Le dieci partite che sconvolsero il Venezia [partita I]

20 Gennaio 1963, serie A
Venezia-Milan 2-1 (poi 0-2 a tavolino)
Una bella giornata di sole. L'inverno c'è, ma non si sente. Il Venezia non c'è, ma si spera di vederlo. Siamo messi malissimo in classifica: penultimi con la Samp, di peggio ha fatto solo il Palermo. Una bella giornata di sole, ma pioverà. Qualcosa di solido, mica di liquido. Una bottiglietta mignon, mica un meteorite. Anche se l'effetto sembrerà più figlio del secondo oggetto che del primo. Cadrà in testa a un giocatore, un lancio di balistica precisione. Tra la folla. Ma non corriamo troppo. Si va a Sant'Elena, la carovana di tifosi procede spedita. Poco allegra, poca speranza. E poi c'è il Milan. Grandi nomi: Rocco, Ghezzi, Maldini, Trapattoni, Radice, Mora, Rivera. E David. Ma classica un pò fragile, lontana da Juve e Inter. C'è che si consola con la statistica: Il Milan, un Milan assai migliore, un Milan da scudetto, l'anno scorso qui a perso. 
C'è aria di bis, ma anche il Venezia, l'anno scorso qui era assai migliore. Però il Milan sembra portare bene: all'andata, prima giornata, a San Siro finisce 3-3. Sembrava un buon inizio. Invece era quasi la fine. Il Venezia schiera: Bubacco, De Bellis, Ardizzon; Grossi, Carantini, Frascoli; Azzali, Tesconi, Mencacci, Rafin, Bartù. L'allenatore è Quario. L'arbitro Lo Bello, mezzo principe e mezzo dittatore del fischietto. Sant'Elena spalanca le porte ai tifosi e alla speranza, ma Bubacco spalanca la rete a Rivera: un gol bellissimo, al volo, di quelli che diresti occasionali, fortunosi, ma il piede di Rivera, nella sua fulminante bellezza, mi fece capire che con gli dei ai poche chances. Però anche nell'Olimpo, a volte, ci si addormenta. E
nella ripresa il Venezia sembra subito più sveglio: Mencacci sfiora due volte il pareggio, sul secondo tiro è sfortunato, sul primo decisamente più brocco. Poi lo stadio si ferma ammutolito. David cade improvvisamente a terra: un piccolo oggetto sembra averlo colpito. Si tocca la testa: una acena indedita, sicuramente spiacevole. 
C'è silenzio: a quel tempo nessuno gridava, fortunatamente, devi morire. Erano ancora giorni nobili, di rispetto, di stadi accoglienti, di persone tranquille. Però una bottiglietta piccola, quasi introvabile in mezzo all'erba, volata dalla zona dei popolari, atterra sul ciuffo di David. Che adesso sta disteso. Ma non sembra una cosa grave. Il Milan vince 1-0. David è un ragazzo serio: si rialza. Due minuti eterni. Ma David si rialza. Cesarone Maldini lo chiama in mezzo al campo. Si ricomincia: anche Lo Bello dice che è tutto a posto. Poi si sa: le cose e le persone cambiano nella vita. Tre minuti dopo il Venezia paraggia. Con merito: punizione di Mencacci. Grossi di testa, 1-1. A mio padre sembra quasi esplodere la gola dall'urlo. Già allora io ero, al contrario, compassato: mi limito a registrare, direi quasi giornalisticamente, il giusto pareggio. A questo punto entra in scena Viani, uno di quegli uomini che si direbbe abbiano inventato il calcio. Dice qualcosa a David. Poi, accompagnato dal massaggiatore, spariscono negli spogliatoi. Trauma da bottiglietta, due punti di sutura, riflesso ritardato. Sull'1-0 si può anche star bene, sull'1-1 la salute comincia a vacillare. Milan in 10, poi anche in 9 (espulso Pivatelli), Milan sconfitto: succede al 43', Azzali crossa, Raffin non ci arriva, Mencacci si, 2-1 fittizio. 
Il Milan presenta ricorso, a nulla vale l'osservazione di un David contuso irreparabilmente soltanto alla distanza. Il giudice e tutti i successivi organi giudicanti danno ragiona al Milan, che rispetto al Venezia è più potente politicamente. Il 2-0 per i rossoneri diventa la prima applicazione della responsabilità oggettiva: finirà trent'anni dopo quando il massaggatore del Napoli Carmando convincerà Alemao a restare a terra, a Bergamo. In mezzo ci stanno tanti stupidi sugli spalti e tanti furbi in campo. Da Sant'Elena la folla esce cantando, sembra quasi la ripartenza per un girone di ritorno più caloroso. Ma lo schiaffo della sentenza brucia la risalita e ghiaccia lo spirito: a fine stagione si torna in serie B.    
Un secolo di calcio Venezia - pag.114-116 - 

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