Venezia FC: La Nuova Venezia - Al Venezia mancano solo i due punti -

Due punti lasciati per strada, l'ennesima occasione sprecata di una stagione che di certo non ha sempre sorriso al Venezia, ma nella prestazione di sabato sera al Rocco di Trieste va messa nel conto anche la settimana anomala vissuta dalla squadra di Alessio Dionisi. Con l'apice rappresentato dai tamponi fatti al mattino presto per poi partire alla volta del Friuli Venezia Giulia, nell'incertezza di giocare fino a due ore prima della partita. Un contesto generale che sicuramente può aver influito, anche se resta la buona prestazione offerta dagli arancioneroverdi, con il rammarico del rigore sbagliato da Aramu e dalla traversa colpita da Maleh. presenti «Molti mettevano in dubbio il fatto che tutta questa settimana potesse portare problemi alla squadra», sottolinea il direttore sportivo Fabio Lupo, «ma ho sempre detto che eravamo pronti a giocare. Non mi ha spaventato portare avanti una battaglia che era giusto combattere. Il grande merito di questi calciatori è che hanno voluto scendere in campo, nonostante le mancate risposte della Federazione, o risposte amatoriali e deficitarie, senza un supporto adeguato neppure dalla Lega di fronte a norme alle quali ci siamo trovati soli. A far pendere l'ago della bilancia è stata la volontà di scendere in campo dei nostri ragazzi. 
Ci siamo confrontati tra dirigenti e abbiamo dimostrato di essere professionisti seri, quello che le altre componenti del calcio finora non hanno mostrato adeguatamente. Resta, purtroppo, il rammarico di non aver fatto i tre punti», prosegue Lupo, «e sarebbero stati importanti e presi contro avversario forte che si sta giocando la promozione in Serie A. Se una squadra doveva vincere, sabato sera, obiettivamente era il Venezia, che ha offerto una prestazione convincente. Penso che chi vive di calcio come noi, quando si trova in uno stadio vuoto vive una situazione surreale, per i sogni e l'impegno, non è certo questo il calcio che desideriamo. Rispettiamo le regole, ma il calcio vero è un altro, quello fatto di emozioni e passioni che trasmettono anche i tifosi alle squadre in campo». le anomalie Il tecnico Alessio Dionisi osserva: «È stato sicuramente un rientro atipico, lo sarebbe stato comunque, anche se noi in modo ulteriore ci siamo trovati in difficoltà, visto che fino a poche ore dalla partita non sapevamo se avremmo giocato. Nonostante questo, la squadra ha risposto molto bene e lo si è visto sul campo, ed è un peccato non aver ottenuto quello che avremmo meritato. Abbiamo fatto il possibile, purtroppo abbiamo sbagliato anche un rigore ma non dobbiamo abbatterci. Manca tanto ancora alla fine del campionato, sabato hanno giocato sedici giocatori, hanno dato tanto. 
Poi, certo, il risultato mi fa arrabbiare soprattutto per i miei giocatori, perché questa vittoria la volevano e la meritavano». un solo rimpianto, il gol Dionisi analizza alcune situazioni di gioco: «La squadra ha reso bene, è mancato solo il gol. Atleticamente abbiamo tenuto. Poi, ovviamente, il Pordenone in dieci si è abbassato. Abbiamo creato, fatto la partita, però loro fisicamente sono prestanti ed è difficile non concedere quasi nulla a un avversario del genere. Anche stavolta sono emersi dei limiti nostri che abbiamo mostrato altre volte, ma ai quali dobbiamo sopperire. Non avremmo cercato alibi se non fosse andata bene, ma non dobbiamo dimenticare cosa hanno fatto i ragazzi nonostante giorni senza la possibilità di fare la rifinitura, di allenarsi, rinviando la partenza per i tamponi. Tutti aspetti che potevano destabilizzare, però non possiamo cadere in questi pensieri, altrimenti saremmo dei perdenti. Non avremo paura di giocare neppure la prossima partita in casa contro l'Ascoli. Ne affronteremo una alla volta, come dice il presidente. Ne mancano 9, ci sono 27 punti in palio da qui alla fine del torneo. Non abbiamo raccolto con il Pordenone ciò che meritavamo, faremo di più venerdì sera in casa con i marchigiani». il carattere della squadra Infine Cristian Molinaro, sabato sera in campo con la fascia da capitano: «Arrivavamo da una settimana stranissima, non abbiamo potuto lavorare come si sarebbe dovuto, c'era un po' di ansia. Ma la squadra si è fatta trovare pronta, con determinazione e concentrazione. Abbiamo ripreso da dove si era lasciato, ma con un altro piglio e tanta consapevolezza. In campo eravamo messi bene, c'era voglia di fare risultato e dimostrare che, nonostante le difficoltà, stavamo bene. Merito a noi, alla società e allo staff tecnico perché ci siamo fatti trovare pronti». --Simone Bianchi
Poggi, un veneziano nel dream team
«Che attacco con me, Pippo e Recoba»

Un veneziano nella Top 11 del Venezia degli ultimi 40 anni, ed è Paolo Poggi, attaccante e capitano prima nell'arco di quasi un ventennio, adesso dirigente nel nuovo corso americano come responsabile dei Progetti Internazionali. Nella squadra ideale Paolo Poggi forma un tridente suggestivo con Pippo Maniero e Alvaro Recoba, con Taibi tra i pali, Carnasciali, Luppi, Fabio Bilica e Dal Canto in difesa, Valtolina, Volpi e Pedone a centrocampo e Walter Novellino seduto in panchina. «Mi fa piacere far parte di questa squadra scelta dai tifosi», spiega Poggi, «ho anche visto che i tanti voti sono arrivati proprio dai sostenitori del Venezia. Io ho iniziato e chiuso la carriera in arancioneroverde, sono partito giovanissimo per Torino, vivendo nella parte finale della carriera le vicissitudini del club, ritornando da dirigente chiamato da Joe Tacopina». Le votazioni sono avvenute sui canali social del club aracionerverde e su quelli di Operazione Nostalgia. «Modulo 4-3-3 con Novellino? Non credo proprio», ha osservato Paolo Poggi, «ma anche per caratteristiche dei giocatori scelti per ruolo questa squadra si schiererebbe in campo al massimo con un 4-3-1-2, Recoba ad agire alle spalle del sottoscritto e di Pippo Maniero. Ci siamo affrontati da avversari con i componenti di questa squadra, ma l'unico con cui ho giocato insieme è Sergio Volpi, a Piacenza nella stagione 2001-2002, e l'allenatore era proprio Novellino». Fu l'ultimo campionato in Serie A del Venezia, punito al Penzo proprio da Poggi, autore della doppietta in un minuto che rovesciò il risultato (2-3). «È una squadra votata decisamente all'attacco», osserva Paolo Poggi, «perché oltre al tridente, Valtolina era un esterno con spiccate propensioni offensive e anche "Ciccio" Pedone non disdegnava le scorribande in avanti. 
Una squadra che avrebbe vinto segnando tanti gol, ma anche rischiando di prenderne con un centrocampo in cui manca un "mastino" come poteva essere Iachini ai tempi di Novellino».Paolo Poggi si è imposto nella quartina che comprendeva anche Raffaele Cerbone, Michele Cossato e Arturo Di Napoli. «Era una lotta molto aperta, tutti hanno lasciato una traccia profonda del loro passaggio in laguna, soprattutto "Re Artù" che è stato protagonista del ritorno in Serie A nel 2001, mentre Cossato aveva formato con Schwoch il tandem offensivo del Venezia di Novellino. Un allenatore che si è fatto amare e che continua a essere amato dai tifosi del Venezia. Anche lui aveva un lotto di avversari non indifferenti, a cominciare da Zaccheroni per arrivare a Pippo Inzaghi, mentre Di Costanzo è stato l'artefice della risalita dopo il primo fallimento. Non è mai semplice scegliere, soprattutto mettendo a confronto giocatori di epoche diverse e che hanno giocato nel Venezia in categorie diverse. Lo si vede dalla fisionomia della squadra emersa dal sondaggio tra i tifosi, il ricordo degli anni in Serie A ha inciso profondamente nelle votazioni». -- Michele Contessa

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