“Cominciate a scavare dove vi trovate perché lì si trova la sorgente!» (SSDL, 2, 188).

Usare la vita è cominciare a scavare proprio qui dove siamo, non in un posto o una condizione migliore. Questa, qualunque essa sia, è la migliore. Perché è reale, non ideale, è nostra e di nessun altro e noi solo da qui possiamo partire. Usare la propria vita significa spargere la gioia che nasce dalle sofferenze superate, dalla scoperta, ogni volta nuova, della Buddità presente in noi e in ogni singolo essere vivente. «La nostra vita in origine è libera da ogni impurità ed è vasta come l’universo. La rivoluzione umana consiste nel comprenderlo e dimostrarlo» (Ibidem, 189). Allora è possibile vedere tutto sotto una luce diversa: le difficoltà non appaiono più solo come l’effetto delle azioni commesse nel passato ma come condizioni con cui abbiamo desiderato rinascere per adempiere la nostra missione. Il voto del Budda. La Buddità è lo stato vitale nel quale questa consapevolezza è talmente radicata che qualunque difficoltà viene percepita non come l’inevitabile manifestazione del karma, ma come un’occasione per creare valore basandosi sulla Legge. All’inizio recitiamo per un problema nostro e solo nostro, ma poi la prospettiva si allarga e si fa strada il desiderio di sostenere la felicità di chi sta vivendo la stessa difficoltà. Missione è una parola bella, indica direzione e ampiezza. Come se il nostro io potesse coprire distanze di milioni di chilometri e ampliarsi così tanto fino a toccare il maggior numero di vite possibile. La vittoria si realizza così, nella determinazione di ogni singolo momento in cui diciamo: sì, passo attraverso questo ostacolo, e da lì ne percepisco il senso. Le difficoltà sono la materia stessa della nostra missione. Per chi vive così non esiste più il karma, esistono solo opportunità per creare valore da qualunque circostanza. Il Buddismo la chiama Buddità nella forma presente. Che significa? Significa credere che sono Budda senza dover cambiare niente di me ma solo illuminare le mie caratteristiche. È un concetto rivoluzionario, allora come ora, che apre a un gran senso di libertà: la possibilità di essere felice “qui” e “ora”, indipendentemente da quello che mi sta succedendo. È il momento in cui percepisco la mia vita senza giudicarla. Le cose succedono perché io le viva, le attraversi e le trasformi. Costruendo stabilmente nel cuore una fede così salda possiamo affrontare con fiducia ogni asperità e fare esperienza continua del superamento del limite. Farne il senso della vita. È un cambiamento di prospettiva potentissimo trasformare il karma in missione. Il Buddismo dice che dietro una miseria ci può essere il mondo, dietro la tristezza un desiderio. C’è la vita com’è. Quella che noi abbiamo scelto per poter manifestare la Buddità. In un arazzo più grande che si compone e intreccia ogni missione individuale con quella degli altri e delle altre.
BS 212


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