Venezia FC: L'abbonamento era un atto di fede ora è una lotteria

Anno 2020: nella mutazione del calcio sopravvive il tifoso, ma rischia di scomparire l’abbonato. Non è, a tutti gli effetti, la stessa cosa. Trecentocinquantamila tesserati in via d’estinzione, almeno temporanea. Cambiano il rapporto, l’economia, lo scenario futuro. L’abbonato è un socio sostenitore, il tifoso solido, a cui viene assegnato un posto, un numero. Assume un impegno, spende e si spende per la sua fede. Compie un rito periodico. Fatica e fa rete. Esce di casa, cerca il parcheggio, suda quasi quanto i calciatori, conosce i vicini di tribuna o gradinata, intesse una relazione che dura nel tempo. Senza l’abbonamento il tifo diventa liquido.
Se oggi scrivi su Google le parole “calcio abbonamento” la prima schermata che ti appare è dedicata all’opzione televisiva. Ma il piccolo sport da parete fluidifica i rapporti e rischia di accentrare le scelte, favorendo l’oligarchia. Chi cresce con questa opzione tenderà a preferire le squadre più visibili, quelle da coppe, anche se lui sta a Firenze e quelle a Torino, Milano, Roma, perché gli saranno paradossalmente più vicine e familiari.
Il futuro è incerto per tutto e tutti. Il prossimo decreto potrebbe riaprire parzialmente le curve, ma l’effetto provocato dagli assembramenti in vacanza e il ricordo, per dire, di Atalanta-Valencia, dovrebbe sconsigliarlo. Dopo l’esperienza dei mancati o ritardati rimborsi e dei voucher, l’abbonamento diventa, come per Pascal la fede, una scommessa. Sarà per questo che l’Udinese ha pensato a una lotteria per assegnare i primi mille posti.
(cit. Gabriele Romagnoli - la Repubblica)

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