchetti armati per la città erano una quantità; tutti vogliono la guerra, la miseria che c’è non vi potete far un’idea: infinità di disoccupati, bambini malvestiti vengono alle finestre della caserma a chieder pane; vedendoli mi vien da piangere; non è basta neanche per noi il pane, ma per quei piccinini ce n’è sempre a volontà. Sono contento che avete ricevuto il pacco però credo che non avete pagato perché la condotta la pagai io. Ora vi dico che parto per il campo contento che non vi potete immaginare, benché si dormirà malissimo sotto la tenda, ma con più fatiche faccio aumento sempre la salute; i superiori mi vogliono bene, mi portano in palmo di mano quando c’è da lavorare sono io e quando c’è da prendere qualche cosa sono io. In quanto alle fotografie quando tornerò me le farò fare, quella di Luigion mettila a parte al mio […] Ora termino col salutarvi di vero cuore tutti in famiglia; mille baci alle miei sorelline ringrazio Francesco quando sarà lui io lo ricompenserò. Saluti ai cugini, salutami Maria ciau. Se andavo in un altro corpo vi facevo vedere che fotografia. Quand’ero a casa non sembrava, ma qui lo conoscono bene Mazzoletti e Mancini di Lodi. La salute che godo non ve lo posso dire e anche la lena. Sono un granatiere di Sardegna. Ciau mamma, arrivederci presto. 
10 cari genitori, vi scrivo queste due righe per farvi sapere che mi trovo in perfetta salute e come spero di voi. Sapete che Emilio si trova al quarto battaglione, però ci troviamo sempre tutti quelli di Codogno; siamo sempre insieme perciò non dovete pensar male; io vi dico che siamo in bellissimi posti ove si sta molto bene. Io vi scrissi due volte e voi non avete risposto; da quando son partito da Roma non ebbi più notizie di voi. Questo è il mio indirizzo: al gran. Mazzoletti Sante 1 Regg. 7 Comp. 13 Divisione 7 Corpo d’armata. Ora termino di scrivere; quando avrò più tempo vi scriverò. Fammi il favore a dire a Maria che presto le scriverò. Saluta tutti i cugini; saluti a tutti in famiglia. Un bacio alle mie sorelline, a Francesco. A Maria scrissi anche se non ebbi nulla risposta. Appena ricevete la cartolina datemi pronta risposta. Vostro Sante. Ciau mamma, arrivederci presto. Caro padre non pensare a me che sto meglio di voi. Quando scrivete mandatemi la carta colla busta perché qui non ce n’é. Saluti a Eugenia e Attilio Il granatiere Luigi Moroni a Battista Mazzoletti 
Palestrina 26 aprile 1915, Gentilissimo Mazzoletti Battista, le scrivo queste due righe che mi ha incaricato suo figlio per farle sapere sue notizie. Lui di salute al presente sta bene, altro che si è fatto male un piede con le scarpe un po’ strette e con queste si è formato un piccolo foruncolo e con questo è andato alla visita medica e il capitano medico l’ha mandato all’ospedale. Ma mi ha detto suo figlio di non pensare pur male che non è niente. Quindi noi il giorno 27 andiamo a Roma e lui si ferma all’ospedale di Palestrina; ha detto il tenente medico che in tre giorni è guaribile. Quindi appena guarito ci raggiungerà anche lui a Roma. Per ora termino di scrivere; le lascio tanti saluti da parte di suo figlio e le lascio tanti saluti anche da parte mia, se ha piacere. E mi dichiaro con mia stima, sono unico suo aff.mo amico Moroni Luigi. Mi scusa della brutta calligrafia. Addio. 
28 Aprile Roma 1915, cari genitori, vi faccio sapere che ora mi hanno tagliato e non sono più all’ospedale di Palestrina, mi trovo all’infermeria di Roma. Le scarpe strette mi causarono una vescica morela [violacea, n.d.R.] sul collo del piede sinistro, ma ora sto bene, sono all’infermeria, ma presto voglio sortire. Sapete genitori che provai un male quando mi tagliò che non ho mai provato in vita mia e poi mi raschiò dentro la ferita. Feci scrivere da un mio amico a motivo che credevo di rimanere all’ospedale di Palestrina sino quando ero perfettamente guarito e allora non potevo più darvi notizie; pensai di far bene così. Mi rincresce molto che la mamma di Maria è ammalata però spero che non sarà nulla. È venuto il mio capitano a trovarmi prima di partire; gli rincresceva come fosse stato mio padre. Ora termino di scrivere col dirvi di non pensare a me; il vaglia e la lettera l’ho ricevuti e sono contento; la mia salute è d’acciaio; ho altro che il piede, ma mangio per quattro. Credevo che fosse stato, e come anche il medico credeva, un flambone, ma invece meglio così che presto si andrà. Saluti a tutti in famiglia, mille baci alle mie sorelline, a Francesco, salutatemi i cugini, salutami tanto Maria. Ciau, ciau In tutto ce ne avrò per una ventina di giorni e poi sarò come prima. Mamma quando ero all’ospedale non mangiavo mai, ero come te, avevo schifo di tutte le cose, ma ora faccio per quattro. Mamma io sto bene non pensare a me. Ciau Ciau.
Quota 188 Sabotino, Novembre 1915 Angelo Cerizza

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