Le dieci partite che sconvolsero il Venezia (V partita)

6 novembre 1966, Serie A
Cagliari-Venezia 4-0
Forse la pagina più vergognosa della Lega Calcio. Direi anche la più disumana. Il calcio sopratutto, anche della vita. Il calcio sopratutto, ma non per tutti. Show must go on, ma chi ha potere può fermarsi. I poveri, no: di loro è la sofferenza, dunque se la godano fino in fondo. Il 4 novembre 1966 l'Italia è sconvolta dalla più grave inondazione del dopoguerra. Venezia e Firenze, città d'arte, le più colpite. I telegiornali portano nelle case, con la discrezione del tempo, immagini che la memoria non cancellerà più. Due grandi città travolte dall'acqua, una tragedia umana di inconsolabile dolore, musei e case, cittadini e opere d'arte assaliti e annientati, l'umanità e il suo patrimonio in ginocchio. Venerdi l'Italia del nord vive solo di pianto. Ma per la Lega, ovviamente è ben più importante una partita di calcio. A Firenze non si può giocare, afferma. Ma a Cagliari, dove è atteso il Venezia si. Poco importa se lasciare, in quelle condizioni, Venezia, sia come avventurarsi in un viaggio terribile e pericoloso: alla Lega frega nulla. A Cagliari si può giocare, c'è perfino il sole. E a Cagliari si deve giocare. Così la Lega nella giornata di venerdì, il giorno dopo la tragica notte, intima ai lagunari di lasciare Venezia e raggiungere Cagliari. In caso contrario, sconfitta a tavolino e ulteriori pesanti sanzioni.
Sei povero?: muori. Lasciare Venezia è ovviamente un problema. Intanto la società deve rintracciare tutti i giocatori ed è un impegno gravoso, perchè ovviamente le linee telefoniche sono saltate e, all'epoca, i cellulari non erano stati ancora inventati. Superata, tuttavia, questa incombenza, resta il viaggio. L'aeroporto è chiuso, non si può volare direttamente su Cagliari. Allora la Lega intima di recarsi a Milano, dove, nella serata di sabato, si può proseguire per la Sardegna, con un volo di linea. Il viaggio si dimostra un'odissea. Il treno che sabato mattina parte da Venezia, non può puntare sulla Padova-Verona, perchè interrotta. Si va quindi verso Bologna e da li su verso il capoluogo lombardo. Tra mille soste, anche quì la linea ferroviaria è gravemente danneggiata, il Venezia raggiunge Milano, ma solo in tarda serata, quando l'aereo per Cagliari è ovviamente a destinazione. 
La vergogna della Lega è totale e imperdonabile: Il Venezia chiede di non continuare, i giocatori sono stremati, oltre che scioccati per quanto accaduto nella notte per l'alluvione. La Lega minaccia: partite. Alle 22 di sabato il Venezia cena in un albergo, a mezzanotte i giocatori, distrutti, vanno a letto. Alle 5 sveglia. Alle 8.10 è previsto un volo speciale per Cagliari, un charter dedicato alla squadra, ma quando la comitiva arriva in aeroporto, il comandante si rifiuta di partire, perchè non è arrivata ancora l'autorizzazione ministeriale per il volo straordinario. Si decolla tre ore dopo: da Elmas i giocatori raggiungono direttamente lo stadio e da lì, sytravolti e stanchi, senza riscaldamento vengono catapultati in campo. Il Cagliari di Boninsegna e Riva vince ovviamente 4-0, con una tripletta di rombo di tuono e un altro gol di Bonimba. 
Il Venezia perde inoltre Mazzola, dopo mezz'ora per stiramento, Benitez sbaglia un rigore e si fa male nella rispresa, Doni viene espulso per un a reazione violenta, forse più per stanchezza che rabbia, su Martiradonna. Ma la sconfitta è del sistema calcio: crudeltà inaccettabile, sensibilità inesistente. Il buio della mente: profondo nero.
Un secolo di calcio a Venezia, pag.124,126

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