Praticare con il freno tirato
"Non è facile arrivare a porsi questo interrogatorio. Abituati ai soliti problemi e sofferenze, consideriamo la Legge mistica e la nostra Buddità accessori deboli e inefficaci capaci solo di fare il sollecito a quelle montagne apparentemente inespugnabili.
Tempo fa ho scoperto che praticavo il Buddismo come se avessi il freno tirato:
“Mah, finora, nonostante tutti gli sforzi, non ho realizzato granché....”pensavo in fondo. Pur recitando Daimoku, partecipando alle attività e cercando di fare tutto al meglio, c’era come un filo di seta, invisibile ma resistente, che mi tratteneva, poco o tanto che fosse.
Togliere quel freno può portarci a scoprire per esempio, che abbiamo paura di cambiare, abbiamo paura di essere felici. E intanto continuiamo a soffrire. La paura è frutto del nostro egoismo.
Il”piccolo io”, consunto dall’ego inizia a battere i piedi in terra per impedirci di guardare oltre e se osiamo farlo, ci dipinge il possibile cambiamento come uno scenario spaventoso, portatore solo di sciagure e altra sofferenza.
Proprio questo è il momento di intensificare la recitazione di Daimoku e, se possibile, di migliorarne la qualità, perché siamo entrati nel vivo della battaglia.
Può essere utile chiedersi per esempio: “Perché voglio ancora dare retta a questo pensiero frenante, a questa convinzione?
Perché voglio crederci ancora? È possibile che non ci sia altro?”.
Un pensiero e un’azione coraggiosa ci può sospingere in avanti di chilometri fino a farci pensare che anche noi possiamo essere liberi, leggeri, aperti, pronti a riscrivere tutto daccapo, a cambiare film e scenario.
La vita ama la gratitudine.
A ben guardare il freno tirato è un atteggiamento indice di lamentela mentre è la gratitudine, la vera chiave di apertura di ogni giorno, di ogni istante, di qualunque situazione."
NR, numero 471 Ago - 2011
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