Una gigantesca offensiva,24 ottobre 1917

Ritirata a Slavce (Slovenia)
24 ottobre – Giornata pessima; vento ed acqua quanta se ne vuole. Gli austriaci unitamente ai tedeschi alleati e con rinforzi bulgari e turchi, intraprendono una gigantesca offensiva su tutto il fronte della seconda armata, giovandosi specialmente della testa di ponte di Tolmino. Il fuoco diventa intenso, tambureggiante; il nemico bombarda anche le nostre retrovie; i grossi proiettili cadono sulla città Cormons facendo vittime anche fra la popolazione civile.
25 ottobre – Il nemico fortissimo di numero e ben provvisto di mezzi d’offesa riesce a sfondare la nostra prima linea. Tutta la zona di Caporetto, Monte Nero, Tolmino e l’Altopiano di Bainsizza,sono dovuti abbandonare lasciando pur troppo nelle mani del nemico prigionieri e cannoni. Ci ritiriamo sulla seconda linea mentre il nemico prosegue ad attaccare con ingenti masse.
Il movimento dei carriaggi, degli autocarri, delle salmerie e delle truppe in ritirata si fa intenso. S’incominciano a sgombrare gli ospedaletti, i magazzini e i depositi materiali.
Il movimento dei carriaggi, degli autocarri, delle salmerie e delle truppe in ritirata si fa intenso. S’incominciano a sgombrare gli ospedaletti, i magazzini e i depositi materiali.
26 ottobre – Anche la seconda linea è dovuta abbandonare. Sul nostro fronte il nemico è ormai sulla linea dell’Isonzo, mentre verso le testate dell’ Indrio e del Natisone occupa la linea del vecchio confine. Sul Carso si resiste ancora e come pure nella zona di Gorizia. Prosegue lo sgombero delle località prossime alla linea. Il nostro Reggimento dopo lungo cammino si reca a Verhovlje. Prosegue intenso il fuoco d’artiglieria.
27 ottobre – Vado al mattino a Verhovlje al Comando del Reggimento; molte truppe e carriaggi in ritirata. Noi che facciamo parte della retroguardia resistiamo sulla linea dell’Isonzo, ma più a Nord abbiamo sentore che il nemico sfondata la linea del vecchio confine scende giù per le valli che a ventaglio convergono su Cividale. Si vedono infatti degli incendi verso quella città mentre si ode più distintamente il rombo delle artiglierie. Ritorno a Slavce. Sulla strada scoppiano delle granate che uccidono uomini e cavalli. Dopo poche ore che sono tornato arriva improvvisamente l’ordine di caricare le casse forti e quanto più materiale si può e recarsi ad Albana in valle dell’Indrio, presso Prepotto. La bandiera del Reggimento viene presa in consegna dal Battaglione Complementare della Brigata Cremona.
27 ottobre – Vado al mattino a Verhovlje al Comando del Reggimento; molte truppe e carriaggi in ritirata. Noi che facciamo parte della retroguardia resistiamo sulla linea dell’Isonzo, ma più a Nord abbiamo sentore che il nemico sfondata la linea del vecchio confine scende giù per le valli che a ventaglio convergono su Cividale. Si vedono infatti degli incendi verso quella città mentre si ode più distintamente il rombo delle artiglierie. Ritorno a Slavce. Sulla strada scoppiano delle granate che uccidono uomini e cavalli. Dopo poche ore che sono tornato arriva improvvisamente l’ordine di caricare le casse forti e quanto più materiale si può e recarsi ad Albana in valle dell’Indrio, presso Prepotto. La bandiera del Reggimento viene presa in consegna dal Battaglione Complementare della Brigata Cremona.
Il momento è criticissimo, la confusione indescrivibile. Carichiamo sui carri quanta più roba si può distribuendone altra fra i militari presenti; truppe fuggiasche, carri, cavalli, camions ingombrano la via. Le nostre carrette si mettono in moto seguendo la lunghissima colonna. Io e Malventi, attraverso. le colline raggiungiamo la valle dell’Indrio; degli incendi ci fanno conoscere la gravità della cosa. Arriviamo ad Albana mentre le ultime truppe si ritirano precipitosamente e sono date alle fiamme le baracche contenenti materiali e depositi di munizioni; i paesi sono sgombri e la popolazione civile è fuggita verso Manzano e verso Cividale. Comprendiamo subito non essere quello il luogo da soffermarci; giungono in bicicletta anche il ten. Viganoni e il Maresciallo Iacopino che constatata la cosa, vanno incontro alle carrette che devono giungere. Si fa saltare in questo momento dai soldati del Genio il ponte sull’Indrio. Andiamo a Dolegna; quivi attendiamo le carrette che giungono di lì a poco col caporale Trosini. Io, non avendo ordini, non vedendo più nessuno, mentre d’intorno scoppiano fragorosamente i depositi di munizioni e si alzano al cielo le fiamme dai baraccamenti incendiati, mentre il genio fa saltare i ponti sul fiume rischiando così di aver tagliata la strada, ordino alle due carrette di retrocedere verso S.Giovanni di Manzano. A Vencò ritrovo le altre carrette col tenente  Viganoni e il resto del personale dell’ amministrazione. Incomincia a cadere una lenta pioggia. La fila lunghissima dei carreggi si allontana in mezzo ad una confusione indescrivibile; d’intorno, in un cielo infuocato dagli incendi, scoppiano fragorosamente le polveriere. Lasciamo col cuore angosciato queste terre da noi conquistate con tanto sangue, con tanti sacrifici, mentre le orde austro-tedesche assetate di vendetta e di rapina piombano su Cividale dilagando di qui per le nostre belle pianure friulane, per il nostro bel suolo d’Italia!.
Raoul Baccini militare, 22° reggimento fanteria, brigata Cremona, caporale, sergente

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