Le dieci partite che sconvolsero il Venezia (III partita)

12 Settembre 1965, Serie B
Venezia-Mantova 1-4
Una mazzata. Brutale, inattesa. Siamo alla seconda di campionato già la prima non era stata un fiore (pareggio in extremis a Novara). Questa è un massacro. Ovvio: il Mantova è fortissimo, è partito per vincere il torneo. In porta ha Zoff, in mezzo al campo ci sono Giagnoni, Di Giacomo, l'ex Santon. Ma il Venezia non nasconde il medesimo obiettivo: Segato, subentrato ad Achilli, ha ancora Mencacci, Salvemini, ma anche Bertogna e soprattutto Ferruccio Mazzola, il cui arrivo ha il gusto dell'amarcord più sentimentale e commovente per i veneziani. Insomma all'alba di questa ennesima stagione di serie B, subito una sfida che potrebbe dare indicazioni precise sul futuro. E allora scoppia il dramma. Venezia travolto, il Mantova segna quattro volte: lo sconforto è generale, la depressione incalza. Certo è anche una partita strana: dopo pochi minuti Spagni riceve una brutta botta in testa e gioca per il resto del match come un sonnambulo; Nanni, a inizio ripresa, si scontra con un avversario che gli mette fuori uso il ginocchio (e il Venezia resta in 10); Bubacco ha sulla coscienza un paio di gol; i virgiliani compiono due salvataggi sulla linea; insomma la fortuna sta solo da una parte. Ma non basta a giustificare una resa così rumorosa, una sconfitta così umiliante. E il precedente pareggio incolore di Novara aggrava la situazione: costruito per vincere, il Venezia sembra andare in frantumi al primo leggero soffio di vento, fragile e asfittico, impotente e distratto, disordinato e, giusta conclusione, iellato. All'uscita la gente impreca nervosa, delusa. Le ottomila persone accorse al Penzo per l'esordio casalingo di una squadra che aveva rimesso in moto l'entusiasmo estivo, abbandonano l'isola pigiate e mute nei motoscafi, con le bandiere nascoste e le speranze frantumate. Mai nessuno sconfitta è stata così fallace: il Venezia percorrerà un campionato trionfale, chiudendo in testa alla classifica. Come direbbe il grande De Andrè: se dal letame nascono fiori, dalle sconfitte brucianti emergono i trionfi più inaspettati.
Un secolo di calcio a Venezia, pag.120-122   

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