Vita quotidiana nella Roma antica
Quando
si parla di vita quotidiana nella Roma antica viene subito alla mente
il noto epigramma di Marziale che si lamenta di non poter dormire
quanto vuole nei periodi in cui risiede in città.
Vita
quotidiana nella Roma antica, giornata tipica dell’antico romano:
Effettivamente
i romani avevano l’abitudine di svegliarsi molto presto al mattino,
quasi sempre prima dell’alba, tutti i giorni prima che sorgesse il
sole, quasi tutti erano già impegnati nelle loro rumorose mansioni.
Anche i più facoltosi subivano il chiasso mattutino, seppur più
lontani dal traffico cittadino nell’opulenza delle loro Domus,
quando un nugolo di schiavi, svegliati dal suono di un campanaccio,
si avvicendava nelle prime faccende della casa, ed ecco che ramazze,
secchi d’acqua e strofinacci prendevano vita causando i primi
fastidi giornalieri. Plinio il Giovane, per ovviare a questa
confusione che tanto lo infastidiva, aveva fatto costruire la propria
stanza da letto separata da un lungo corridoio, dagli ambienti dove
trafficava la servitù.
Indossato
un pratico abito chimato “amictus”, bevuto un bicchiere d’acqua,
i romani erano ora pronti per iniziare la giornata, per quanto
riguarda l’igiene personale mattutina, in pochi se ne
preoccupavano, in quanto ci avrebbero pensato verso il calare della
sera, quando si sarebbero recati alle terme pubbliche. La cura della
persona si completava recandosi dal cosiddetto “Tonsor”, il
barbiere privato e molto costoso per i più ricchi, ma c’era anche
chi tagliava capelli e sistemava barbe nelle botteghe, lungo le
strade. Sotto le case dei più facoltosi iniziavano a formarsi le
file dei vari “Cliens”, i clienti pronti per la “Salutatio
Matutina”, il dominus in questione avrebbe perso grande prestigio
nel qual caso non avesse risposto al saluto e ascoltato le lamentele
di chi richiedeva aiuto. Una rigida procedura regolava il rito
quotidiano della clientela. Il cliente poteva andare alla casa
del patronus a piedi o in lettiga, ma
obbligatoriamente doveva indossare la toga e non azzardarsi a
chiamarlo confidenzialmente per nome, ma semplicemente dominus,
pena il ritorno a casa a mani vuote. Il turno per ricevere
l’elargizione non veniva stabilito in base all’ordine di arrivo
ma in base all’importanza sociale, per cui i pretori sopravanzavano
i tribuni, i cavalieri i liberi e questi a loro volta i liberti. Le
donne solitamente non partecipavano a questa assistenza quotidiana né
come patrone né come clienti, salvo il caso di vedove che chiedevano
per sé quanto il patronus aveva fatto per il
cliente ormai defunto oppure quando il cliente si portava dietro a
piedi o in lettiga la moglie malridotta e presumibilmente malata per
indurre il signore a più generose donazioni. I romani dividevano poi
la loro alimentazione, esattamente come oggi, in tre pasti quotidiani
chiamati inizialmente: jentaculum, cena e vesperna, ma quando
quest’ultima sparì venne sostituita dal “prandium”. Molto di
rado i romani dedicavano molta attenzione ai primi due pasti, poco
nutrienti e consumati quasi sempre rapidamente, se non addirittura
saltandone almeno uno.
Vita
quotidiana nella Roma antica:
Nelle
ore successive gli uomini si recavano al lavoro nelle loro botteghe o
alle loro abituali mansioni mentre le donne seguivano i lavori
domestici, oppure facevano visita ad amici o parenti, in numero molto
esiguo avevano un lavoro, per lo più di basso ceto come levatrici o
artigiane. Molto spesso le donne si recavano per le vie di Roma per
fare acquisti di ogni tipo, lungo le strade era possibile incontrare
una moltitudine di botteghe dalle merci più svariate, si andava dal
negozio di spezie a quello degli scultori o dei pittori, dalle
botteghe dei sarti, ricche di stoffe colorate, a quelle degli
artigiani che costruivano mobili per la casa o vasi decorati. Se poi
passava la voglia di fare acquisti oppure si era terminata una
particolare commissione, un antico romano poteva recarsi al Foro per
ascoltare un processo con i più rinomati oratori dell’epoca, o più
semplicemente per passeggiare fra sontuosi templi e colonnati,
osservato da una moltitudine di statue dipinte, va infatti ricordato
che tutte le statue in marmo bianco recuperate dagli archeologi che
oggi noi possiamo ammirare nei tanti musei sparsi per il mondo,
un tempo erano tanto colorate come se potessero prendere vita da un
momento all’altro. Nel Foro come detto si poteva ascoltare un
processo, ma si poteva anche prendere parte direttamente alle
assemblee dei cittadini, dove si poteva discutere seriamente di
politica, ma si poteva anche più semplicemente dare corso ai
pettegolezzi più vari. Arrivati all’ora di pranzo, solo alcuni
rincasavano per consumare un pasto frugale, altri preferivano restare
in giro per mangiare qualcosa nelle tantissime taverne della città.
Sul
finire della giornata i cittadini stanchi dalla lunga giornata di
lavoro erano soliti recarsi alle terme, per rilassarsi, per la
propria igiene, ma in molti casi anche per continuare a fare affari o
per intavolare alleanze politiche. Oggi a Roma possiamo ancora
ammirare i resti delle sontuose terme di Caracalla o di Diocleziano,
ma va detto che già diversi secoli prima i bagni pubblici, già
esistevano. Nel 25 a.C., il braccio destro di Ottaviano Augusto,
Agrippa, edificò le sue terme, e da allora quasi tutti gli
Imperatori romani che si succedettero fecero quasi a gara per
superare in sfarzo le terme del predecessore, alcune di esse potevano
contenere più di 6.000 persone. Le terme erano popolarissime e
amatissime dai romani, forse al pari dei giochi gladiatorii, o alle
corse dei carri, per cui le tariffe d’ingresso erano inizialmente
molto basse, ma da Agrippa in poi divennero addirittura gratuite.
Anche all’interno delle Terme si poteva incontrare di tutto: dai
mimi ai danzatori, ai venditori di cibo e amuleti, agli
scommettitori, o addirittura appositi spazi per il gioco d’azzardo.
Non mancavano poi le prostitute o i procacciatori di affari e
matrimoni, non che maghi e fattucchieri di ogni provenienza. La
maggior parte delle terme includeva poi ancora: palestre,
biblioteche, locande e piccoli teatri dove ascoltare musica e poesia.
Le terme si presentavano quindi come una sorta di vasto salotto dove
era possibile incontrare chiunque, dove avvenivano scambi di idee, si
facevano affari, si trattavano alleanze, o più semplicemente si
scommetteva o si faceva ogni tipo di pettegolezzo. I bambini che
invece avevano finito la scuola, rimanevano con i loro insegnanti
privati, oppure nelle palestre, almeno fino a quando non fossero
diventati adulti, in modo da poter anche loro usufruire delle terme
che erano a disposizione da mezzogiorno fino al tramonto.
Prima
che il sole tramontasse quasi tutti i cittadini che avevano la
fortuna di avere un tetto, rincasavano, anche perchè aggirarsi per
la città con il buio della sera era un vero e proprio azzardo. Solo
per assolute necessità una persona poteva uscire di casa la sera, e
comunque chi era costretto doveva essere scortato da un buon numero
di schiavi armati di fiaccole per evitare una sicura aggressione. Per
una fotografia reale delle condizioni in cui si viveva a Roma in quel
periodo basti pensare che nonostante delitti e gravi risse fossero
all’ordine del giorno, una buona fetta della popolazione si
adattava comunque a passare le notti sotto gli archi dei ponti,
sotto i portici di alcuni edifici o all’interno di baracche
improvvisate. Il quartiere più malfamato e pericoloso era senza
dubbio la Suburra, ma anche il Viminale e L’Esquilino non erano
certo da meno, e per un forestiero che arrivava per la prima volta in
città affidarsi ad una guida era praticamente un obbligo, con tutti
i rischi del caso.
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