Venezia FC:Il Gazzettino - Ho visto troppe tragedie, patetico pensare al calcio -

«Non vorrei essere nei panni di chi deve decidere le sorti di un calcio che, in ogni caso, non può pensare di andare per conto proprio rispetto al resto della società civile». La voglia di tuffarsi da un palo all'altro non gli è certo passata, tuttavia Alberto Pomini titolare nelle ultime 4 uscite del Venezia fatica a riflettere su presente e prospettive di quel pallone che da tre decenni è la sua vita. «Almeno ho fatto giusto in tempo a riassaporare il campo prima della sospensione esordisce con un sorriso il 39enne di Isola della Scala di fatto però parliamo di un ricordo già lontano, giocare oggi è l'ultimo dei pensieri. Con in corso una simile emergenza sanitaria trovo secondario e un po' patetico pensare al calcio, ci sono state davvero troppe tragedie e ci vuole rispetto per chi ha perso la vita e per chi lotta per curare i malati». L'azienda del pallone professionistico sta facendo di tutto per rimettere in pista Serie A, B e C. «Si parla di isolare le squadre nei centri sportivi per tre settimane di allenamenti, ma dovremmo pur uscire e muoverci, dietro le quinte poi c'è un lavoro complesso che coinvolge tantissime persone e attività, dagli alberghi ai trasporti, ai negozi. Una flebile luce in fondo al tunnel comincia forse a spuntare, però il calcio non può pensare di prescindere da una situazione sanitaria che sia davvero sotto controllo in tutta Italia. Bisogna essere realisti, sta morendo ancora troppa gente». Lo sforzo di Pomini e compagni in questa fase di distacco è rivolto a non disperdere lo spirito del gruppo. «Quello per fortuna non svanisce facilmente, tutte le mattine ci alleniamo in video e anche il poter parlare e scherzare mentre si lavora aiuta. Da padre mi colpisce il desiderio delle mie figlie di connettersi con i compagni di scuola, per tutti sono piccoli sprazzi di normalità che sembrano una liberazione. Io vivo a Treviso con la mia famiglia, avendo tre bambini ogni giornata è tosta e a mancare è soprattutto un po' di libertà che vada oltre al supermercato e ai 200 metri o poco più sotto casa. Ci adattiamo, come cittadini siamo tutti sulla stessa barca per un evento che ha scombussolato il nostro essere e lo farà per chissà quanto tempo». Contro Cosenza e Crotone l'ex Sassuolo ha assaporato il calcio a porte chiuse. «Una tristezza assoluta, senza i tifosi viene meno una parte integrante della nostra vita sportiva. Un abbraccio, dare il 5 al compagno, lo scontro fisico con l'avversario, togliamo tutto ciò e cosa resta dello sport? Vedo davvero ancora troppe incognite, fino a quando non troveranno un vaccino o qualche cura credo sia improbabile che il virus scompaia d'incanto. Per questo è giusto cercare di proteggere la salute e capire come si potrà ripartire nella vita normale, prima che in quella agonistica».
Marco De Lazzari

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