4 novembre 1918

4 Novembre, alcune cifre che rendono onore a chi si batté contro la grande guerra.
Si continua a credere che milioni di italiani, mossi da un pervicace sentimento patriottico, si sarebbero precipitati a combattere sulle trincee poste a difesa (o meglio offesa) dei sacri confini.
Alcune cifre qui fornite rendono bene l’idea non solo di cosa sia stata la guerra per gli italiani, ma anche la straordinaria vastità dei gesti di ribellione che i civili e i soldati del nostro Paese hanno messo in campo per opporsi o sfuggire all’inutile strage.
Intanto le cifre finali della guerra: 700.000 morti, 1 milione di feriti, di cui circa la metà invalidi permanenti, 40 miliardi di lire di allora spesi per il conflitto, ovvero la stragrande maggioranza della spesa pubblica annuale (oltre il 70%).
In un esercito composto per la metà da contadini (2,5 milioni di uomini delle campagne a cui vanno aggiunti operai, piccoli artigiani e minatori, studenti...) ci furono 400.000 soldati processati per insubordinazione e autolesionismo, 100.000 invece i processi per renitenza alla leva (senza contare le decine e decine di migliaia a carico degli emigrati).
Ancora di più furono le denunce degli ufficiali verso i sottoposti, quasi 900.000. Tra i processati circa 170.000 vennero condannati, 16.000 all’ergastolo, e 750 almeno alla fucilazione (difficile stabilire quanti soldati vennero fucilati sul posto durante i combattimenti o le fughe).
Seicentomila soldati italiani vennero fatti prigionieri e, anche grazie al comportamento del governo italiano che li trattò da codardi e impedì sostanzialmente l’invio di pacchi viveri tramite la Croce Rossa, 100.000 morirono durante la prigionia. Durante il periodo di comando del gen. Cadorna morivano circa 1100 persone al giorno.
Intanto, nel fronte interno, centinaia di migliaia di italiani, di cui nessuno vuole ricordarsi, scendevano per le strade e per le piazze (le fonti parlano di centinaia di manifestazioni tra il 1914 e il 1917) per protestare contro l’ingresso in guerra dell’Italia. Contro di loro si scatenò la dura repressione di polizia e carabinieri.
Insomma già queste poche cifre ci raccontano una storia diversa da quella edulcorata e imbellettata che oggi sentiremo nei telegiornali, nelle piazze, nei comunicati di chi ancora a 100 anni di distanza vuole lucrare sulla pelle di nostri soldati mandati “a stendere le proprie carcasse sui reticolati nemici”.



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