Le trincee nei diari V

Dopo un lungo seguito di turni notturni, ho ripreso a lavorare di giorno. E la luce mi mostra, pur nei luoghi consueti, un paesaggio del tutto nuovo che, sradicandomi dagli occhi la patina dell’assuefazione, mi fa riavvertire gli echi lontani del mio primo, triste periodo di guerra.
Mi aggiro tra massi immensi che, sovrapposti, modellano i muri a secco formanti la scarpata laterale dei camminamenti più profondi. Il cielo è grigio, l’aria ferma, il nemico calmo, tranne che per i cecchini, i quali freddano con commovente costanza chiunque abbia la malaugurata idea di alzare troppo la zucca. I blocchi di pietra hanno riflessi metallici. Li guardo, immobile, e mi sembra d’essere anch’io un sasso tra i sassi
Da: Il sorriso dell’obice di Dario Malini

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