Gli aerei
Una
delle più grandi novità tecnologiche introdotte nella Grande Guerra
fu l'utilizzo dell'aviazione come strumento militare. La costruzione,
nel 1903, del primo mezzo in grado di alzarsi da terra fu il primo
atto di una rivoluzione totale sia nel campo civile che militare.
Niente più fu come prima. In realtà, a livello militare molti
ufficiali rimasero inizialmente indifferenti non intuendo subito i
grandi vantaggi che si sarebbero ottenuti dall'impiego dell'aereo. In
Italia il primo a capirlo fu il maggiore Giulio Douhet il quale fu da
subito fermamente convinto che l'utilizzo dell'aviazione sarebbe
stato decisivo in una futura guerra. Nacque così, alla fine del
primo decennio del '900, la prima squadra di aviazione militare
italiana, composta da bombardieri e da caccia. I primi furono
prodotti da Giovanni Caproni, un ingegnere trentino che nel 1908
iniziò a brevettare questo tipo di velivoli (ricordati con la sigla
"Ca." ed un numero). Nel corso della guerra vennero
effettuati vari perfezionamenti fino a giungere, nel 1918, al famoso
bombardiere "Ca.46" in grado di volare a 150 km/h e di
trasportare 500 chili di bombe da sganciare sugli obiettivi nemici.
Un grande vantaggio ed una grande innovazione che fece dell'Italia lo
Stato più all'avanguardia in questo ambito. I caccia, gli aerei ad
uno o due posti dotati di mitragliatrice per i combattimenti aerei,
furono invece meno utilizzati. Mentre gli altri Stati ne produssero
diverse centinaia, l'Italia inizialmente preferì non fabbricarli ed
importò alcuni Niuport francesi. Solo nel 1916 comparvero sui cieli
dei caccia italiani, come gli SVA e gli Hanriot, in grado di volare
ad oltre 200 km/h e dotati di mitragliatrici calibro 7,7. Lo sviluppo
di questi modelli però non era sufficiente per rendere gli aerei
delle armi efficaci in guerra. A renderli tali furono i primi
aviatori e in particolare i cosiddetti "Assi dell'aviazione",
i piloti che con la loro abilità seppero dare un contributo decisivo
per le sorti di una battaglia. Un appellativo che veniva assegnato
solitamente a chi riusciva ad abbattere più di cinque aerei nemici.
Il più famoso di tutti fu il tedesco Manfred von Richtofen,
soprannominato "l'Asso degli Assi" e"Barone Rosso",
in grado di abbattere 80 velivoli tra il 1914 ed il 1918. In Italia
le gesta più famose furono quelle di Francesco Baracca (medaglia
d'oro al Valore Militare), Fulco Ruffo di Calabria, Luigi Gori e
Massimo Pagliano. Leggendaria fu anche l'azione propagandistica
intrapresa da Gabriele d'Annunzio il 9 agosto 1918 sui cieli di
Vienna con uno SVA 5.
La
Grande Guerra al tempo della Guerra, approfondimento tematico
laboratorio di storia moderna università Cà Foscari di Venezia
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