Un fumo che sa di libertà
Il
rimbombo degli spari si era finalmente spento, lasciando spazio a un
silenzio irreale. Il fumo delle esplosioni era mescolato al colore
rosso del sangue. Lui era lì, inginocchiato accanto al corpo senza
vita del suo migliore amico, gli occhi pieni di lacrime rivolti verso
un cielo indifferente al dolore. Avevano marciato insieme, riso,
condiviso paure ed emozioni. Ora solo la morte parlava con lui. La
giornata era finita, ma la guerra non dormiva mai. Con le mani
tremolanti, estrasse la vecchia pipa dalla tasca dell’uniforme,
impregnata di polvere e rimorsi. Ciò che al tempo era solo un
piccolo lusso prima di dormire, in quel momento sembrava essere un
bisogno, una necessità per scappare da quell’inferno che ormai da
mesi era la sua casa. Riempì il fornello con il tabacco e accese il
fiammifero con un gesto quasi meccanico. Tirò una boccata profonda,
lasciando che il fumo gli riempisse i polmoni. Non lo avrebbe
riportato indietro. Non avrebbe cancellato il dolore, né il senso di
colpa. Lui era morto. E neanche quella boccata di libertà avrebbe
potuto cambiare quello che era successo. Ma per un attimo, nel
sentire quel bruciore nel petto, la guerra sembrava lontana, quasi
vicino a una fine. In quell’istante era solo un uomo. E non un
soldato.
Autrici:
Greta De Lorenzi e Giorgia Chiabai

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